1. ALLIE

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Cinque anni prima...

Oggi sarà una giornata perfetta, niente potrà andare storto.
Matt mi sta portando nel "nostro" posto speciale.
Come ogni anno, per il suo compleanno, è stato riempito di regali dai nostri genitori, parenti e amici. Tutti lo amano.
Alcuni potrebbero pensare che io sia gelosa e che vorrei avere i riflettori puntati su di me, ma si sbagliano. Sono felice di restare nell'ombra se c'è lui a farmi compagnia.
Lui c'è sempre per me, per qualsiasi cosa, e gli sono grata per quello che fa. Non è facile crescere con due genitori avvocati, che si aspettano sempre il meglio dai propri figli. O, meglio, dal proprio figlio. Sembra che si siano arresi con me, come se le loro attenzioni fossero uno spreco di tempo. Sono sempre stata un po' alternativa, maschiaccia e disordinata, sia nella mente sia nel cuore.
Col tempo ho capito che se loro non riescono a controllare qualcosa, la classificano come uno sbaglio. Ecco, per loro, io sono sbagliata.
L'unico momento in cui non mi sento così è quando sono con Matt. Lui mi capisce come nessun altro, senza bisogno che io mi spieghi.
È il miglior fratello che possa desiderare.
Da un anno intero metto da parte la paghetta per prendergli un regalo scelto da me, non come quelli di mamma e papà che finiscono nell'armadio o in una scatola in fondo a qualche cassetto.
No, il mio gli piacerà, ne sono sicura.
È un braccialetto di cuoio, semplice ma d'impatto, come lui. Gli ho fatto incidere sopra la parola "sempre" su una placchetta d'argento, perché nella mia vita questa è l'unica certezza che ho. Qualunque cosa accada, noi ci saremo sempre l'uno per l'altra. Sempre.
Stringo la scatoletta nera fra le mani, mentre guardo fuori dal finestrino e mi chiedo quanto manchi all'arrivo. In realtà lo so benissimo, ci andiamo tutte le settimane. Sono solo impaziente di vedere la sua faccia quando lo vedrà.
Mi giro a guardarlo, concentrato sulla strada mentre canticchia la canzone che passa alla radio.

Oggi sarà tutto perfetto.

Mentre lo penso, il rumore delle gomme che strisciano sull'asfalto mi assorda. La scatola mi cade dalle mani. Guardo Matt, ma gira tutto troppo veloce e, senza avere il tempo di reagire, sbatto la testa contro il finestrino e poi sul cruscotto della macchina.
Tutto diventa buio e il rumore si trasforma in un silenzio assordante.

Apro gli occhi. Non so quanto tempo sia passato. Sbatto le palpebre, cercando di mettere a fuoco quello che ho davanti.
La prima cosa che vedo è il paesaggio sottosopra.
Giro la testa, ma un dolore lancinante mi pervade. La mia gamba sinistra è incastrata tra il sedile e il cruscotto dell'auto. Ciò che vedo è un groviglio di lamiere e plastica accartocciati. Il sangue mi va alla testa mentre cerco di divincolarmi.
La vista è offuscata, ma devo restare sveglia.

«Matt, non vedo bene. Riesci a uscire?». Allungo le mani e afferro la sua maglietta. «Matt, dobbiamo uscire. Mi aiuti a sbloccare la cintura? Sono incastrata... io... non riesco a muovermi». Più tento di liberarmi più la gamba mi fa male, ma devo provarci.
Strattono la cintura con forza, fin quando si sblocca e cado di peso per terra.
Mi trascino fuori dal finestrino distrutto e mi alzo sui gomiti, allungando un braccio all'interno dell'auto.

«Matt, prendimi la mano». Qualcosa di caldo e bagnato mi avvolge le dita. Lo scuoto più volte ma non risponde.

«Svegliati, Matt, dobbiamo spostarci dalla strada».

Nessuna risposta.

Il suono della sirena dell'ambulanza diventa sempre più forte e vicino, mentre il mondo sembra girare al rallentatore. Abbasso lo sguardo sulla mano, ora ricoperta di un liquido scuro.

SENZA FARLO APPOSTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora