CAPITOLO DUE

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Domenica mattina come d'accordo mi trovo con Stephanie in Central Park.

Ci incontriamo davanti alla pista da pattinaggio anche se chiusa perché siamo ancora a settembre. Però era l'unico modo per ritrovarci senza problemi, visto che il parco è immenso ed io non sono molto pratica. Senso dell'orientamento zero.
<<Buongiorno Tamara che bello rivederti!>> Stephanie mi accoglie con un sorriso a trentadue denti. Indossa un trench color crema un paio di pantaloni bianchi e stivali marrone scuro.
Io porto una tuta baggy, un lupetto corta e sopra un giubbotto di pelle nero corto.
<<Buongiorno a te, Stephanie. Com'era la lasagna di tua nonna?>>
Ci abbracciamo e Stephanie mi risponde che era divina. La nonna viene dall'Abruzzo, una regione del centro Italia. Io gli rispondo che mi piacerebbe molto viaggiare su e giù per visitarla tutta.
Lei mi ha detto che è stata praticamente ovunque e che l'adora.
Dall'Italia passiamo ad argomenti su New York e alle nostre famiglie. Scopro con piacere che ha proprio una bella famiglia addirittura quattro fratelli. Lei mi dice cose su di loro e la cosa che mi fa ridere è che raccontandomi mi ha detto che facevano a gara ad avere la sua attenzione ma allo stesso tempo sono delle frane con le ragazze.
Io gli racconto di Jacks, che a differenza dei suoi fratelli è davvero un casinista. Gli racconto di come ha vissuto la sua prima storia e di come la sua ex ragazza l'abbia tradito.
Lei ovviamente è d'accordo con me sul fatto che l'avrei uccisa.
<<Allora Tamara io dovrei dirti una cosa...>>Dice ad un tratto. Stavamo camminando e mi blocco. Lei mi viene di fronte e mi mette le mani sulle spalle...
<<Dimmi pure, se assumi quest'atteggiamento mi spaventi.... Cos'è hai ucciso qualcuno?>>
Quasi...
<<Credo che sarebbe stato meno peggio di questo. Il Signor Hunter...ehm... mi ha assunto come sua segretaria. Al colloquio mi ha detto subito che andavo bene e mi ha chiesto se fossi single>>
Cosa? che pervertito. << Io ovviamente sono rimasta scioccata da quella richiesta ma gli ho detto la verità.>>
<<Cioè?>> Chiedo alzando un sopracciglio.
<<Convivo con la mia ragazza.>>
Ragazza? Aspetta un attimo allora vuol dire che...
<<Si, non fare quella faccia. Sono lesbica. Quindi? Siamo nel 2020 non fare la bigotta. L'amore è di tutti e per tutti.>>
Rimango basita, ma non per la sua sessualità ma per il fatto ...che...cioè guardala è perfetta. Avrei piuttosto detto che fosse una facile.
<<No non è per quello. È che sei bellissima, quindi ho pensato che magari avessi il tuo harem di uomini.... Scusami non voglio screditarti, oddio cioè...sei bellissima...ma nel senso che piaci a tutti...lascia perdere... va, beh sei bellissima ecco tutto.>>
Stephanie ride buttando la testa indietro.
<<Ehi ehi!! Rilassati. Si lo so>> fa un giro su sé stessa...<<Sono uno schianto. Ma non vado bene per gli uomini, però se vuoi provare, chiamami>> Mi fa l'occhiolino.
<<Se deciderò di cambiare sponda, sarai la prima che chiamo!!!>> E ci mettiamo a ridere insieme.
<<Allora cosa pensi del fatto che mi abbia presa?>>
Cosa penso? Che ti ha preso con la speranza di portarti a letto ma una volta assunta era troppo tardi. O forse perché sei semplicemente brillante?
<<Beh perché te lo meriti. Tutto qui. Sicuramente sai quel che fai e sei determinata.>>
<<Ovvio che lo sono, insomma...siamo a New York baby!!! Tu invece? Verrai lunedì a firmare il contratto da segretaria per il Data Entry?>>
<<No. Gli ho detto che avrei cercato altrove. E comunque l'ho ringraziato per l'opportunità.>>
<<Davvero???Noooo, non saremo colleghe..>> Fa labbrucce.
<<Ma io dovrò chiamarti lo stesso.>>
<<E io ti dirò che non verrò perché non sono interessata.>>
<<Ma perché Tamara?>>
<<Perché aspiro ad altro....>> Aspiro a non essere molestata da uno stronzo.
<<Ma non ci vedremo più...>>
<<Non è vero questo! Possiamo vederci eccome! Insomma, hai il mio numero!>>
<<Hai ragione! E quindi che farai?>>
<<Continuerò a cercare!>>
<<Spero tanto che trovi quel che stai cercando! Te lo meriti e anche se ti conosco da poco ti voglio già bene! Sei una brava ragazza!>>
Che carina Stephanie. Non l'avrei mai detto!
<<Sei fidanzata Tamara?>>
<<No. Ma per ora non mi interessa.>>
<<Beh dalla tua risposta capisco che non vuoi parlarne...però ammetti che il mio capo è sexy.>>
Si una grandissima testa di cazzo, con l'uccello sempre pronto. Cambiando discorso chiedo a Stephanie come l'abbia presa sul fatto che fosse lesbica e lei mi ha risposto che a lui danno fastidio le persone fidanzate, che fanno poi emergere problemi del tipo "Chiedere giorni off per l'anniversario, mesiversario" ecc. o perché magari è morto il gatto. Voleva e vuole una persona stra disponibile che non gli dia fastidi di nessun genere. E siccome la ragazza di Stephanie è una cuoca ed è a lavoro tutto il giorno per lui era perfetto perché così almeno si vedevano la sera quando entrambe erano libere. Con questa risposta mi fa ricredere un po' sullo stronzo, eppure ci avrei messo la mano sul fuoco. Alla fine, glie l'ha chiesto solo per un suo torna conto professionale. Che tipo. Eppure, non dovrebbe fare certe domande così...anche se è lui che decide per la sua compagnia. Una persona può sempre fraintendere senza spiegazioni. Proprio com'è successo a Steph e a me.

Continuiamo a parlare del più e del meno. Fino a quando si fanno le due del pomeriggio.
<<Hai fame?>>
<<Si molta.>>rispondo
<<Vieni andiamo da Roadhouse è buonissimo. Ti piace il filetto argentino?>>
<<Si dai, perché no.>>
E così andiamo in questa steak-house stra figa. Da come ci accoglie il cameriere deduco che conosce molto bene Stephanie.
<<Ora ti faccio conoscere lo Chef.>>
<<Fammi indovinare , la tua fidanzata?>>
<<Siiiiii vado a chiamarla torno subito.>>
Il cameriere mi porta dritta ad un tavolo pronto per due.
Mentre Stephanie si allontana , mio padre mi chiama.
<<Piccolina dove sei?>>
<<Fuori con un amica perché?>>
<<Volevo sapere come stavi....CIAO TAMARAAAAAAAAAAAAAAAAA>>
<<Ciao Jacks! Papà salutamelo tanto. Digli che gli voglio bene>>
<<Lo farò!>>
<<Tutto bene il viaggio? Quando torni?>>
<<Stasera!>>
<<Ok, ci vediamo stasera.>>
<<A stasera papà. Fai attenzione in strada.>>
<<Tranquilla piccolina. Torna di fila a casa dopo!>>
<<Ceeeerto!>>
E mette giù.
Mi arriva una notifica di un'e-mail. Ecco. Il New York Times.
"Chris Hunter CEO della High Point Global, in lista per il GQ come Scapolo d'oro Award."
Sbruffo e chiudo l'e-mail. Dovrebbero fare il premio come miglior testa di cazzo. Lo vincerebbe sicuro.
<<TADATADAAAA! Tamara questa qui è la mia fidanzata. Mariah. Mariah lei è Tamara. La mia amica.>>
Mariah è davvero diversa da Stephanie. Ha i capelli rosa legati uno chignon disordinato. È alta e ha due grandi occhi color nocciola. Ma diavolo. Sembra una modella.
<<Piacere, sono Tamara. Ma questo già lo sai!>>
<<Piacere. Mi sono permessa di farvi avere qualche portata in più a fine corsa. Qualsiasi cosa chiedi al cameriere. Ci penso io. D'accordo?>>
<<Grazie mille davvero. D'accordo allora.>>
<<Non c'è di che. Torno in cucina e buon appetito.>>
Mariah si allontana e mi complimento con Stephanie è davvero bella.

Dopo aver mangiato e salutato Mariah io e Stephanie facciamo un giro da Macy's.
<<Era buonissimo comunque. La miglior carne che abbia mai mangiato!>>
<<Te l'avevo detto!!!! Prossima volta verrai a casa eh?>>
Sorrido. <<Certo... va bene.>>
Giriamo tutto il reparto donna, poi nel reparto casa. Stephanie ovviamente compra un paio di pantaloni per il suo nuovo posto da segretaria.
Tornando verso l'entrata attraversiamo il reparto uomo. Stephanie mi dice che deve usare il bagno ma ci siamo allontanate troppo per tornare indietro a quello delle donne. Questo posto è immenso. Quindi mi dice che torna su da sola e che io devo aspettarla vicino ai divanetti delle scale. Mi dice di far così perché io qui dentro non ci ho mai messo piede.
Mentre l'aspetto mi prendo un caffè al bar del piano terra. Lo pago e tornando indietro lo rovescio tutto per terra e addosso a me, come colpo finale perché faccio una grandissima figura di merda.
Scivolo su un pezzo di pavimento bagnato con tanto di cartello, però siccome sono un'imbranata non l'avevo visto.
Finisco di schiena per terra, con solo il tappo di carta del caffè in mano. Voglio morire ora, sotterratemi qui.
<<E pensare che glie l'avevo detto che non era intraprendente Signorina Foley.>>
Oddio questa voce. Forse ho sbattuto troppo forte la testa. Diavolo è ovunque.
Chiudo gli occhi e quando li riapro lui è piegato a novanta su di me con la faccia in linea sul mio viso.
<<Vuole una mano, Tamara?>> Il suo sorrisetto malefico. Odio profondo.
Chris Hunter mi sta porgendo la sua mano. È divino. Porta lo stesso cappotto Navy e un completo in giacca e cravatta blu.
Mi alzo di scatto ma mentre lo faccio, scivolo con l'altro piede.
<<Mi segue?>> Dico provandomi a ridare un contegno.
<<Potrei dire lo stesso!>> Si rimette totalmente in piedi. È divino questo stronzo e lui lo sa.
<<Senta. Non so che idea abbia di me. Ma no. Mi dispiace non sono ossessionata da lei come tutte le donne del GQ con le quali è abituato a trattare. Anzi, ho già avvertito la sua segretaria che domani non passerò in ufficio a firmare il contratto. E ora mi scusi, vado a darmi una ripulita.>>
<<Non è ossessionata da me però sa del GQ. E già ha detto alla mia segretaria di no. È sicura di quello che dice?>>
Stringo i pugni dal nervoso. Torno indietro a grandi passi e mi punto con i piedi proprio davanti a lui.
<<Sicurissima. Punto primo del GQ lo so perché sono iscritta alla newsletter del New York Times e secondo l'ho già detto alla sua segretaria, Stephanie perché ora sono qui con lei. È in bagno.>>
<<Vedo che ci siamo fatte amica la segretaria del CEO...>> Sorride malefico. Che stronzo!
<<Ma vada a quel paese!>> Con tutta l'intenzione faccio una cosa plateale. Un bel medio alzato contro di lui.
Mi giro per andarmene e vedo che tutti mi guardano con lo sguardo sbalordito come per dire..."Tu sei pazza" ma non mi importa tiro dritto e nel frattempo non vedo Stephanie.
Vado fuori e la chiamo.
<<Quasi fatto giuro! C'era la fila!!Scusami Tamara.>>
<<No tranquilla. Ti chiamo perché mio padre è tornato e vuole che torni a casa>> mento.
<<Ma sei nervosa per caso? Tutto bene?>>
<<Si è solo che mio padre mi ha messo la fretta. Scusami tanto>>.
<<Ah capisco! Beh, tranquilla, avrei voluto salutarti meglio, però dai, se vuoi possiamo vederci mercoledì sera. È il compleanno di una mia amica magari ti ci porto e conosci nuova gente! Può venire anche Lily che dici?>>
<<Ti faccio sapere!>>
<<Ok va bene, ci sentiamo!>>
<<Ci sentiamo. Ciao Stephanie!>>
Chiudo la chiamata. Mentre metto il telefono in borsa mi sento toccare con un dito la spalla.
<<Ancora lei? Ma cosa vuole da me?>> Urlo perché so che è lui. Sento il profumo. Mi giro, ha le mani nelle tasche e un'espressione divertita ma allo stesso tempo arrabbiata.
<<Sai che non permetto a nessuno di trattarmi in questo modo si?>>
Ma chi si crede di essere questo qui? Non è il mio capo non è niente di niente; eppure, si permette di torturarmi così.
<<Beh c'è sempre una prima volta. Se ne faccia anche lei una ragione visto che forse è umano anche lei... Riesce a farsela si?>>
<<Farsi chi?>>
<<La ragione!>>
<<È sexy?>> Ride.
<<Ha un bel culo la ragione. Ma sexy è un'altra cosa.>> Ripeto le sue frasi e a quel punto lui fa un sorrisetto inarcando un sopracciglio.
<<Vedo che ricorda i dettagli.>>
<<E vedo che a lei piace giocare.>>
<<Non sai quanto.>> Il suo tono è malizioso.
<<Continui da solo. Buona Giornata.>>
Mentre mi giro per andarmene mi blocca un braccio.
<<Mi lasci!>>
<<NO! Ora tu vieni con me e ti insegno le buone maniere.>>
<<Nonono mi lasci, dove mi porta?!?!>> Inizia a strattonarmi da sopra la giacca. 
<<Dove so io. Martin apri la portiera.>>
Coosa? Questa limousine è sua?
Mi lancia praticamente dentro è lui dietro di me. Abbassa un finestrino e dice a Martin di fare da guardia nel caso qualcuno dice che bisogna spostare l'auto.
<<Ma che cavolo fa?>> chiedo. Si toglie il suo cappotto e rimane solo con l'abito blu. Dio è uno schianto. Il suo fisico tonico e i suoi muscoli si evidenziano sotto il tessuto. Si toglie anche la giacca, rimanendo con la camicia bianca. Si sbottona i gemelli e si arriccia le maniche sui gomiti.
<<Ora mi sento pronto.>>
<<Pronto a far cosa?>>
<<A pulirti questo casino che hai addosso.>>
<<Non ho bisogno del suo aiuto.>>
<<Invece si!>>
<<NO!>>
<<SI!>>
<<NO!>>
<<SI>>
<<Non ho bisogno. Ripeto.>>
<<Togliti i vestiti e mettiti la mia giacca.>>
<<Non se ne parla.>>
<<Ti ho detto... togliti i vestiti. Mi giro e fai in fretta.>>
<<No!>>
A quel punto mi avvicina a lui prendendomi le spalle e cominciando a togliermi la mia giacca. Ho le mani sul suo petto. E che petto. Duro come la roccia, tonico come Dio giuro che esiste.
<<Ti piace così? Ti piace stare attaccata a me?>>
Sento la sua colonia, fresca alla menta. Sento il suo calore, sento il suo corpo come un magnete.
Lo guardo e cambia espressione. Siamo vicinissimi; eppure, non mi sento a disagio a differenza di venerdì. Mi guarda le labbra e io lo guardo negli occhi e poi guardo le sue labbra. Si avvicina. Oddio sta per baciarmi. Siamo vicinissimi...Ma ad un certo punto mi allontana...
<<Per l'ultima volta. TOGLITI i vestiti che ti porto a casa. Mettiti la mia giacca sennò prendi freddo. Io ora mi giro. Fai subito che ho una riunione.>>
<<Di domenica?>>
<<Non sono affari suoi, Signorina Foley.>>
<<Non sono affari miei ok. Però posso spogliarmi nella sua macchina?>>
<<Limousine>>
<<È uguale.>>
<<No. Non è uguale.>>
Alzo gli occhi al cielo e faccio segno di girarsi.
Mi arrendo e mi spoglio. Tolgo tutto.
<<Le mutandine tienile, sai non vorrei rischiare di essere la causa dei tuoi rimpianti.>>
<<Cosa?>> dico girata.
<<Non sarò il primo. Mi piacciono le cose già belle avviate.>>
<<Vada a farsi fottere.>> continuo a spogliarmi fino a quando metto la sua giacca. Lui fa un attimo di silenzio.
<<Già fatto la notte scorsa. Comunque, hai finito? Posso girarmi?>>
Non ci credo. È sfacciato da morire.
<<Prego.>>
Quando si gira, fa uno sguardo sbalordito. Mi guarda dai piedi, le gambe, le cosce fino al viso.
<<Non male. Non male. Bene.>>. <<Martin! Sali su, andiamo. Portaci al 42 di Harlow street.>>
Arrossisco.
<<Si ricorda il mio indirizzo?>>
Non risponde.
<<Come farà alla riunione senza la giacca?>>
Ci incamminiamo. << Oh dolcezza ne ho un'altra dietro. Non ti preoccupare per me.>>
<<Non mi preoccupo di lei, ma della giacca.>> Fa il segno delle lacrimucce sotto gli occhi con un dito. Mi prende in giro?
<<Oh povera giacca. Dirò una preghiera per quella lì che hai addosso. Ti do l'indirizzo di Martin. La porti a lui, che lui poi la darà a me. E fine della storia.>>
<<Se la bruciassi?>>
<<Non ci proverai?>>
<<Ah sì?>>
<<SI>>
A quel punto alza il piccolo separé che ci separa da Martin. Mi prende il polso e mi avvicina a lui. La giacca mi si apre di un bottone perché mi sta enorme e lascia intravedere qualcosa.
<<Se non fossi vergine, penso che ti avrei già scopata. Almeno invece di dire queste cazzate, grideresti forte il mio nome. Mi hai scocciato ragazzina.>>
Mi strattona ancora di più mentre io cerco di divincolarmi.
<<Io invece la prenderei a calci, facendoli urlare AIA per tutta New York!>>
<<Sembra interessante... che tu possa riuscirci.>>
<<Non mi sottovaluti.>>
<<Diceva quella che cade per terra per un po' d'acqua su un pavimento bagnato con tanto di cartello>>. Mi lascia e mi allontano al mio posto.
Si passa una mano tra i capelli , sistemando la camicia che ormai ha perso la sua piega. Dai pantaloni vedo un rigonfiamento...che imbarazzo. Si guarda e poi guarda me, mi giro di scatto. Mi ha beccata porca miseria.
<<Ti piace vero?>>
<<Cosa?>>
<<Ho un'erezione e quindi?>>
<<La prego, stia zitto.>>
Ride...<<Ehehe...Tamara, Tamara, Tamara...>>
<<Cosa?>>
<<Niente.>> Sospira, sistemandosi il cavallo dei pantaloni. <<Ora sta zitta, credo che siamo quasi arrivati.>>
Finalmente arriviamo.
<<Martin accompagna la ragazza alla porta.>>
<<Si signore. Prego venga>>
<<Non mi guardi. Si giri.>>
<<VAI!>> Mi urla. Ha la faccia rossa e gli occhi di ghiaccio. << Solo un favore ti chiedo. Non dire a nessuno né di venerdì né di oggi. Sai ho una reputazione da difendere. Se non lo fai vedrò come farti capire di aver sbagliato. Non tentarmi.>>
Mi fa davvero vomitare. Eccolo qui il dispotico. Mi avvicino a lui con il viso e lui rimane immobile davanti a quel mio gesto.
<<Ho una reputazione io da difendere. Piuttosto sono io, che non devo dire niente di averla conosciuta e passato questo bruttissimo tempo con lei. Lei non vale la metà di quello che può valere un uomo qualunque.>>
Apro la portiera e scendo dall'auto. Sento il suo sguardo su di me, ma mentre apro la porta sento dire.
<<Martin dieci minuti. Chiama, dì che faremo tardi.>>
<<Si Signore>>. Ma sa dire solo così questo povero cristo?
<<Tamara. Fermati.>> Urla dal finestrino. Non mi fermo. Voglio torturarlo.
Esce dall'auto di corsa.
<<Cosa vuole ancora?>> dico girandomi.
<<La giacca. Ora.>> Cosa?
Ho i miei vestiti in mano pieni di caffè e ora mi sta chiedendo della giacca?
<<Ma se le do la giacca rimango nuda davanti casa. Può aspettare che vada dentro?>>
<<No. Ora.>>
<<Ho capito il suo giochetto. Me la vuole far pagare. Bene. Ha vinto>>
Mi giro veloce, apro la porta entro e la chiudo. Tutto con un rapido movimento.
