Parte VI

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"Ho bisogno di farmi una doccia e di dormire"
La tua voce mi scuote dal torpore che mi stava avvolgendo.
Dischiudo gli occhi, volto appena il capo verso di te.
Ci siamo baciati fino a perdere il fiato, fino a far bruciare i polmoni per la mancanza di ossigeno.
Abbiamo continuato a baciarci per minuti interi, rotolandoci sul pavimento come due adolescenti.
Poi ci siamo separati, respirando affannosamente.
E siamo rimasti stesi, immobili.
Io ho ascoltato te e tu hai ascoltato me.
Il tuo respiro tranquillo mi ha cullato per un po', fino a quando non ho iniziato ad addormentarmi.
Mi fai scivolare delicatamente dal tuo petto, e mi sollevi come se fossi una bambola di stoffa.
Grugnisco infastidito.
Tu scuoti il capo, sorridendo appena.
"Muoviti"
"Cosa? Sono stanco, voglio dormire, mi laverò dopo"
Mi guardi, inarcando appena un sopracciglio con aria divertita.
"Forse tu non te ne rendi conto, ma siamo sporchi da far schifo, puzziamo di alcol, di fumo, e io non ti farò mai salire sul mio letto prima che tu non ti faccia una doccia"
"Posso dormire per terra"
"Auguri, allora"
Avanzi di qualche passo verso il bagno, senza guardarmi.
Che palle.
Sbuffo e ti seguo, trascinando i piedi.
"Non avevi detto che dormivi per terra?"
"Il tuo pavimento è scomodo, ci sono stato seduto su tutta la notte e ora mi fa male il culo. Voglio dormire sul letto"
"E allora lavati"
"Che palle"
Ridacchi appena, divertito dal mio atteggiamento infantile.
"Il sonno ti fa diventare scemo"
"E a te rompicoglioni"
"Va bene, ma questo non toglie che prima di salire sul mio letto ti laverai"
Entri nel piccolo bagno, mentre io poggio rassegnato le spalle contro il muro accanto alla porta.
"Almeno muoviti, non ci mettere tre ore"
Non rispondi.
Sento l'acqua della doccia iniziare a scorrere.
Chiudo gli occhi per la stanchezza, sperando di non addormentarmi in piedi accanto alla porta.
Quando la tua mano si posa sulla mia spalla, mi volto a guardarti, un po' scocciato.
Va' a finire che mi addormento davvero se non ti sbrighi.
Ti guardo, e tutte le obiezioni e le battute sarcastiche mi muoiono immediatamente in gola.
D'un tratto, mi sento improvvisamente sveglio.
La tua camicia scura ora è completamente sbottonata.
Non nasconde più nulla.
Nè la pelle liscia, nè i muscoli appena accennati, nè la peluria che scende verso il basso, verso il bordo dei jeans.
Deglutisco una copiosa quantità di saliva, mentre mi sforzo di alzare lo sguardo e fissarlo nel tuo.
I tuoi occhi brillano maliziosi.
"Potremmo farla insieme, la doccia. Sai, per ottimizzare i tempi"
Ingoio il groppo in gola che mi si è improvvisamente formato, mentre sento le guance imporporarsi e i boxer stringermi appena.
Maledizione.
Maledetto sangue che ha deciso di viaggiare tutto in un'unica direzione.
Se solo vederti così, con la camicia sbottonata, mi provoca una mezza erezione, cosa potrebbe succedere se ti vedessi nudo?
Per di più, sotto una maledetta doccia?
Con il getto caldo dell'acqua che ti accarezza la pelle?
Chiudo gli occhi, sentendo il cuore pulsare più velocemente.
Che bisogno c'è di accellerare i battiti, se il sangue non arriva al cervello ma converge tutto da un'altra parte?
"Se non vuoi va bene. Farò veloce"
Spalanco gli occhi e ti guardo.
Il tuo sorriso è sereno, dolce.
No, col cazzo che non voglio.
"Per me va bene ottimizzare i tempi"
Il mio sorriso è sincero, il tuo si allarga ancora di più.
Mi prendi per una mano e mi trascini in bagno.
"Tranquillo, T. Sono troppo stanco per farti qualsiasi altra cosa in questo momento. E sei stanco anche tu"
Nonostante i miei pensieri siano tutti rivolti altrove, una parte del mio cervello registra il modo in cui mi hai chiamato.
Mi hai chiamato T.
È passato tanto tempo dall'ultima volta.
Decisamente troppo.
Subito dopo, registro un'altra cosa che hai detto, e ti guardo divertito.
"Sei troppo stanco per farmi qualsiasi altra cosa?"
"Certo"
"Quindi se tu non fossi stanco io non avrei nessuna voce in capitolo?"
Sorridi malizioso, facendo scivolare la camicia lungo le braccia.
Il mio respiro spezzato, per te, è una risposta più che sufficente.
"No, non credo. E anche se ce l'avessi, non penso che faresti tante obiezioni"
No, probabilmente no.
Incateno i miei occhi ai tuoi, mentre decido finalmente di stare al gioco.
Vedremo, alla fine, chi vincerà.
Mi sfilo il maglione con studiata lentezza, lasciandolo cadere sul pavimento accanto a me.
La maglietta fa la stessa fine nel giro di qualche secondo.
A petto nudo, in piedi di fronte a te, guardo soddisfatto il tuo torace alzarsi ed abbassarsi più velocemente di quanto non facesse prima.
Vedo il tuo sguardo viaggiare sulla mia pelle, sul mio petto ricoperto dai brividi.
Vedo che mi studi, che mi impari, che memorizzi ogni più piccola porzione del mio corpo seminudo.
E il tuo sguardo, quegli occhi che si incendiano di desiderio, mi provocano qualcosa dentro che non avevo mai provato prima.
Sento i boxer stringere ancora di più, e lotto con tutte le mie forze per non strapparmeli di dosso in questo istante.
Ma non è il mio desiderio nel guardarti a farmi impazzire, non solo almeno.
Sei tu.
È il desiderio di me che hai, che leggo in te, a mandarmi completamente in black out il cervello.
Lentamente, come in un immagine al rallentatore, vedo le tue dita raggiungere il bottone dei jeans e sganciarlo.
Sento il rumore della zip che scende.
In un secondo, in un solo battito di ciglia, i pantaloni scivolano lungo le tue gambe, e tu li scalci lontano.
Ti imito immediatamente, senza lasciare il tempo alla mia mente di registrare le immagini che gli occhi le stanno inviando.
Lascio cadere i jeans, sfilandoli velocemente.
Non ci sono quasi più veli.
C'è solo un sottile strato di tessuto a nasconderci.
Tessuto che, in questo momento, nasconde ben poco, sia a te che a me.
Vedo i tuoi occhi scivolare verso il basso, e fermarsi proprio lì.
Lì dove il mio corpo sta tradendo tutto ciò che provo.
Tutto ciò che sento adesso, tutto quello che vorrei.
Mi faccio coraggio, sospiro, e faccio lo stesso.
I miei occhi percorrono il tuo petto liscio, l'addome piatto, incespicano appena nell'elastico degli slip.
Un sospiro tremulo mi scappa dalle labbra quando punto gli occhi sul tuo ringonfiamento.
Cazzo.
Letteralmente.
Sento il viso andare in fiamme, le labbra tremare appena.
Mille pensieri mi si affollano nella mente.
Pensieri decisamente poco casti.
Cazzo.
Sono imbarazzato.
Sono terribilmente imbarazzato.
Da ciò che penso guardando te, da ciò che leggo nei tuoi occhi che mi guardano.
Chiudo i miei, prendo profondi respiri, cercando di riacquistare il controllo del mio corpo e della mia mente.
Invano.
"Non mi sembri molto stanco in questo momento"
Schiudo appena le palpebre.
Il tuo sguardo è un misto di emozioni.
Fra tutte, spiccano il desiderio e il divertimento.
Inarco un sopracciglio, guardandoti esplicitamente il rigonfiamento trattenuto a stento dagli slip.
"Tu non sei da meno"
La mia voce suona leggermente offesa, forse.
Imbarazzata, probabilmente.
Mi sorridi dolcemente, facendomi un lieve cenno con la mano.
"Vieni qui"
E non me lo faccio ripetere due volte.
In due passi ti raggiungo.
Le tue braccia mi stringono, facendo aderire i nostri corpi caldi e tremanti.
La tua pelle mi brucia, mi ustiona, le tue mani che percorrono leggere la mia schiena lasciano una lunga scia di brividi al loro passaggio.
Mi aggrappo a te, sentendo la tua pelle morbida sotto le dita.
Nascondo il mio viso fra i tuoi capelli, respirandoti a pieni polmoni.
Percorro con una mano il tuo corpo, lasciandola scivolare verso il basso, in lente ed estenuanti carezze.
Mi fermo quando sotto le dita sento l'elastico degli slip.
Ho il respiro affannato, il cuore che batte all'impazzata.
Contro il tuo.
Lo sento battere a velocità forsennata.
Lo sento battere sul mio.
Siamo pelle contro pelle, cuore contro cuore.
Il tuo fiato caldo mi solletica il collo, le tue labbra mi sfiorano appena.
Lascio che una mano salga verso la tua testa, lascio che le dita giochino con i capelli sottili.
Con un leggero movimento dei fianchi, fai scontrare le nostre erezioni.
Separate soltanto dal boxer e dallo slip.
Separate praticamente dal nulla.
Chiudo gli occhi, mentre un gemito lieve sale dallo stomaco fino alle mie labbra.
In un riflesso involontario, ti stringo i capelli fra le dita, attirandoti ancora di più a me.
Sento le tue labbra posarsi sul mio collo, mentre brividi di piacere ti attraversano il corpo.
Senza pensarci più, senza fermarmi a riflettere sull'irreversibilità del mio gesto, prendo coraggio e, con un colpo solo, ti sfilo gli slip, lasciandoli poi cadere verso il basso.
Non mi stacco da te, non ti guardo, non ci riuscirei, confuso come sono tra imbarazzo e piacere.
Sussulti al mio gesto.
Continuando a tenerti stretto a me con un braccio, inizio a spingerti verso la doccia, sfilandomi con una mano i boxer.
Per un secondo, un solo secondo, la tua eccitazione sfiora la mia.
Libere da ogni cosa, libere da ogni tessuto.
Ti sento, contro di me, per un momento soltanto.
E rischio di perdere quel poco di lucidità che mi sto sforzando di mantenere.
Un gemito gutturale nasce spontaneo dalla mia gola, e non faccio assolutamente niente per fermarlo.
Ma non è l'unico suono che sento.
Tremi appena quando ci sfioriamo, e con un ansimo ti stacchi da me, guardandomi con gli occhi spalancati.
Hai il respiro affannoso, le guance arrossate.
Sorridi.
"Direi che l'idea della doccia non è stata affatto una cattiva idea"
Ti sorrido anch'io in risposta, con il mio fiato che si mescola al tuo.
"Te lo posso concedere"
Senza dire più una parola entri in doccia, piazzandoti sotto il getto d'acqua bollente.
Ti seguo, chiudendomi la porta a soffietto alle spalle.

Scotch al sapore di SambucaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora