il Lupo e il Leone

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Drume, dalla  posizione abbandonata e oziosa a cui s'era lasciato, all'avvicinarsi del vecchio aveva, volente o nolente, teso i muscoli e stretto i denti. La sfrontatezza con cui l'estraneo gli veniva in contro non lasciava presagire nulla di buono, ed anzi denunciava una sicurezza alla quale il giovane non era abituato. Prima che potesse rendersene conto il viandante gli era addosso. 

Dell'affettata presentazione di Chahid, Drume aveva colto solo una parola: "dorate".  Con il corpo avvolto strettamente nel mantello il viandante sedette e fissò lo sguardo sull'oggetto del suo interesse: percependo come una fiera sanguinaria la debolezza della sua preda; il volto gli si sollevò in un mezzo sorriso che dava a quel viso dall'aspetto così amichevole una nota sinistra. Veloce quasi quanto il ghigno, sull'altra metà del volto si aprì una breccia simile, a riequilibrare la maschera di amicizia che il mercante voleva mostrare. Chahid senza alcuna domanda, ma puntando i magnetici occhi ambrati in quelli del commensale, prese la caraffa dell'altro e la vuotò d'un sol fiato. 

Dalla sua parte del tavolo Drume non era per niente rilassato, aveva compreso tardi che lasciar avvicinare l'estraneo era stato un errore: dinnanzi a quegli occhi era nudo, veniva affossato dalla fissità dello sguardo del vecchio, che mentre gli faceva l'affronto di consumare senza chiedere, lo inchiodava sul posto con una forza del tutto ignota, ma incontrastabile. Si sentiva il cuore battere sordo nelle orecchie e il resto della sala sembrava sbiadire sempre più, mentre lui sprofondava spinto in un abisso d'impotenza e sottomissione da quegli occhi dorati, occhi che continuavano a brillare fissi su di lui, come il centro calmo del ciclone che terrorizzandolo lo faceva sprofondare nell'oscurità. 

Soddisfatto dell'effetto sortito e rassicurato dall'ascendente che aveva verificato di avere sul curioso essere, il vecchio distolse lo sguardo. 

Drume si ritrovò con le unghie piantate in profondità nei palmi, le mani grondanti sangue. Il corpo, pochi attimi prima rilassato, era madido di un sudore freddo e fine, che come un manto di rugiada lo copriva e lo raggelava. Le membra tutte erano ancora tese allo stremo, i muscoli degli arti e del torso contratti spasmodicamente.  La pelle sottile e pallida tesa da quel telaio di nervi, rendeva ancor più  evidenti le vene che dall'incavo del collo, simili a rampicanti, risalivano fino al volto del ragazzo. 

- Chi diavolo sei? - chiese Drume col fiato corto, il petto che si alzava e si abbassava frenetico come se non avesse respirato per lungo tempo. 

- Chahid dalle Lande Dorate t'ho detto, mio caro ospite - disse in tono bonario, grattando distratto il tavolo con un unghia. 

- Che hai fatto? - 

- Per arrivar fin qui? Ho chiesto indic... - 

- Non prendermi per il culo - lo interruppe il ragazzo in un esplosione di quella rabbia dalle dimensioni immense ma la consistenza quasi nulla, che scaturisce dal terrore. 

- Ah quel trucchetto vuoi dire? Oh bene mio caro, visto che chiedi posso intendere che ancora non ti ho convinto ad ascoltarmi senza agitarti, vuoi una nuova dimostrazione? Son pronto ad accontentarti -. Mentre la voce e il corpo del vecchio non mostravano che disponibilità e affabilità, negli occhi saettò, subito soffocata, una terribile fiammata del più puro sadismo. 

Percependo la minaccia, il poco colore che era tornato in quel viso stravolto lo abbandonò e mentre il sangue tornava al cuore, lo sguardo del giovane lupo si distoglieva dal leone per andare a nascondersi nelle venature del tavolo. 

- Cosa posso fare per te? - chiese Drume con la voce spezzata. 



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