capitolo 3

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- Ma che razza di ragazzo è questo?! -

Mi levai la giacca con prepotenza e la scagliai sul letto di camera mia; ero appena tornata dal palazzetto del ghiacco e quell'incontro indesiderato mi aveva rubato parecchio tempo tant'è che dopo aver fatto ritorno mia madre mi tempestò di domande sul perchè fossi tornata tardi, con una scusa cercai di svignarmela.

- Maleducato! -
Presi lo zaino e con un lancio gli feci fare la stessa fine della giacca, proprio accanto ad essa.
- Fin troppo orgoglioso! -
Mi lasciai cadere distesa sul letto e misi la testa sotto il cuscino.
"Effettivamente però... io gli ho quasi rotto il naso... e non è che sia stata il massimo della cortesia..."
Girai il viso di lato e guardai il panorama che si estendeva dalla mia finestra, l'espressione sul mio viso era corrucciata, quasi dispiaciuta.
"... no."
In un attimo quell'espressione cambiò dando spazio ad un broncio particolare marcato.
"No, no, no! Non esiste proprio! Tu ti sei scusata più volte (t/n) e lui non ha voluto darti ascolto! È lui quello dalla parte del torto, non tu."

Scossi la testa premendo il cuscino da entrambi i lati come a volermi cancellare l'immagine del viso di quel ragazzo dalla mente e, ora che ci pensavo bene, non mi era del tutto nuovo: che non fosse giapponese era chiaro, di tratti orientali non ne aveva e dubito inoltre sia del posto, una chioma ossigenata simile non si vede da queste parti, ma io ne ero sicura, sicurissima di averlo già visto da qualche parte.
- Non sarà che... - mi sedetti a gambe incrociate ed inizia a torturare una ciocca di capelli a lato del viso.
- Aaah, ci stai pensando troppo, non merita tutto questo tempo. -
Mi alzai di corsa diretta verso il bagno, una bella doccia calda post-allentamento mi avrebbe levato di dosso le cattive emozioni.

Il giorno dopo, come d'abitudine, mi diressi al palazzetto del ghiacco verso l'orario di chiusura così da poter pattinare per conto mio in totale tranquillità.
Giunta sul posto, dopo essermi cambiata ed aver infilato i pattini partii all'azione raggiungendo il centro dello stadio; quando oltrepassavo gli sportelli della pista il mondo smetteva di girare, ogni persona sulla terra cessava di esistere e suoni all'infuori del rumore della lama che solca il ghiaccio freddo sottostante, sparivano.
Iniziai a ballare, una coreografia semplice inventata sul momento ma con salti di cui ero sicura della buona esecuzione, passi studiati per anni e perfezionati nei minimi dettagli, seppur da autodidatta.

In quel momento c'ero solo io e i miei pattini.
Eseguii velocemente larghi cerchi per tutto lo spazio, l'aria fredda fischiava tra i capelli.
Mi preparai al primo salto ed istintivamente chiusi gl'occhi presa dall'emozione, sentivo il battito accelerare, il cuore tuonarmi nel petto, era come danzare sulle note dei miei sentimenti, guidata dalla voglia di libertà che negli anni si era accumulata, dalla voglia di uscire da quella campana di vetro in cui mia madre mi costrinse ad entrare.
Seguirono un altro salto, poi un altro ancora, delle piroette un altro subito dopo.
Non pensavo ad altro oltre al voler trasmettere ciò che provavo a tutto il mondo, rabbia, gioia, tristezza, un mix di sensazioni indistinte ma grandi tanto da darmi la forza di correre senza sosta, sempre più veloce, sempre più leggera.
Era come volare senza nessuno che potesse fermarmi e dirmi cosa fare e come farlo.
Ero viva.

"Apri gli occhi."
Fu tutto ciò a cui pensai dopo esser tornata al punto d'inizio.
Lo feci senza nemmeno accorgermi di averli tenuti chiusi per tutta la durata dell'esecuzione, senza nemmeno accorgermi che, proprio a lato dell'entrata sulla pista, tre uomini mi osservavano come ipnotizzati, ebbi dunque il tempo di guardarli attentamente uno per uno: il primo, il più alto dei tre e probabilmente quello più adulto, aveva i capelli argentati, gli occhi azzurri come il ghiaccio anche se particolarmente caldi e generosi, il ragazzo affiancato avrà avuto al massimo cinque anni in meno e, a differenza degli altri due, era l'unico con un viso dai tratti orientali, i capelli neri come il carbone, portava una montatura blu e non distinguevo al meglio il colore scuro dei suoi occhi, avevo come l'impressione di averlo già visto.
L'ultimo, l'unico tra tutti di cui l'espressione sorpresa era condita da una nota di rabbia, l'unico con quella testa di capelli indimenticabile e anche l'unico che avrei voluto dimenticare.
Persino il mio stupore scemò un minimo dopo averlo guardato in viso, i nostri sguardi però furono interrotti dall'uomo più alto, applaudiva con vigore sorridendomi cercando di attirare la mia attenzione.
Scossi un attimo la testa e mi ripresi, a passo svelto raggiunsi le tre figure incapace di spiccicare parola.

- Wow! È stato magico! - esordì il primo, ora che l'osservavo da vicino dei bei lineamenti del suo viso, un viso che non mi era nuovo per niente.
- Ah eh... g-grazie ma... lei non è...?-
- Permetti di presentarmi, Victor Nikiforov e tu sei stata davvero brava. - mi porse la mano eseguendo un piccolo inchino e in quel momento mi sentii davvero stupida.
- N-Nikiforov? Quel Nikiforov?! Cioè i-il pattinatore no?! Oddio non ci credo! Ho sempre seguito le tu| cioè le sue gare! - mi sbattei una mano sulla fronte causando un potente schiocco che risuonò per tutto lo stadio - Se l'avessi saputo prima ci avrei messo anche più impegno! - agitata com'ero riuscii ammalapena ad accorgermi che il biondo mi guardava storto dall'alto in basso con le braccia conserte.
- Dammi pure del tu senza problemi e... avresti potuto fare di meglio? Ahah cavolo! Non mi soffierai mica il posto eh? È stato davvero disarmante, eri come un libro aperto, cercavi di dirci qualcosa e ci sei riuscita. -
A quelle parole arrossii vigorosamente, non solo uno dei migliori pattinatori della storia mi aveva appena fatto i complimenti ma ero addirittura riuscita a trasmettere le mie emozioni al pubblico e ciò mi rese parecchio su di giri.
- Ha ragione! È stato davvero bellissimo. - sentii dire dal ragazzo affianco, quello dai tratti orientali.
Riuscii finalmente a scorgere il colore castano dei suoi occhi.
- Lui è Yuri Katsuki, ne avrai già sentito parlare immagino. - si intromise Victor con il suo solito fare divertente.
- M-molto piacere. Il tuo nome? -
- Ah sì ,piacere mio, (t/n). -
- (T/n), sei del posto non è vero? Mi pare di averti già vista da queste parti... -
- Sì, abito proprio qui vicino, il piccolo ristorante giappo-russo sai...? -
- Ah capisco! È strano perchè non ti ho mai vista pattinare anche se da come sembra vieni spesso qui.-
- Yuri caro, noi ci siamo sempre allenati dopo l'orario di chiusura.-
- Ah ecco perchè le luci del palazzetto restavano accese anche di sera! - dissi riferendomi al fatto che l'anno scorso, dopo aver finito gli allenamenti sulla pista, questa restava illuminata anche a tarda ora proprio per ospitare i due.
- E dimmi, - Victor interruppe i miei pensieri. - Quanti anni hai? -
- Quindici. È come se ci fossi nata sulla pista. -
- Giusto un anno in meno del nostro piccolo Yurio! - Si sporse in avanti guardando il ragazzo che fino ad adesso avevo ignorato, forse un po' involontariamente o forse un po' per dispetto.
- Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo. - replicò secco il biondo.
- Perdonalo, fa così con tutti, non è abituato a stare in compagnia! - azzardò facendomi l'occhiolino.
"Ho notato." pensai.
- Io ti|-
- Fermo Yurio! -
Yuri si mise in mezzo tra i due per evitare che questo si avvicinasse minaccioso a Victor, cosa che stava per fare.
- Oh oh! La tigre dei ghiacci parte all'attacco! -
- Tigre dei ghiacci? Ecco dove ti avevo già visto. Yuri Plisetsky, vincitore dell'oro al Grand Prix dell'ultimo anno. - incrociai le braccia al petto senza un minimo di eccitazione all'idea di avere davanti una "star".
Lui, dal canto suo, si calmò e mi guardò come mai aveva fatto prima, la sua espressione era seria e superiore, mi si avvicinò a testa alta con le mani nelle tasche.
- La cosa ti disturba? -
- Niente affatto. - mi affrettai a rispondere cercando di ottenere lo sguardo più intimidatorio che potessi fare. Notando il mio tentativo, replicò con un ghigno maligno sul volto.
- La tua esibizione ha fatto pena. -
- Torna domani e ti dimostro il contrario, sempre se ne hai il coraggio. - ci guardammo l'un l'altro e questa volta ottenni in risposta uno sguardo differente, sgranò impercettibilmente gli occhi e, anche se di poco e solo per pochi secondi, mi sembrò di aver toccato una parte di lui ben nascosta, come se avessi scavato fin troppo in profondità negli smeraldi che aveva in viso e ancora una volta mi sembrò di rivederli.
- Abbiamo due belle testine calde qui! - ci interruppe il russo.
- Ha iniziato prima lei! -
- Ha inziato prima lui! -
Ci ritrovammo a parlare all'unisono e ciò scaturì una risata da parte dei due esterni.
- Su, su dai! È arrivato il momento di una bella pattinata! - Victor poggiò entrambe le mani sulle spalle di Yurio come ad incoraggiarlo. - (T/n), ti unisci a noi? -
- Grazie dell'offerta ma devo rifiutare. - feci un piccolo inchino evitando l'occhiataccia del biondo
- Bene. - lo sentii ghignare
- Bene. - risposi io ancor più seria.
- A domani allora (t/n)-chan! -
Victor e Yuri mi salutarono agitando una mano, feci lo stesso prima di dirigermi agli spogliatoi per cambiarmi.

L'ultima cosa che vidi furono gli occhi severi dello Yuri russo, gli stessi occhi che poco prima mi guardavano in modo inusuale, quasi sorpreso di vedermi.

Chissà se avrei mai avuto modo di conoscerli meglio, quegli occhi.

"Chissà." pensai

Nota autrice:
Ed ecco qua un nuovo capitolo! :D devo dire che questo mi sono divertita a scriverlo, temevo di non raggiungere abbastanza parole ma alla fine sono soddisfatta del lavoro fatto, spero vi piaccia, vi invito come al solito a commentare dando consigli o dicendomi cosa ne pensate, quando ricevo commenti e stelline mi guizza (si come l'acqua) il cuore da tutte le parti 💝💖💘💖💕💞

《CIÒ CHE SIAMO》yuri x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora