3. ALLIE

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Testa o cuore? È la domanda del secolo.

Se dovessi ascoltare il muscolo cardiaco che da sempre mi procura solo problemi, prenderei le poche cose che possiedo e me ne andrei al college oggi stesso. Purtroppo non posso, perché attendo la risposta alla mia domanda d'iscrizione, inviata un mese fa.

L'ammasso di carne e ossa attaccato al mio collo, invece, mi dice di restare qui, al bar, e di non abbandonare le uniche persone che mi abbiano aiutata.

Voglio bene a Mark e Linda, sono come dei genitori per me: mi hanno tolta dalla strada, offrendomi un lavoro e un posto dove stare.
All'inizio avevo rifiutato di prendere le chiavi dell'appartamento sopra il loro locale, ma dopo una settimana passata a dormire sulle panchine della città mi hanno obbligata ad accettare. È piccolo, ma ha tutto quello che mi serve. Inoltre, mi basta scendere una rampa di scale per essere già al lavoro.

L'acqua fredda mi distrae dai pensieri, segno che sono stata sotto la doccia troppo a lungo. Giro la manopola fino a chiuderla e mi avvolgo in un asciugamano. Quando pulisco il vetro appannato, il mio riflesso è inquietante. Capisco perché tutti insistono nel dire che dovrei dormire di più: ho un aspetto orribile.

Apro l'asciugatrice e tiro fuori la maglietta che uso per dormire. La infilo senza prendermi il disturbo di stirarla e abbandono la divisa da lavoro sulla sedia vicino alla porta.
Ci ripenso, torno indietro e la piego con cura.
Tenere tutto sotto controllo è diventata un'ossessione, ormai, come se sistemare ciò che mi circonda potesse fare ordine anche nella mia testa. Magari fosse così semplice.

Prendo il blocco da disegno dal comodino e mi lascio cadere sul letto senza grazia. Mi sembra quasi di sentire la voce stridula di mia madre, che mi rimprovera per aver calpestato tutte le regole del "bon ton" o qualche altra stronzata, ma la scaccio via prima che s'insinui in testa. Non posso permetterle di controllarmi anche quando è lontana.

Vorrei disegnare ancora un po', ma sono più stanca di quanto pensassi, così appoggio fogli e matite in fondo al letto e mi sdraio a pancia in su. Resto a fissare il soffitto, sentendo le palpebre farsi sempre più pesanti.
Il rumore metallico della lavatrice è quasi rilassante. Nel giro di pochi minuti, mi accompagna in uno stato di momentanea tranquillità.

Momentanea, come sempre.

SENZA FARLO APPOSTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora