capitolo quarantanove

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per essere onesta, quando harry arrivò qui, non pensavo che avrei voluto che rimanesse o no ma adesso visto che se ne andrà presto, voglio che rimanga. non voglio che se ne vada, mai. vorrei che rimanesse qui ma dopo aver parlato con sua madre al telefono, voglio tipo che ritorni a casa.

camminai nella mia stanza fino al letto, dove mi distesi di nuovo vicino ad harry.

"quindi, di cosa avete parlato voi due?" chiese, mettendosi su di me in modo da potersi coccolare contro me.

scrollai le spalle. "solo cose."

"cose?"

"si, cose."

"piccola" disse, sembrando quasi un lamento. "piccola, seriamente."

"cosa vuoi, harry?"

"dammi i dettagli."

"i dettagli?"

lo sentii annuire contro la mia spalla. "si, tipo di cosa avete parlato te e mia mamma per così tanto. sei stata nel salone a parlarle per quasi un'ora."

"abbiamo solo parlato di te."

"di me?"

annuii. "stava pensando quanto gli mancassi, era di questo."

"ha detto che le manco?" chiese, sorridendo un poco. "veramente?"

"si, perché sei così sorpreso?"

"oh non lo so" disse, scrollando le spalle. "me l'aveva detto prima di parlare con te, solo non avevo pensato che te l'avrebbe detto."

"penso che l'ha fatto perché ti vuole a casa. hai bisogno di tornare indietro."

aggrottò le sopracciglia a me. "veramente vuoi che vada a casa? prima mi hai appena detto che volevi che stessi qui. sei così confusa, piccola."

"no, non voglio che te ne vada" gli dissi. "è solo... mi sento come se ti stia custodendo da tua mamma e tua sorella e i tuoi amici per alcune ragioni. non lo so."

"quindi questo è il motivo per cui vuoi che me ne vada?" chiese e io annuii. "allora, me ne andrò domani comunque, quindi ritornerò indietro se lo vuoi davvero."

"già ho detto che non voglio che te ne vada ma devi" dissi, sedendomi e prendendo il cuscino, colpendolo con esso. "solo stai zitto a riguardo."

"piccola..."

"cosa vuoi adesso, harry?"

"stai piangendo?" chiese.

mi distesi di nuovo e scossi la testa. "no. i miei occhi stanno solo lacrimando."

"tutti lo dicono quando piangono" disse, ridendo leggermente. "ma seriamente, cosa c'è di male? stavi bene solo qualche secondo fa."

"non stavo mai bene, harry."

"cosa intendi?" chiese. "jordan, parlami."

"io solo... non capisci quanto questo sia difficile per me."

"quanto difficile cosa per te? non capisco cosa stai cercando di dire..."

ruotai gli occhi, allontanandomi da lui. "prima che venissi qui, ero lesbica."

"lo so, continua."

"come ho detto, prima che tu venissi qui, ero gay e non avevo pensato che tu saresti effettivamente diventato qualcosa, sai?" smisi di parlare e lui annuii. "quindi quando sei voluto venire , non ci ho pensato molto ma quando sei effettivamente arrivato, mi sono accorta che mi piacevi però una piccola parte."

"ti piaccio molto" sogghignò. "ma continua."

"comunque, quando effettivamente hai cominciato a piacermi, ho cominciato ad impazzire e adesso noi siamo... beh non so nemmeno cosa siamo e adesso te ne stai andando e io non so cosa fare."

presi le coperte e le tirai su di noi, sperando che harry non avrebbe detto nient'altro ma dopo qualche minuto, lo sentii parlare di nuovo.

"torna in inghilterra con me."

pensai a dire di si ma invece scossi la testa. "non posso."

"perché no?"

"solo non voglio adesso, non mi piace viaggiare."

fu calmo per qualche minuto. "allora... bene. pianificherò una visita per ritornare qui in modo da vederti ma prima di questo, abbiamo i messaggi, le chiamate e skype, si? quindi... di cos'altro avete parlato tu e mia mamma?"

"voleva sapere se stavamo insieme perché non ha capito veramente perché tu volessi venire in america per vedermi così tanto."

"cosa le hai detto?" chiese. "sulla cosa dello stare insieme."

"ho detto che non eravamo ancora fidanzati e per la mia opinione, è sembrata tipo arrabbiata per questo."

"allora, vuoi fidanzarti?" chiese, allungando il collo e baciandomi sulla guancia. "per favore? volevo chiedertelo ieri ma non l'ho fatto perché ero spaventato."

"perché eri spaventato?"

"perché ero impaurito che avresti detto di no" sospirò. "non lo so."

"si."

"si?" domandò.

"si." ripetei di nuovo. "voglio dire si, harold."

"si ad essere la mia ragazza?"

scrollai le spalle ma sorrisi. "si, certo, perché no?"

Spazio me
In questi giorni posterò l'ultimo capitolo. Non sono pronta ad abbandonare questa storia...

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