Vado in camera mi spoglio e metto un asciugamano intorno al corpo, lasciato sul letto stamattina prima di uscire.
<<Ecco tenga la sua fottuta giacca.>> Dico aprendo la finestra. Glie l'ha butto praticamente in testa e sbatto la finestra e chiudo le tende. Pochi secondi dopo sento il rumore della portiera che si chiude e la limousine che si allontana.

Più tardi la sera, mio padre torna da Yale. Ceniamo insieme e gli racconto la mia giornata con Stephanie ma non di venerdì sera o oggi pomeriggio. Ometto proprio il discorso, cambiando la realtà dei fatti.
Mi butto in un bagno caldo nella vasca e metto un po' di musica, con candele profumate tutte intorno.
Ma proprio quando mi stavo per rilassare ecco qui che squilla il telefono. Sarà sicuramente Lily.
No. Non è lei. Ma un numero sconosciuto. Rispondo.
<<Signorina Tamara?>>
<<Si?>>
<<Salve ci siamo conosciuti oggi. Sono Martin l'autista del Signor Hunter. Siamo in un bar a Soho e il Signore è molto ubriaco. Sto usando il suo telefono per chiamarla. Aveva su il suo numero. Visto che oggi vi siete visti ho pensato di poterlo fare. Avrei bisogno del suo aiuto.>>
Ma come? Aveva il mio numero sul telefono?
Faccio un sospiro. Oddio.
<<Cosa vuole che faccia? Non ho neanche la macchina e sono indisposta al momento. Chiami qualcun altro.>>
<<La prego, non so chi chiamare e lei mi è sembrata piuttosto vicina a lui.>>
Oh mio dio. E va bene.
<<Dove dovrei venire?>>
<<Prenda un taxi, pagherò io all'arrivo. Siamo tra la sessantacinquesima e l'undicesima.>>
<<Ok ci vediamo tra un po'.>>
<<Grazie>>
E si...grazie al cazzo.


Dopo venti minuti arrivo sul posto. Quando scendo dall'auto Martin mi accoglie. Paga il tassista e mi dice di entrare dentro.
Il Balans Bar. Bene tutti vestiti a puntino e io ho i jeans e le converse. Ottimo Tamara. Ottima scelta dell'outfit direi.
<<Prego signorina. Venga pure.>>
Quando entriamo dentro una musica jazz mi investe. Persone vestite da capo a piedi sicuro firmate e ragazze belle come modelle che si danno da fare, che bevono, si baciano con uomini altrettanto chic e snob. I Bartender ragazzi e ragazze come modelli. Questo posto non ha finestre. L'unica è vicino all'entrata. È quasi buio qui dentro. Si vede poco e ci sono luci soffuse fin troppo.
Quando arrivo al bancone vedo Chris Hunter. Ha le braccia conserte e la testa in mezzo tra di loro. È morto seduto su uno sgabello. Mi fa quasi pena vederlo così. Ma alla fine è solo uno stronzo ubriaco...al momento.
In una mano stringe un bicchiere vuoto di scotch. Dietro di lui una cameriera, direi carina gli accarezza la schiena sussurrandoli parole all'orecchio. Che vergogna.
<<Signor Hunter. C'è la signorina Tamara. È venuta a prenderla per portarla a casa.>>
<<Cosa? No.>> grido sopra la musica.
<<Shhhh la prego. Dobbiamo spostarlo da qui. Portarlo a casa.>>
<<È da un ora che è così. Sto cercando di svegliarlo ma niente.>> Fa la cameriera.
<<Vada ora. Ci penso io.>> Fa Martin.
<<Sicuro che non serva un'ambulanza?>> Chiedo.
<<Naaahhh...fa sempre così ma questa volta sta davvero K.O l'ammetto...>>
<<E io cosa dovrei fare?>>
<<Aiutarmi a portarlo a casa...>>
<<Ma perché io? Sì, ok il numero però...>>
<<Perché non l'avevo mai visto così con nessuna. Sono dieci anni che sono con lui. Aveva venti anni ed era un ragazzino. Quindi penso di sapere qualcosa in più, a qualsiasi altra persona sul suo conto. In più oggi, ha detto quando l'abbiamo lasciata a casa "Lei mi fa diventare matto", testuali parole Signorina Tamara.>>
Oddio. Ha detto davvero così? se sapesse lui a me.
<<Martin...lasci...lasciamo d.... lasciami dorm. dormire qua.>>
<<Signore c'è la Signorina Tamara. Su coraggio si tiri su.>>
Quando Martin lo tira su incontro i suoi occhi. Ha i capelli tutti appiccicati dal sudore e puzza di alcool in una maniera incredibile.
<<Ciao Tamara>> dice in un sorrisetto.
<<Signor Hunter. Si appoggi a me. Su. La portiamo a casa.>> dico
Io e Martin per poco non ci spacchiamo la schiena a portare fuori fino alla limousine questo colosso di un metro e novanta tre in confronto al mio metro e settantuno e Martin più o meno come me.
<<Ecco fatto.>> Dice Martin sdraiandolo dentro la macchina sui sedili posteriori.
<<Signorina Foley. Si metta davanti con me>>
<<Mi chiami Tamara.>>.
