Le ombre iniziavano a scendere e ad allungarsi dai tetti sulle stradine del villaggio, era ora di recarsi al fuligginoso capanno del fabbro.
I bambini sgattaiolando fuori dalle case o dimenticandosi di tronarvi per non essere trattenuti, entravano a gruppetti di due o tre nell'edificio con la base in pietra. Per terra giaceva una pelle di vacca dai lucidi riflessi, che risaltava come un gioiello su quel pavimento logoro e sotto alle pareti fuligginose. L'aria era satura del suono costante del maglio che combatteva la sua battaglia per piegare alla sua volontà il ferro rovente. Quando la stuoia fu nascosta dai bambini che vi sedevano sopra, e l'aria evidentemente carica di tensione e aspettativa, il martello battè a vuoto, l'acqua stridì nel raffreddare il ferro, si vide un braccio grosso e scuro come un tronco sollevarsi e l'uomo voltarsi.
Bronte, guardò i propri ospiti, inspirò a pieni polmoni quell'aria carica di emozioni, ed elettrizzato dalla sua platea, iniziò il suo racconto.
C'era un ragazzo solo soletto
era un selvaggio, un senzatetto
faceva il birbante per il villaggio
ignorava i consigli del vecchio saggio.
Davanti agli occhi dei bambini, balenò il volto selvatico del protagonista, che sfuggiva alle urla e al bastone del vecchio.
Correva pei campi spinto dal vento
correva e gridava, rideva contento
ma quando s'avvide del fiero felino
tornò ad esser piccino piccino.
Sui volti degli ospiti si dipinse una maschera d'ansia, col fiato sospeso vedevano la fiera che aveva sorpreso il loro eroe.
Il birbante trattenne il respiro affannoso
il cuore rombante
gli occhi al suolo,
le braghe mandarono odor indecoroso
Tra i bambini più piccoli scorse una risatina nervosa, che il gigante colse con uno sbrilluccichio degli occhi mentre riempiva i polmoni.
La bestia feroce dal manto lucente
digrignò i denti al bambino piangente
mancava un nonnulla per farla finita
che dall'aria fetente fu in pieno colpita.
Pensando che il bimbo fosse malato,
si voltò e se ne andò
trattenendo il fiato.
Il bimbo sorpreso da tal risultato
sollevò gli occhi fieri che aveva abbassato.
Tra i piccoli ospiti la tensione scemò, lasciando spazio a quella beata gioia che caratterizzava le storie a lieto fine.
Ma una volta ripreso controllo sul fiato
s'offese assai d'esser stato schifato
e visto che era stanco di esser soletto
inseguì la fiera il povero inetto
Era calato un religioso silenzio, nessuno si aspettava che la canzone proseguisse oltre.
Inseguì la fiera fino a che la raggiunse
e di mangiarlo a questa ingiunse
la fiera gli disse di non volerlo mangiare,
prima si sarebbe dovuto lavare.
Il ragazzo sorpreso di tali parole
rispose che non le avrebbe fatto il favore.
I bambini erano tesi in avanti, pronti ad sentire la risposta della bestia beffata.
Il felino capì che il ragazzo cercava
qualcuno di cui seguire la strada,
rispose fingendosi indispettito
che per un viaggio sarebbe partito,
poteva seguirlo senza fiatare
e dalla pioggia farsi lavare.
Quando il ragazzo fosse stato pulito
con una zampata l'avrebbe finito
Nel capanno scorse l'incertezza, non capivano per chi era vantaggiosa la proposta.
Il ragazzo pesò bene alla bella offerta
accettò e seguì il leone nella foresta.
Alla sera il vecchio fu assai sollevato
poiché non dovette più sprecare il fiato.

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La Fucina della Realtà
FantasyBASTA! I LUPI MANNARI E GLI/LE ADOLESCENTI IN CALORE HANNO DATO SU QUESTA PIATTAFORMA Spazio a un fantasy che cerca di somigliare più a un Brooks o a un Verne che a un Meyer. Non prometto che il risultato vi sia gradito, ma io ci metto le migliori...