Capitolo 1.

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Oggi via Roma è affollata più del solito e la folla, il caldo, il sudore e i rumori mi peggiorano l'umore più di quanto non lo fosse prima. Ho sempre odiato questo genere di posti e questo la mia cara matrigna lo sa più che bene, proprio per questo quella sottospecie di ghiro pigro mi ha mandata a ritirare il suo pacco dall'Ufficio Postale.

Se si ritrova il water intasato dalle sue parrucche, non si deve lamentare.

Bah la odio. E il caldo me la sta facendo odiare ancora di più.

Mi viene da piangere.

Finalmente arrivo davanti la porta dell'Ufficio e appena entro l'aria condizionata mi si sbatte in faccia.

Ossigeno finalmente.

Ritiro il pacco, firmo i documenti ed infine esco.

Ciao ancora inferno.

Mentre esco sbatto contro un tizio. Non l'avessi mai fatto, mi cade il pacco, il telefono e pure la mia fonte di acqua che scoppia come se fosse una bomba e bagna tutto il pavimento.

Ah.

Impreco.

Ovviamente senza menzionare Dio, sono una tipa religiosa io.

Mi viene da ridere, non è vero.

Ecco ora oltre ad essere incazzata sono pure imbarazzata.

Non guardo neanche la figura con cui sono andata contro e mi chino subito sbuffando a recuperare il telefono, lo accendo un attimo per vedere se funziona ancora, e come se fosse impazzito inizia ad aprire applicazioni a caso e ad accendersi e spegnersi. Fantastico, ora devo pure cercare lo scontrino dell'assicurazione.
Con uno sbufffo metto il telefono nella borsa accanto a me e alzo lo sguardo; il tizio mi sta offrendo la mano per rialzarmi, io ovviamente afferro. Mano gelida tra l'altro. Inquietante dato che io sto sudando come una foca.

Appena l'afferro sento qualcosa di strano ma non saprei descriverlo.

Sarà il caldo.

Amanda stai dando di matto.

Finalmente mi alzo e guardo la persona davanti a me, strana tra l'altro; capelli neri lunghi quasi fino alle spalle, pelle chiarissima, naso pronunciato ma non orribile ed espressione calma ma severa. Indossa un completo semplice nero ma dall'aria costosa. Forse questo non ha capito che qui la gente a momenti esce in costume da bagno per il caldo. Bah.

A questo serve un po' di camomilla. Nonna Giusy la sa fare da Dio.

-Dovresti porre più attenzione quando cammini.- pronuncia in modo calmo e lento.

-Sì, mi scusi tanto.- e brava Amanda fai l'educata.

-Ti è caduta questa.- e mi porge una collanina argentata. La prendo tra le dita e la rigiro confusa, è bellissima: è sottile e ha come ciondolo una specie di pietruzza tra un misto di blu e azzurro, con un serpente che la circonda. L'ammiro con la bocca semi aperta, Cribbio sarà costata un'occhio questa, dovrei vendere i miei reni, il mio pancreas e la mia matrigna con le sue parrucche per raggiungere almeno la metà del prezzo.

-No, scusi ma questa non mi appartiene.- dico mentre alzo la testa, ma non lo trovo. Scomparso. Mi giro attorno per cercarlo ma non lo trovo. E ora che faccio?

Me la tengo vah.

Almeno saprò come nutrirmi il giorno in cui mi cacceranno da casa.

Esco definitivamente dall'Ufficio Postale sotto le occhiatacce delle donne della pulizia e me ne ritorno a casa.

Ora faccio una doccia che puzzo e vado a dormire.

Sì è un piano perfetto.

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La sensazione dell'acqua che mi scivola addosso è una di quelle per cui pagherei per viverla in loop. Ho un'ossessione per la doccia o comunque lavarmi, è come se venissi purificata dai miei peccati, da tutte le cose brutte che ho fatto e che continuo a fare. Apro gli occhi e prendo il mio bagnoschiuma alla mandorla, banale lo so, e lo applico in tutto il mio corpo ed infine lo sciacquo mentre richiudo i miei occhi.

Ogni goccia d'acqua che scivola nel mio corpo è un peccato in meno, anche la consistenza dell'acqua mi piace molto, limpida, leggera, fresca, trasparente, pulita. Fantastica.

Continuo a sentire le goccioline d'acqua scivolarmi addosso così leggere e veloci, finché non iniziano a rallentare; le sento lente e calde mentre mi bagnano il corpo. Non ho più quella sensazione di pulito, ma inizio a sentirmi sporca e appiccicosa. Cerco di levarle via, ma la consistenza liquida dell'acqua lascia spazio a qualcos'altro, quasi oleoso.

Apro gli occhi, e al posto di ritrovare la mia amata acqua trovo solo una cosa; sangue. Sangue, sangue, sangue e ancora sangue. Cerco di urlare, ma è come se non avessi più la voce; mi sembra come uno dei miei incubi o delle mie paralisi, solo che ora è tutto reale. Ciò che mi sta accadendo è vero, non un sogno.

Ed ecco che all'improvviso, immagini sfocate iniziano a farsi intravedere dai miei occhi. E come per magia sto correndo in un bosco, umido e freddo, non so minimamente quello che sta accadendo, l'unica cosa che so è che devo scappare. Non indosso neanche i miei vestiti, anzi indosso una specie di abito, uno di quelli antichi degli anni '800, sento perfino il corsetto che mi stringe fin troppo il petto e non mi lascia respirare bene. Il corpo mi sembra solo un abito che indosso, ne sono sicura, non è mio. Tutto ciò mi sembra da pazzi, possa essere un'allucinazione? Zia Marghe mi ha messo della cocaina nel brodo? ne dubito (non per la cocaina, ma per l'allucinazione), sento tutto, sento il mio cuore che batte all'impazzata, le scarpe troppo scomode per correre che fanno male ai miei piedi, l'abito che si strappa incastrato tra i rametti e i cespugli e il mio viso sudato graffiato da quest'ultimi e da rovi.

Poi all'improvviso inizio a sentire qualcuno da dietro urlarmi contro, vorrei fermarmi per chiedere cosa stia succedendo, ma automaticamente continuo a correre, è come se inconsciamente io sapessi che sono loro le persone da cui io in questo momento sto scappando.

Le mie teorie vengono confermate quando sento uno di loro urlare -Crucio!- e vedere una forte luce scontrarsi contro un albero che cade. Mi hanno mancato.

Gesù morirò me lo sento.

Come hanno fatto ad abbattere un albero senza motosega? cioè non che sia la cosa più strana che mi sia accaduta fin'ora. Insomma sto correndo da non so chi in un fottuto bosco. Oh Maria, magari quando sono scivolata sta mattina sono morta e ora sono all'Inferno.

Ora mi viene da piangere seriamente.

Poi penso a quello che hanno detto.

Crucio.

Mi sa che è latino.

Sfrutto tutte le mie capacità latine di seconda liceo e cerco di tradurre.

Mi viene da piangere, non mi ricordo neanche le declinazioni.

Continuo a correre mentre cerco di tradurre.

Crucio...deriva da cruciatus probabilmente...io torturo!

Wow rassicurante.

Dunque mi vogliono sul serio morta questi. Intanto che corro sento loro che mi lanciano altri incantesimi o maledizioni. Dio ma dove sono finita.

Continuo a correre e a schivare, finché non trovo davanti a me una casetta tutta bianca. Mi fermo e automaticamente tutto cessa. Io riapro gli occhi e mi ritrovo ancora nella doccia, con al posto del sangue la mia carissima acqua.

Oh. Santo. Dio.

inutile. // draco malfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora