L'unica cosa che so è che sono stato incosciente per qualcosa come venti ore. Quasi un giorno.
Battendo la testa sull'asfalto mi ero guadagnato un bel trauma cranico, anche se leggero, quindi il mio cervello si era letteralmente spento per un po' ed era andato in vacanza in una destinazione non ben indicata e rintracciabile.
E credo che lo fosse ancora, quando aprii gli occhi e come prima cosa vidi l'inconfondibile capigliatura perfetta di Giada. Se ne stava con la testa inclinata all'indietro e appoggiata contro al muro, mentre le palpebre erano serrate con forza.
Sembrava esausta.
Abbassai lo sguardo e trovai mia sorella con un libro tra le mani che sospirava quasi come se fosse stata altamente scocciata da tutta quella situazione.
Qualcosa dentro di me si capovolse, si invertì, e sembrò precipitare verso un abisso senza fine quando guardai ancora una volta la bionda. Sembrava irreale che fosse lì. Lì per me.
- Via-, biascicai trovando la bocca impastata dal sonno. Mi sentivo intorpidito e piuttosto rincoglionito. Sperai che tutto quello fosse un sogno.
Giada scattò in piedi, facendo cadere la sedia a terra e attirando lo sguardo di altri pazienti. Sembrava sul punto di corrermi incontro e baciarmi fino allo sfinimento. Però rimase immobile. Rimise a posto la sedia e deglutì, appoggiandosi contro la parete.
Livia intanto aveva messo da parte il suo tomo e mi aveva già gettato le braccia al collo, ridacchiando.
- Pensavamo fossi morto, Simo'-, esclamò inclinando la testa all'indietro per osservarmi con attenzione. Forzai un sorriso mentre lei mi rimboccava premurosamente le coperte, come se fossi stato un bambino.
- Non...non così in fretta-, provai. La lingua sembrava aver perso ogni facoltà motoria possibile.
- La mamma è tornata a casa per farsi una dormita, un paio di ore fa. Sono rimasta con la tua amica aspettandoti-, spiegò indicando la ragazza dall'altra parte della stanza.
I miei occhi scivolarono ancora una volta su Giada che si limitava a guardarmi. Non parlavamo da più un mese, e vederla lì, continuava a provocarmi quell'effetto che non sarei riuscito a dimenticare neanche con tutta la forza di volontà dell'intero pianeta.
Tutto sembrava fermarsi, in sua presenza. Era dunque questo, l'amore?
- Ciao-, biascicai. E questa volta non era per colpa dei farmaci con i quali sicuramente mi avevano imbottito neanche fossi stato un tacchino per il Ringraziamento.
Non rispose.
Mia sorella inarcò un sopracciglio e le scoccò un'occhiata che non seppi decifrare, prima di tornare su di me con uno dei suoi più radiosi sorrisoni: -E' meglio che vada ad avvertire un dottore-, disse stampandomi un bacio sulla fronte e racimolando il suo libro.
Sapevo che non avrebbe chiamato nessuno.
Poi i passi della bambina diventarono sempre più ovattati, fino a cessare, segno che si era rifugiata nel corridoio.
- Puoi anche...sederti-, feci a un certo punto, indicando una sedia accanto al mio letto. Giada lanciò uno sguardo alla flebo appesa sopra di me, prima di abbassare la testa e sistemarsi.
Stava tremando.
- Mi dispiace per quello che ha fatto Daniele-, sussurrò di punto in bianco mordendosi il labbro inferiore nervosamente, -lui...lui certe volte è così. E' il suo carattere-, concluse senza osare incrociare le mie iridi.
Improvvisamente l'aria sembrò farsi pesante ed elettrica. Già, forse lo era sul serio.
- Te lo sei scelta bene, ho notato-
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Dove le parole diventano fumo
Kısa HikayeSTORIA BREVE VINCITRICE DEL CONCORSO DI @mangia_libri_ SE SIETE IN CERCA DI RAGAZZI STRONZI E BLANDI, SIETE NEL POSTO SBAGLIATO. Per Simone, Roma è la sua fonte vitale. Un po' come le sigarette e la sua Vespa mezza rotta. Non ha mai avuto l'occasio...