Capitolo 5

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Quel pomeriggio il mio psicologo mi consegnò un quadernetto e una penna blu

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Quel pomeriggio il mio psicologo mi consegnò un quadernetto e una penna blu. Io lo avevo guardato con un sopracciglio alzato, non capendo.

- Voglio che tu scriva qui ciò che provi-, disse con tutta la nonchalance di questo mondo.

- Dovrebbe aiutarmi questo? Scrivere?!-, borbottai scettico lanciando uno sguardo ai due oggetti. Sorrise.

- Gli scrittori sono tali perché si portano un mondo dentro, sai? Prendiamo per esempio tua sorella: lei vuole pubblicare un romanzo da grande, giusto? Ha molte emozioni che non aspettano altro che uscire. Perché succede questo quando si scrive. Si libera piano piano l'anima da quel peso-, spiegò sistemandosi gli occhiali sul naso, -e ho bisogno che tu tolga quei blocchi dall'interno, capisci?-

- Sì-, no. In realtà non ci avevo capito proprio un cazzo.

Dentro non mi sentivo dei mattoni, o qualunque cosa fosse, no. Solo il vuoto più totale.

Donatello diceva che era depressione, ma io non percepivo quello stato. Niente. Solo il niente.

Era strano.

Fuori dalla finestra aveva ricominciato a piovere e io non avevo l'ombrello. Sarei andato a piedi. Il motorino non lo usavo più, e andavo a scuola sull'autobus schiacciato come una sardina tra decine di persone. Non era così male alla fine.

- Hai parlato con Giada?-

Il suo nome mi fece rabbrividire. Cominciai a sudare, tremare. Era ancora lì, di fronte a me, mentre ci baciavamo e accarezzavamo, esplorandoci a vicenda.

Sembrava quasi irreale, un sogno, forse.

- No-, deglutii, -ma l'ho vista a scuola. E l'ho evitata-

L'uomo mi guardò attentamente, di sottecchi, per poi sporgersi oltre il tavolino di legno e poggiare una mano sulla mia spalla in un gesto quasi paterno.

- Dovresti invece cercare di chiarire-

- So già tutto. Non ne ho bisogno-, sbottai divincolandomi bruscamente.

Scosse la testa, sconsolato.

- Ma non sai cosa ha da dire lei. Dalle una possibilità di spiegare-

La cosa mi aveva tentato più volte. Volevo vederla dirmelo in faccia, che mi aveva usato solo per vendicarsi su Angelica. Volevo chiederle perché io? Perché cazzo mi aveva fatto innamorare di lei?

Si era qualcosa. Forse un pezzettino della mia mente. Sì, perché diciamocelo, l'espressione del cuore è ormai sfatata e i sentimenti provengono tutti dalla testa. Probabilmente Giada aveva rubato quella parte che ti fa vedere le cose, quella che ti fa evadere dalla realtà.

- Non lo so-, mormorai passandomi una mano sulla faccia. Mi sentivo intorpidito, stanco.

- Tu provaci-

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