<<Tamara, mettiti davanti con me. Per stasera è concesso.>>
Guidiamo per un po'. Fino a quando l'indicazione dice Upper west side\Central Park. Non avevo dubbi su dove viveva. Questa nottata si appresta a diventare la più strana della mia vita.
Quando arriviamo al suo palazzo il portiere ci fa entrare. Ci mettiamo a fatica nell'ascensore e io e Martin per entrare facciamo un passo prima verso destra e uno verso sinistra.
Quando arriviamo in cima praticamente, l'ascensore si apre direttamente sull'appartamento.... che appartamento... È una Penthouse.
Una vetrata si estende per lungo tutta davanti a noi c'è solo un pianoforte. Un grande divano nero è davanti un caminetto immenso sulla destra. Dall'altra parte una cucina ultramoderna che si affaccia sulla sala.
Una grande scala a chiocciola sulla sinistra con sotto un corridoio buio occupa tutta la parte vicino all'ascensore.
<<Portiamolo su Tamara. So dov'è la sua camera.>>
Quando saliamo su, un corridoio lunghissimo con porte sia a destra che a sinistra ci circonda. Arriviamo alla porta di fronte e Martin apre la porta.
La camera del Signor hunter è .... Inquietante. Le pareti sono nere e le sue lenzuola di seta grigie del letto fanno sembrare questa stanza una camera mortuaria. Sui muri fotografie astratte in bianco e nero. Una cabina armadio spicca sulla sinistra.
Quando lo mettiamo sul letto, Martin gli toglie le scarpe, lo mette sotto le coperte e io ovviamente lo aiuto perché dice che è troppo pesante...e poi gli sfila la maglietta.
Rimango pietrificata. Un fisico da urlo. Ecco che ha. Definito, scolpito, abs tutti disegnati al punto giusto.
<<Ok Tamara. Possiamo andare. Lasciamolo dormire. Domani quando si sveglierà non si ricorderà nulla.>>
<<Ma se avesse bisogno di qualcosa?>>
<<Alle sei arriva la sua governante. Sono le due. Solo quattro ore.>>
<<Ah ok. Mi accompagni a casa?>>
<<Ma certo.>>
Ma proprio mentre stavamo andando via sentiamo la voce di Chris pronunciare il mio nome.
<<Tam...Tamara. Tamara sei qui?>>
Mi blocco, mi ghiaccio, mi pietrifico. Sapeva tutto il tempo che ero qui.
Quando ci giriamo ha gli occhi mezzi aperti e sbatte le braccia sul letto.
<<Signor Hunter, la signorina Tamara mi ha aiutato a portarla a casa. Lei era troppo ubriaco. Ora stiamo andando via.>>
<<Lei vada pure Martin. Ma Tamara resta con me.>>
Cosa? Cosa ha detto? Chiamate le forze armate.
<<Signor Hunter. Ho solo aiutato Martin. Non posso rimanere. C'è mio padre a casa sarà sicuramente preoccupato. Mi dispiace ma devo proprio andare.>>
<<TI PREGO!>> sbotta.
Martin mi fa segno come per dire rimani e annuisce alle parole di Chris. Io lo guardo e faccio un respiro profondo.
<<La porto a casa domani mattina, dopo che ho portato il signore in ufficio ...va bene? Vuole che avvisi suo padre?>>
<<No per carità. Gli mando un messaggio io.>>
<<D'accordo. A domani.>>
<<A domani Martin>>
Va via. Rimango da sola con l'ubriacone. È sveglio e si tira su fino a sedersi appoggiando la schiena alla testata morbida del letto.
<<Perché sei venuta?>> mi chiede
<<Perché Martin mi ha chiamata. Mi scusi se ho pensato che le potesse servire aiuto.>>
<<Mi dai del lei ora? Mi dai del lei dopo che oggi mi hai fatto incazzare davanti a tutti?>>
<<Beh. Mantengo le distanze. E dandoli del lei per me significa mantenerle.>>
<<Ed è quello che vuoi?>>
Mi guarda con due occhi mai visti prima. Due occhi che ha un cane bastonato. E la cosa mi dispiace perché collego automaticamente lui ad un cane e ammazzerei chi gli ha fatto del male. Quindi in questo caso mi darei una mazzata da sola.
<<Si.>> Sospiro.
<<Sei sicura?>>
<<Si.>>
Si avvicina e il lenzuolo scivola scoprendo tutto il suo busto tonico. Io mi allontano e lui mi prende una mano ma la scanso subito.
<<Cosa vuole signore?>>
<<Passa la notte con me.>>
<<Dormirò sul divano per quello che importa.>>
<<No dormi qui con me.>>
<<Non se ne parla>>
<<Non la tocco con un dito. Promesso. Ma non mi lasci da solo.>>
Oddio. Sta ammettendo che è un coglione e che ha bisogno di compagnia?
Mi fa segno di mettermi vicino a lui. Tolgo le scarpe e mi infilo sotto le coperte. Mi giro di lato e lui fa lo stesso fino a quando siamo di fronte l'uno all'altro.
<<Tamara.>> Dice
<<Signor Hunter. Mi dica.>>
Ride...
<<Sai nessuna donna dorme nel mio letto di solito.>>
<<Ah no?>>
<<No. Di solito le scopo negli hotel. Ma è un'altra storia. A te non scoperei mai in un hotel. Sei diversa.>>
<<Beh grazie tante.>> rispondo.
<<Prego dolcezza. Sai sei davvero molto bella e da vicino lo sei ancora di più. Sei il mio angelo stanotte>>.
Sbiascica. Ha la voce impastata dall'alcool e dice stupidaggini. <<Se fossi mia non ti farei mancare nulla.>>
Oh mio dio. Oh, mio dio.
<<Si...ehm dice così solo perché è ubriaco. Ma non importa. Domani non ricorderà nulla.>>
<<Può darsi ma intanto in vino veritas. Lo penso davvero. Accetta il posto. Entra nella mia società. Ti tratto come meriti. E se vorrai fare carriera basta che mi dimostri il tuo impegno e la tua costanza. So riconoscere gli sforzi e so dare i meriti a chi lo merita.>>
<<Buonanotte Signor Hunter.>>
<<Buonanotte Tamara. Pensaci comunque>>
Non gli rispondo e chiudo gli occhi. Sono davvero stanca. E vedo ormai tutto nero.
Il mattino dopo mi accorgo che non sono nel mio letto. E rullo di tamburi ...ho praticamente il signor Hunter addosso. Ha un braccio che mi circonda la vita e io sono supina ...quindi praticamente mi prende tutta... la sua testa sulla mia spalla.
Allungo il braccio destro verso il comodino e trovo mille chiamate di mio padre e venti messaggi di Lily.
Oh mio dio!!! Penso. Ho dimenticato di avvisare mio padre! Che stupida stupida!!! A quest'ora sarà andato dalla polizia, tra un po' vedrò gli elicotteri su Manhattan.
Faccio per spostarmi piano ma la sua mano mi stritola ancora di più il fianco.
<<Buongiorno.>> dice sottovoce.
Non gli rispondo ma provo a muovermi lo stesso. Al mio movimento apre di scatto gli occhi e mi salta sopra.
Porca miseria. È bellissimo. Ha tutti i capelli scombinati che gli ricadono sul viso. I suoi occhi azzurri appena sveglio, sono un mare cristallino in cui affogare dolcemente. Il suo corpo emana un calore pazzesco. Ma io rimango impassibile anche se sento qualcosa di duro attraverso le lenzuola. Non oso immaginare che dio anche quello lì, glie l'ha dato perfetto.
Ma che cazzo penso?
<<Terra chiama Tamara?>> Sorride.
<<Signor Hunter la prego di spostarsi. È alquanto imbarazzante e vado di fretta. SI SPOSTI CAZZO!!!>>
<<Sei troppo sexy quando ti arrabbi>> Dice rotolando sul suo lato. Si alza in piedi e ha solo i pantaloni della sera prima. Mamma mia. La sua schiena super muscolosa e tonica. Le sue spalle larghe...basta Tamara alzati e vai via da qui.
<<Vuoi fare colazione con me?>>
<<Non posso devo andare.>>
<<Ma tanto devi aspettare Martin>>
Cazzo ha ragione. Mi infilo le scarpe e lo seguo in cucina dove la sua governante ha già avviato la sua colazione. Ci sono uova, bacon, pancake e un po' di frutta di tutti i generi.
<<Buongiorno...signorina. Cosa le porto?>> La donna è dolcissima. Avrà sui cinquanta anni. Ha i capelli neri, mischiati con capelli bianchi. Ha un viso molto segnato. Sarà per il lavoro pesante che li tocca fare. Non saprei.
<<Signora, la ringrazio ma se mi dice come fare ci penso io...>>
Chris a momenti inciampa mentre si siede. <<Portali del caffè e un bavaglino Amanda. Non è sicuro con lei mentre ha del caffè in mano.>>
<<Come signore?>> risponde Amanda aggrottando la fronte.
<<Se non ho un bavaglino portali uno strofinaccio pulito. Va bene? Ora vai.>>
Chris ha un tono autoritario. Quasi mi fa innervosire. Mi viene voglia di dirli chi cavolo si crede di essere. Ma questa è casa sua e può fare quello che vuole. Così mi siedo in silenzio o quasi...
<<Senta signor Hunter. La ringrazio ma non la permetto di prendermi in giro. Ieri è stato un incidente e io andavo abbastanza di fretta come ora. Devo andare via subito, mio padre è preoccupato.>>
Alza gli occhi dal piatto e ingoia il boccone.
<<E tua madre?>> risponde secco senza dare attenzione a ciò che gli ho detto.
<< Sicuro sa che non sono in casa. Ora la prego. Non voglio metterle fretta, chiami Martin.>>
Non mi va di aprirmi con lui su mia madre.
<<Me la stai mettendo alla grande. Senti fai una cosa mangia. Martin è già in strada e io devo esser in ufficio tra venti minuti. Quindi datti una calmata.... Nel caso parlerò io con tuo padre.>>
Cosa? Apro gli occhi e mentre Amanda mi versa il caffè e va via, Chris me lo indica con la forchetta dicendomi di fare attenzione. Metto il broncio e lui ride. Ha un sorriso davvero magnifico. Finita la colazione ringrazio Amanda prendo la giacca e ci avviamo verso l'ingresso.
Martin finalmente arriva e ci avviamo verso l'ufficio del Signor Hunter. Quando arriviamo si sistema la giacca prima di scendere. Martin apre la portiera ma lui gli ordina di chiuderla e attendere un minuto.
<<Ascolta Tamara...io...>> Si schiarisce la voce. <<Ti ringrazio per ciò che hai fatto ieri. Ma la mia proposta è sempre valida. Pensaci.>>
<<Cosa ricorda?>>
<<Oh tutto ricordo. Soprattutto quando stamattina a petto nudo ero su di te...>> Mi bacia una mano, da un colpo alla portiera e Martin apre lo sportello permettendoli di scendere. Mi guarda ancora una volta in macchina...<< E fai la brava.>> chiude lo sportello e lo vedo incamminarsi verso l'ingresso con l'aria da padrone. È davvero molto bello ed ha proprio il fascino di un CEO aziendale.
Martin finalmente mi porta a casa e quando entro trovo mio padre seduto in salotto con il telefono di casa in mano e il suo cellulare sul tavolinetto al centro della stanza. Ha un'espressione arrabbiata. Dio mio. E ora chi glie lo spiega?
<<TAMARA! CRISTO SANTO DOVE SEI STATA? TI HO CERCATA TUTTA LA NOTTE!!!>>
Urla. Ha la vena in testa marchiata dalla rabbia. Non vorrei che gli venisse un infarto.
<<Papà ehm ...come dirtelo.>>
<<Eri con un ragazzo?>>
No un cazzone ubriaco vorrei dirli.
<<Non proprio. Mi ha chiamato un amico che aveva bisogno per un suo amico... gli serviva aiuto perché era troppo ubriaco. Quindi ho dormito a casa sua perché poi si è fatto tardi. Ma ora calmati perché sono qui sana e salva!!!>>
<<E da quando tu hai amici maschi?>>
<<Da ora. Ascolta papà non sono più una bambina. Sono grande abbastanza per cavarmela. E ora scusa avrei da fare.>> Faccio per salire le scale ma vengo bloccata dalle parole di mio padre.
<<Invece non ti rendi conto che viviamo a New York ed è una delle città più pericolose del mondo!!! Quindi scusami se mi preoccupo come farebbe un padre. Ora vado al lavoro. Ma chiama tuo fratello e dilli che sei a casa era molto preoccupato.
<<Anche oggi?>>
<<Si Peter, il mio collega ha la febbre.>>
<<Capisco...>>
<<Tuo fratello mi raccomando>>
<<Hai chiamato Jacks?>>
<<Si, pensavo che eri con lui.>>
<<Ma no , immagino che sarà andato nel panico.>>
<<Chiamalo Tamara.>>
<<D'accordo.>>
Mio padre prende le chiavi della macchina vicino la porta e va via ovviamente sbattendo la porta di casa come per far valere la sua autorità. Sbruffo e mi preparo un bagno caldo ne ho proprio bisogno.

Nel tardo pomeriggio chiamo Jacks spiegando la situazione e dicendo che papà si preoccupa troppo. Jacks è d'accordo con me sul fatto che ormai siamo grandi, ribadisce che però ha preso un colpo quando papà gli ha detto che non ero a casa. Lo sento abbastanza scocciato quando gli dico che ho dormito fuori. Sbotto, come lui anche io ho una vita, degli amici e delle persone che conosco. Insinua che abbia dormito fuori per spassarmela con qualcuno ma non è così...
<<E anche se fosse Jacks? Insomma, tu sì e io no?>>
<<Ma tu non hai mai avuto una storia seria. Non sei mai andata oltre. E la prima volta è importante.>>
<<Diceva quello che l'ha fatto la prima volta con la troia del liceo.>>
<<È diverso. E comunque ho ragione. Io ti conosco, ti pentiresti. Quindi valuta bene prima di fare certe scelte...ma soprattutto tienimi informato...d'accordo?>>
<<Su cosa scusa?>>
<<Tutto!>>
<<Non c'è nulla da dire...>>
<<Sese....ciao sorellona...>>
<<Ciao Jacks...>>
Metto giù.

Riguardo il telefono. Dovrei chiamare Lily ma non ho voglia. Gli mando un messaggio e gli dico che ci vediamo domani sera al Dive dove gli racconterò tutto. Dopo i primi messaggi pieni di insulti, dove poi non fa altro che spronarmi a sputare il rospo, si arrende e finalmente riesco a farmi un bagno e lo shampoo. Infilo una tuta della Nike e i calzettoni comodi per casa. Mi lego i capelli in una coda e apro il mio portatile in cerca di nuovi lavori.
Mando qualche curriculum e poi mi viene in mente di uscire un'attimino per andare al pubblix qui vicino a fare un po' di spesa. Il frigo è quasi vuoto.
La sera mio padre torna e per farmi perdonare ho preparato una parmigiana all'italiana e ho preso del vino rosso. Mio padre sembra un po' restio ma quando gli chiedo scusa per la millesima volta e gli dico che gli voglio un mondo di bene , si alza dal tavolo e mi abbraccia le spalle mentre sono seduta , dandomi un bacio in testa e dicendomi che sono perdonata ma di non farlo più, la prossima volta al massimo li lascerò un messaggio sul telefono o un bigliettino a casa.
Guardiamo il Big Brother fino a quando mio padre non si addormenta sulla poltrona. Lo copro con un plaid e vado in camera mia.
Sono nel mio letto, finalmente, domani è un altro giorno.



The big Forbidden Apple. I PARTE.WE BELONG TOGETHER.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora