La Fame

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"La fame? Che è la Fame?"; Drume si sentiva sprofondare in una spirale sviluppata intorno a queste domande. Non era più la paura a immobilizzarlo, bensì lo smarrimento. Trovarsi in quella situazione di completa ignoranza, sentirsi tornare piccolo e impotente, lo tormentava. Non era tanto l'impotenza a pesargli; piuttosto a farlo soffrire era la consapevolezza di dover dipendere dal suo interlocutore. Lo straniero, se nella taverna era stato ammantato di intoccabilità, nella sua Mente era corazzato di quella sicurezza che caratterizza gli incoscienti e chi ha in mano le redini del proprio destino. Drume riusciva a resistere alla forza che sentiva nel cavaliere, ma non sopportava l'idea di dovergli chiedere aiuto. Il corpo che era ricaduto pesantemente sulla poltrona, iniziò a chiudersi su se stesso; mentre le gambe si nascondevano sotto la seggiola,  il volto cercava rifugio tra le braccia incrociate sulle ginocchia. 

Chahid osservava il ragazzo privo di espressione, in silenzio. 

<< Taluni studiosi in gioventù mi esposero la loro idea al riguardo, secondo la quale è possibile comprendere cosa sono le cose definendo cosa fanno. Se lo si volesse portare all'estremo, secondo codesto principio una qualunque cosa "è  ciò che fa">>. Chahid diede questa spiegazione con tono piatto, noncurante; come se parlasse per se stesso, e non per aiutare il ragazzo.  

Il distacco con cui Chahid espresse quell'idea, rendeva a Drume più facile appoggiarvisi. Non stava sfruttando il vecchio o prestando orecchio a un suo suggerimento; era solamente venuto a conoscenza di un'idea altrui, di cui il viandante si era fatto solo messaggero. Annaspando attorno a questa idea cercò d riordinare i pensieri in una zattera che lo potesse sostenere. 

<< La fame è ciò che ci fa mangiare... Che ci obbliga a mangiare. La fame ci costringe a muoverci, e per la fame o per paura di questa che siamo sempre a caccia. Siamo sempre in cerca di qualcosa per controllarla>>, disse il ragazzo con un filo di voce, muovendo appena le labbra livide. Il sudore gli imperlava la fronte. 

<< Bene, la tua risposta mi soddisfa>>.

La zattera aveva retto, il naufrago poteva tirare un sospiro di sollievo e cercare un modo per tornare in acque conosciute. 

<< Tuttavia - aggiunse Chahid - eri affamato quando hai forzato la tua via fino in questo luogo, erro? >>.

<< Era fame >>.

<< Quindi sei ancora convinto che la fame sia una faccenda del solo corpo?>>.

<<No, ma... >>, la voce gli morì in gola. 

<< E se non è esclusivamente il corpo, chi altro ne è vittima?>>.

<< Tu? >>.

<< Io sicuramente sono tante cose, soprattutto affamato; ma non è fame che mi caratterizza ad averti spinto fin qui >>.

<< Le emozioni, le emozioni sono vittime della fame >> azzardò il ragazzo, che giungeva a tale conclusione principalmente per esclusione.

<< Vittime e nutrimento >>, lo rassicurò Chahid compiacendosi di aver soffiato correttamente nelle vele del ragazzo. 

<< Come il fuoco: devo alimentarlo, ma posso alzarne la fiamma mettendovi un ramo già acceso, no?>>.

Chahid ragionò un momento sull'infantile metafora del ragazzo. Notando che Drume aveva appena iniziato a dischiudersi, decise di non correggerlo. 

<< Quindi - iniziò Chahid - di cosa eri affamato quando ti sei precipitato da me? >>.

<< Io... Io cercavo la tua rabbia, il tuo dolore... Volevo diventare forte, abbastanza da poterti sopraffare >>. 

<< E pensavi che la mia rabbia avrebbe potuto nutrirti?>>. Nel fare questa domanda la mano di Chahid si portò istintivamente al suo fianco, dove mancava la spada.

<< Io non pensavo... Lo sentivo ecco, era come se la fame stessa mi guidasse. Avevo fame, e sapevo che andando avanti avrei trovato quello che cercavo >>. 

Chahid aveva ghermito ogni parola, ogni sospiro. Aveva cercato di tracciare un sentiero complicato, difficile da seguire per chi non conoscesse la destinazione, ed aveva finalmente le risposte che cercava. " Voleva nutrirsene - ragionava - ha una mente tanto immatura da lasciare prevalere il suo Istinto su tutto il resto... Eppure lo smarrimento che lo pervadeva era dovuto all'ignoranza: ignora le sue capacità, i suoi bisogni. E' come un corpo che marcisce in uno stagno, non intossica intenzionalmente chi vi si disseta, è solo la conseguenza della sua natura. E' addirittura possibile che i Corpi Vuoti del villaggio non siano dovuti a malvagità, ma alla sua ignoranza" 

<< Cosa ne sai della Morte Bianca? >>, chiese Chahid. 

La stanza si dissolse e i due si ritrovarono in piedi nella strada della città che aveva accolto Drume. A terra iniziarono a delinearsi delle sagome oblunghe. 

All'orizzonte avanzavano nuvoloni infausti per l'imbarcazione del ragazzo. 

La Fucina della RealtàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora