Back to you

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"Aspetta mi stai seriamente dicendo che a uno show hai cantato con tre delle tue ex che ti sfilavano accanto? Ma che imbarazzo, com'è stato ?" chiese Louis ridendo, è proprio bello sentirti ridere. Mi era mancata la tua risata.

"Me lo stai davvero chiedendo? Ti ricordo tutte le volte che ho cantato canzoni d'amore davanti a te dovendo far finta fossimo solo amici, o quando ci vietavano di stare vicini, di abbracciarci o persino di tenerci la mano, in confronto a cosa ho passato per cinque anni con te cantare davanti a qualche ragazza in intimo non è niente, credimi"

"Si scusa Harry, non intendevo quello ecco.. lo sai che sono stati anni difficili anche per me,doverti stare lontano, fingere di avere delle ragazze, che certe canzoni fossero per loro e non per te, ti ricordi quando ci hanno obbligato a rendere "etero" delle canzoni aggiungendo "girl" alla fine dei ritornelli? Davvero stupido eh." Louis stava ridendo mentre terminava la frase, invece Harry stava semplicemente in silenzio e camminando scalciava i sassolini con i suoi mocassini Gucci color panna.

"Quando?" riuscì solo a domandargli Harry.

"Quando cosa?" fu la risposta di Louis, che per essere certo di recipire ogni segnale dal riccio, si fermò guardandolo negli occhi.

La spiegazione di Harry non si fece attendere e arrivò dritta al cuore del ragazzo, come fosse una pugnalata.

"Quando abbiamo deciso che non ne valesse più la pena? Quando abbiamo smesso di lottare?

"Lo sai anche tu come è andata, a diciott'anni amare è facile, è tutto così romantico e dannatamente facile e poi è arrivato il successo, i problemi con Simon e il management, il doversi nascondere, dio ho odiato ogni momento in cui ci hanno separato, per non parlare di quando mi hanno obbligato a stare in stanza con El e se ti sentivo piangere da camera tua mi trovavo una guardia davanti alla tua porta e poi... lo stress, la pressione non ha aiutato ecco... perché me lo stai chiedendo?"

"Ho desiderato per anni di essere libero e ora che lo sono, o meglio quasi, mi fa paura ecco, mi sento così piccolo, come se fossi tornato ad avere sedici anni e avessi paura di tutto"

"Con quella barbetta sicuro hai almeno vent'anni tranquillo- si fermò guardandolo negli occhi, quei profondi occhi verdi che un tempo gli parlavano- guardami, tesoro tu sei Harry Edward Styles, hai ventisei anni, sei un cantante di fama mondiale e una persona meravigliosa, non sei più quel ragazzino indifeso, sei cresciuto, sei cambiato e non devi proprio avere paura di nulla" concluse dolcemente cercando di afferrare le sue mani, che però sfuggirono al contatto raggiungendo le morbide tasche dei pantaloni; Louis notò il movimento e fece una faccia confusa.

"Scusa, è che non ce la faccio a stare qui, guardarti senza pensare che abbiamo fatto una cazzata a lasciarci cinque anni fa, ma lo so che era l'unica possibilità, tranquillo lo so, io ti avevo dimenticato e stavo bene e ora sei qui a scombussolare tuttora e non so davvero come fare" disse delicatamente Harry.

"Come fare cosa?" gli rispose l'altro.

"Come fare a non baciarti" spiegò incontrando i suoi occhi celesti, la stessa sfumatura che ha il cielo d'inverno.

"Allora fallo Harry.Baciami" non era un consiglio o un'opinione, era un vero e proprio ordine.

"Non posso, non voglio baciarti in un parcheggio e fare finta di nulla la prossima volta che ci vedremo, Lou sono passati anni, io sono andato avanti" disse Harry.

"Lo dici per convincermi o per convincere te stesso?" gli domandò di risposta Louis, avvicinandosi al ragazzo.

"Io stavo bene, ero sicuro...di tutto ecco. E ora sono qui e mi sembra quasi di essermi dimenticato come respirare da solo"

"Senti vaffanculo, vieni qua" esclamò violentemente, continuando ad accorciare le distanze fino a sprofondare nelle braccia del ragazzo che aveva di fronte, erano le stesse braccia che lo avevano accolto ogni notte, erano le stesse che lo avevano spintonato durante qualche lite, la pelle morbida lo avvolgeva completamente, i tatuaggi su essa sembravano una mappa indicante la strada per un corpo che conosceva ormai meglio del proprio.

Il profumo dei ricci di Harry era inebriante e Louis avrebbe potuto giurare che fosse lo stesso odore del loro ultimo abbraccio, del loro ultimo bacio; per quanto molte cose fossero diverse, erano cresciuti, la voce di Harry si era fatta più grossa, i suoi addominali più evidenti e le gambe sottili di Louis più spesse, in quell'abbraccio sembrò nulla fosse realmente cambiato.

Erano semplicemente loro, due ragazzi che si appartengono l'un l'altro ma che non hanno mai avuto il coraggio di ammetterlo.

Vorrei non essermene mai andato da quella camera d'hotel avrebbe voluto sussurrato Harry, ma si limitò a un "Mi sei mancato Lou".

Parlava seriamente, negli anni i sentimenti che provava per lui si erano come anestetizzate, le ferite si erano rimarginate ma nulla era scomparso..

"Anche tu Hazz mi sei mancato, tanto.Tutto quello che faccio mi fa tornare da te. Torna a casa con me"

"A mangiare panini al prosciutto con il mio ex e suo figlio? Per questa volta passo, approfitto di essere in città per passare da mia mamma e Gem" spiegò.

"Capisco, salutamele, a proposito come sta Anne? Non deve essere stato facile perdere Robin" gli domandò sciogliendo quell'abbraccio.

"Sta meglio, grazie.Ora però devo proprio andare, si è fatto tardi. Mi ha fatto piacere vederti" disse Harry congedandosi.

"Anche a me, ci vediamo domenica allora. Stammi bene"

Si salutarono così e dal parcheggio presero strade diverse, come avevano fatto cinque anni prima.

Era un nuovo inizio per una vecchia fine.

Le canzoni del nostro amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora