18) Dinner time

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Capitolo 18

HARRY'S POV

Pensai che quel biglietto potesse avermelo mandato Emily per farsi perdonare della cazzata che aveva fatto ieri sera; solo che, non capivo perché aveva scritto al maschile... molto probabilmente, nella fretta, si sarà confusa.

Così decisi di andare a cercarla, in fondo ero stato anche io un po' stronzo ad averle risposto così male, non era solo lei a dover chiedere scusa.

Mi recai in piscina, quasi certo che l'avrei trovata li, e così fu. La trovai su una sdraio che prendeva il sole, era da sola,così ne approfittai per parlarle.

- Emily! Ho letto quello che c'era scritto sul foglietto che mi hai fatto portare in camera, ma sai la colpa non è solo tutta tua, mi sono comportato anch' veramente da stronzo... mi spiace-

Inizialmente Emily fece una faccia confusa, ma successivamente iniziò a sorridere e ad annuire. A quel punto allora le chiesi perché aveva scritto che lei non era perfetta, in fondo non aveva nulla di male, ma lei mi rispose che si riferiva al fatto di non essere un uomo e quindi di non poter piacermi. Così la abbracciai mentre lei continuava a scusarsi, anche per il suo comportamento.

Decisi di mettere una fine a questa questione e invitarla a fare un giro al bar della piscina. Quel pomeriggio c'erano più persone del solito: molti stavo già facendo il bagno e siccome non mi era mai piaciuto entrare in una piscina piena di bambini schiamazzanti, che schizzavano acqua da tutte le parti, decidemmo di rimandare il bagno a dopo.

Al bar, seduti a un tavolino, con un mega bicchiere di coca cola fredda davanti, parlammo di niente e di tutto, mi raccontó un po' della sua vita e io feci lo stesso, scopri che molte cose ci accumunavano: eravamo tutti e due studenti, avevamo la stessa età... e non so come alla fine arrivammo a parlare di programmi televisivi e delle diverse fiction che venivamo mandate in onda in quel periodo.

LOUIS' POV

Ero abbastanza nascosto, avevo visto che Harry era appena arrivato in piscina.

Stavo in indossando degli occhiali da sole e un cappellino in modo che la mia faccia fosse scoperta.

Stavo per portare una mano alla visiera del cappellino per toglierlo, in modo da farmi riconoscere da Harry, quando vidi che si era avvicinato ad una ragazza che era sdraiata su di un lettino dal lato opposto di dove mi trovavo.

Cercai di ascoltare la conversazione, che tra l'altro capii benissimo, perché non stava parlando nessuno e c'era solo un brezza leggera. Harry si era scusato con la ragazza per quello che aveva fatto il giorno prima - non voglio sapere cosa fosse successo. Quando Harry però gli disse del bigliettino pensavo che avesse almeno il buon senso di dire che non se sapeva nulla; invece quella stronza mi aveva rovinato tutto, aveva mandato in fallimento il mio piano. Dovevo trovarne un altro, non ero venuto li in quel luogo solo per fare una semplice vacanza al mare, no, io li per Harry.

Dopo aver ascoltato questo discorso vidi che si stavano dirigendo al bar, così decisi di sdraiarmi su una sdraio e pensare ad un nuovo piano.

Alla fine rimasi li fino a tardo pomeriggio, dormii anche, ma ero riuscito perfettamente a progettare il piano.

Quando mi svegliai Harry era dentro l'acqua e stava parlando con la ragazza di prima - quella stronza!-; mi misi il cappellino in testa, gli occhiali da sole e cercai di camminare passando inosservato.
Andai i camera dove c'era mia madre che stava disfando le valigie, siccome la mattina quando eravamo arrivati non l'aveva fatto.
Mi infilai subito sotto la doccia e in mezz'ora fui pronto, Avvisai mia madre che quella sera non averi cenato con loro e le promisi che la mattina dopo le avrei raccontato tutto.
Così uscii di camera sbattendo la porta, scesi dalle scale di corsa e alla fine arrivai davanti al bancone della reception. C'era ancora la signora dell'ultima volta, quella che mia aveva aiutato con la busta.
Mi avvicinai e la salutai con un allegro "buona sera" e lei mi rispose: - Ciao giovanotto! Allora, risolto tutto grazie alla fantomatica busta?-
- Purtroppo no, infatti sono qua per questo, volevo chiederle se era possibile prenotare una cena. -
- Cosa intendi per "prenotare una cena"? -
- Vorrei invitare a cena sempre lo stesso ragazzo della busta...-
- Oh si certo, questo si può fare, sei fortunato, devo solo chiamare il ristorante dell'hotel per sapere quali sono i tavoli diaonibili che ha.. ora sono curiosa però: come si chiama il ragazzo? -
- Harry -
- Bel nome, mi piace come suona! Mmmh stavo pensando però a come potremmo recapitare l'invito... in che stanza si trova Harry?-
- Non lo so, l' ultima volta non mi è stato detto per questioni di privacy -
- Uhm ok e quale era il suo cognome? -
-Styles-
- Ok, si, hanno lasciato qua le chiavi della stanza dopo pranzo, ho appena controllato, e stavo pensano che potremmo avvisarlo dell'invito quando passano a ritirarle... uhm si, sarebbe perfetta come idea, si. Ah e un'altra cosa: hai 5 minuti?-
- Si certo, ho tutto il tempo che vuole-
- Benissimo, quel ragazzo deve essere veramente fortunato, lo ami molto... Comunque ora chiamo il ristorante così mi informo-
La receptionist allora chiamó. Sentii che dall'altra parte stava parlando un qualcuno con un accento del posto molto marcato, ma, in realtà, non ascoltai la conversazione perchè ero perso nei miei pensieri.
Così quando mise giù la cornetta del telefono mi disse: - Allora, vi prepareranno il tavolo numero 34 e la cena verrà servita per le otto. Preferisci magari che avvisi Harry di andar li dieci minuti prima? così avete tempo di parlare-
- No, grazie, rischio che poi se ne voglia andare e non voglia più cenare con me.-
-Uhm, ok perfetto, allora lo avviseró appena passa di qua.-
- Grazie mille, non so cosa farei senza di lei!-
- Non c'è di che, giovanotto. Buona fortuna!!-
Dopo che mi disse questo me ne andai, anche perché vidi la madre di Harry che stava arrivando, così corsi fuori dalla reception dall'uscita secondaria.
Avevo ancora una buona ora e mezza di tempo, che decisi di trascorrere facendo una passeggiata sulla spiaggia.
In spiaggia non c'era molta gente, solo alcune coppie e qualche famiglia, che preferivano fare tardi e godersi la spiaggia vuota e silenziosa.
Peró al posto di tranquillizzarmi l' ansia aumentó ancora di più: la mia più grande paure era che Harry mi rifiutsse e non dedicasse neanche cinque minuti per ascoltarmi.
Dopo aver percorso un buon tratto di spiaggia decisi di prendere in mano il cellulare per vedere che ore erano, giusto per sapere quanto tempo avevo ancora. Vidi che erano le sette e mezza.
La prima cosa che mi venne da fare fu quella di mettermi a correre, ma appena feci cento metri ci rinunciai: affondavo nella sabbia e quindi facevo e il doppio della fatica, in più se avessi corso non so come sarei arrivato a quella cena, probabilmente con una faccia stravolta.
Così mi misi a camminare con un passo abbastanza spedito.
Trentacinque minuti dopo ero davanti allo specchio del bagno, mentre cercavo di darmi una sistemata e di rendermi almeno un poco presentabile.
Quando misi la mano sulla porta del bagno per uscire mi salí il cuore in gola mente recitavo una qualche preghiera, sperando che Harry si sarebbe presentato li quella sera.

Quando entrai nel ristorante vidi che era gremito di gente, ma intercettai un cameriere e gli chiesi dove era il tavolo numero 34 e mi rispose: - Oh si certo, il tavolo è quello, l'altro ragazzo la sta già attendendo, la cena dovrebbe arrivare tra poco, mi segua-.
Vidi Harry: era girato di schiena e continuava a voltare la testa a destra e a manca come se stesse cercando qualcuno, poi prese in mano il cellulare, digitó qualcosa e lo rimise nella tasca dei jeans. Era bellissimo, anzi più bello di prima, indossava una maglietta bianche che faceva risaltare la sua pelle abbronzata e i ricci leggermente lunghi raggiungevano la base del collo.
Seguii il cameriere facendo lo slalom tra i diversi tavoli; ad una certa distanza dal tavolo mi fermai feci un cenno al cameriere in segno di ringraziamento e lui se ne andò.
Ora eravamo solo io e Harry.
Harry.
Ce l'avrei fatta.
Mi avvicinai, quando sento qualcuno accanto a lui Harry alzó la testa e mi fa vide. Fece un sorriso che gli illumino gli occhi, ma che poco dopo scomparse.
-Ciao Harry- gli dissi, ma lui non accennava a rispondere, sembrava perso nel suo mondo e con una faccia stupita fece scivolare indietro la sedia pronto per alzarsi.
Non essendomi ancora seduto, quando vidi che se ne stava per andare gli afferrai un braccio e dicendogli: - Dammi solo cinque minuti per spiegare, non sei obbligato a restare per la cena, solo 5 minuti ti prego.- mi uscì una voce disperata, che probabilmente serví a qualcosa perché Harry si sedette e appoggio i gomiti al tavolo.
-Avanti parla Louis -
- O-ok, allora... tutto quello che é successo non doveva succedere. Sono stato solo un codardo. Avrei mille volte preferito lasciare la squadra di football al posto di farti star così male, ma non ci sono riuscito, non ne avevo il coraggio e sono stato solo un egoista perché ho pensato a me e non a te, a quanto tu potessi star male... scusami, scusami per tutto quello che ho fatto, ti capisco se non vuoi che tutto torni come prima, veramente, però... m-mi piacerebbe che almeno restassimo amici?-
Nella frase finale la voce si incrinó pericolosamente, mostrando, probabilmente, quanto desiderasse che fossimo qualcosa di più di due semplici amici, ma se lui lo voleva ci avrei provato, avrei provato ad accettare questa situazione del cazzo.
Harry mi guardò negli occhi e inizió a parlare: - Louis, io credo tu non possa neanche immaginare quanto io sia stato male, ti amavo veramente tanto, anzi credo di amarti ancora, però essere considerato come una seconda scelta mi a ferito perché credevo di essere un po' più importante per te... -
-Harry, te l'ho detto, giuro se esistesse qualcosa per tornare indietro nel tempo lo farei e tornerei a quel maledetto giorno. Sceglierei te, perché anche io ti amo Harry, perché non voglio lasciarti mai più, non voglio più vederti soffrire o piangere, mai più.-
Harry si passó le mani tra i capelli e li scopiglió rendendosi ai miei occhi solo più carino.
- Louis come ti ho già detto sono stato male, ma... - una lacrima sfuggì dai suoi occhi- ma, anche questo te l'ho già detto, ti amo ancora e mi fido di te. Ti do tre giorni per dimostrare che mi ami veramente, come dici tu, ti chiedo solo d-di non tradire la mia fiducia, conto su di te... ti prego Louis-.
A quel punto molte lacrime rigavano le sue guance... ma quell' ultima frase, si quella, sembrava mi stesse pregando di non tradire la sua fiducia così non avrebbe dovuto dirmi addio, così saremmo potuti tornare come prima...
Quando mi accorsi di come era accasciato sulla sedia mi alzai e lo tirai su per le braccia: lo strinsi forte contro il mio petto, mentre il suo corpo era scosso dai singhiozzi.
No, no di certo, la sua fiducia non sarebbe stata tradita.

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