-•Capitolo 20

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Fu un miracolo che fossi seduta sul letto, quando Beth mi diede quella notizia, perché di colpo sentii le forze venire meno e per un momento credetti di svenire.

Henry Jefferson. Quel ragazzo senza volto, la cui foto sfigurata compariva solo per tre anni di scuola, era il figlio della preside. Preside che odiava a morte Night.

La mia testa stava per scoppiare. Tante, troppe informazioni che non sapevo dove collocare.

Beth e Arianna mi scrutavano in silenzio e, nel preciso momento in cui Angie fece il suo ingresso in camera, sbattendo la porta dietro di sé come se si fosse trattata di uno dei suoi nemici, seppi che la mia emicrania sarebbe solo peggiorata. Non tanto per la sua rumorosa entrata, quanto perché dovevo assolutamente metterla al corrente di ciò che avevo scoperto sul conto di Night.

«Che succede?» fece lei, squadrandoci con espressione stupita. «È morto qualcuno?»

Stavolta notai con una certa soddisfazione che Beth non fece nulla per prendermi in giro.

«Angie, dobbiamo dirti una cosa» mormorai, deglutendo rumorosamente.

Lei inarcò un sopracciglio, ma non fece commenti. Attraversò rapidamente la stanza e si lasciò cadere sul suo letto con uno sbuffo. «Allora?»

«Riguarda Night» mormorò Beth in tono serio.

L'espressione di Angie si fece d'un tratto molto interessata.

Quanto a me, mi voltai stupita verso Beth, che abbozzò un sorriso. Dai suoi occhi era scomparso ogni scintillio divertito e mi rincuorai nel vedere che sembrava aver finalmente preso sul serio la questione.

Osservandola da dietro la spalla, vidi che anche Arianna aveva definitivamente abbandonato la lettura e si era avvicinata al bordo del letto per sentire cos'avevamo da dire.

Feci un respiro profondo e tornai a fronteggiare Angie, che mi stava fissando con malcelata impazienza.

«Night...»

Intravidi un lampo di consapevolezza attraversare il suo sguardo.

«...non è migliorato» concluse lei, abbassando gli occhi.

«Esatt... aspetta, tu come lo sai?!» esclamai, a bocca aperta.

Angie sospirò. «Me l'ha detto lui. Ieri sera.» Di fronte alle nostre espressione stupite, aggiunse: «Probabilmente sperava che fossi troppo fatta per ricordarmelo.»

Deglutii, cercando di metabolizzare quell'informazione. Il fatto che Night si fosse aperto con Angie, comunque, era un'ottima notizia.

«E ti ha detto il perché?» le chiesi. Volevo sapere fin dove si fosse spinta la sua confessione.

Angie aggrottò le sopracciglia. «Perché non è stato migliorato?» Scosse la testa. «No, non me l'ha detto. Voi lo sapete?»

Ci fissò in trepidante attesa.

Beth ed io ci scambiammo uno sguardo preoccupato. Come avrebbe reagito la ragazza?

«Sì» dissi infine. «Night non è stato migliorato perché è entrato a scuola prima che introducessero la macchina.» Mi interruppi e la fissai intensamente. «...precisamente, otto anni fa.»

Il silenzio calò nella stanza.

«Otto anni fa?» La voce incredula di Arianna ruppe il silenzio.

Angie non aveva ancora detto nulla. Si era limitata ad abbassare lo sguardo sul pavimento e pareva ci stesse riflettendo su. Quando alzò di colpo la testa, tutte noi ci preparammo psicologicamente al peggio.

Love School - La scuola dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora