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È una giornata come le altre nella città sotterranea, o meglio, sempre la stessa merda.

Anzi no. Quasi scordavo che era il mio compleanno, chissà se mamma e papà se lo ricordano.
Ma non mi interessa, non voglio mettergli alcuna pressione. Papà sta lavorando e mamma...beh anche lei.

Non fanno altro che lavorare e lavorare, e non riesco nemmeno a capire se lo fanno per noi o per qualcun'altro, dato che ogni fine mese un uomo si presenta alla nostra porta pretendendo la metà dei nostri guadagni.

I miei ancora non mi hanno detto nulla, pensano che io sia stupida? Capisco perfettamente che qualcosa non va, considerando che quasi ogni sera papà torna a casa in lacrime.

Dovrebbe essere sera in teoria, abbiamo un piccolo orologio in cucina e da poco ho imparato a leggerlo. Sono così fiera di me.

T/N: "Ma dove sono..."

Un istante dopo la porta si apre. È mamma, sfatta, come al solito, che entra in casa e senza neanche salutarmi si dirige sul letto.

T/N: "Ciao mamma!"

Le dico sfoggiandole il mio più bel sorriso. Non era facile qua, ma una delle due doveva essere forte e se lei non ci riusciva, ce l'avrei fatta io. La vita per noi donne qua era un inferno, nella città sotterranea quasi tutte le ragazze finiscono nel circolo della prostituzione. Fra esse, anche mia madre. Che schifo.

Un'oretta dopo entra anche papà.

T/N: "Bentornato a casa papà!"

Papà: "Ciao piccolina, buon compleanno"

Chiude la porta alle proprie spalle per poi venire ad abbracciarmi. Papà invece era un barista, sicuramente un lavoro più dignitoso di quello di mamma.

T/N: "Ora che ho 15 anni posso venire a lavorare con te? Posso aiutarti sono grande!"

Papà: "T/N lo sai che non puoi, ti prometto che un giorno avremmo abbastanza soldi per andarcene da qui. Magari andremo nel Wall Maria e apriremo un bar tutto nostro lì!"

Annuisco speranzosa, lui invece mi sorride. Non sembrava crederci molto, forse vuole solo rassicurarmi.
Continuiamo a fissarci per qualche secondo, persi nei nostri pensieri, fino al momento in cui dalla propria tasca tira fuori un accendino e me lo mette davanti al volto.

Guardavo la fiamma ammaliata da quel colore. Mi riscaldava il volto e mi illuminava gli occhi.

Papà: "Dai T/N esprimi un desiderio!"

Chiudo gli occhi unendo i palmi delle mani e iniziando a pensare a cosa desiderassi più di ogni altra cosa al mondo.

trovare i soldi necessari per portare via da qui la mia famiglia. Non ci meritiamo questa vita.

Soffio e in un attimo la fiamma si spegne, lasciando me e mio padre circondati dal buio di quella stanza.

2 mesi dopo

Ero al locale con papà e stavo pulendo uno dei tavoli presenti. Alla fine l'ho convinto e sono circa 3 settimane che lavoro con lui.

Pensavo molto peggio, ogni tanto ricevo commenti poco gradevoli dai soliti ubriaconi ma oltre a quello niente di che. Anzi, essendo una bella ragazza ricevo molto spesso delle mance.

È raro che qualcuno metta le mani dove non debba metterle, e quando succede cambio tavolo. Tutto sommato le cose vanno bene, non capisco perché papà tornava piangendo dal lavoro!

T/N: "Ecco a lei signore quello che-"

Improvvisamente 5 uomini varcarono la soglia del locale sbattendo la porta.
Lasciai cadere il vassoio dallo spavento e corsi a nascondermi nel piccolo magazzino sul retro.
Riuscivo ad intravedere cosa stesse succedendo tra le piccole fessure della porta in legno.
Il loro volto era coperto da un passamontagna nero e uno di loro aveva un coltello in mano.

L'uomo si avvicinò pericolosamente a mio padre tenendo il coltello saldo verso di lui.

X: "Dammi tutti i soldi che hai"

T/N: "N-No..."

Sussurravo portandomi le mani alla bocca. Trattenevo le lacrime per poter continuare a vedere bene.
Non era possibile, tutto il duro lavoro buttato per dei poco di buono come loro!

Mio padre sta per aprire la cassa, quando improvvisamente altre 5 persone fanno capolino all'interno della nostra locanda.
Indossano una divisa, abbastanza ridicola devo dire, un mantello verde con un cappuccio e...delle cose di metallo sui fianchi? Li ho visti un paio di volte in azione e con quelle cose riescono a volare. Sarebbe bello averne uno.

Mentre quelli stavano per lottare mi avvicinai a mio padre e lo abbracciai.

T/N: "Papà chi sono quelli?"

Papà: "Quello è il corpo di guarnigione, stabiliscono l'ordine in città"

Li guardo catturare quei criminali, abbracciando mio padre e asciugandomi per bene le lacrime.
Mio padre non fa altro che ringraziarli, ed io con lui.

Papà: "Possiamo offrirvi qualcosa?" dice lui continuando a stringere la mano ad ognuno di loro.

Gli altri 5 cattivoni invece erano in un angolo del locale, legati ed imbavagliati. Non possono muoversi e questo mi rassicura.
Intanto mio padre è riuscito nel suo intento. I soldati si siedono ai tavoli ed io inizio a portargli qualcosa da bere.

Forse ci avevano preso un po' troppo gusto, fatto sta che in meno di un'ora si erano già finiti 6 caraffe di birra!
Mi avvicino ad uno di loro, casualmente il più ubriaco di tutti, e, sfoggiando un sorrisetto ambiguo e i miei bellissimi occhioni gli metto una mano sulla spalla.

T/N: "Mi faresti provare quello?"

Dico indicando le cose che aveva sui fianchi, lui non fece altro che guardarmi ed annuire.
Ok, era fatta, probabilmente domani non si ricorderà nemmeno di avermi mai vista.
E così usciamo insieme dal locale, andando in una zona più isolata della città. Ci dirigiamo affianco alle pareti della grotta e si toglie quelle cose per poi passarmele ed aiutarmi a metterle.

Soldato: "Si chiama Movimento Tridimensionale"

Annuisco facendomi aiutare nel metterle.
E così le cose avevano un nome. Buono a sapersi dato che a partire da ora saranno mie.

T/N: "GUARDAMI! GUARDAMI"

Gridavo estasiata, stando perfettamente in piedi al primo tentativo.

Soldato: "Il tuo è un talento"

Dice il ragazzo con le guance rosse, era ancora ubriaco. Si sente lontano un chilometro il suo alito puzzolente. Bleah.

T/N: "Come faccio a...volare?"

Il piano? Beh non avevo un piano! Forse sarei partita e non mi avrebbe più trovata. O almeno speravo.
Lentamente inizio a capire, quasi non credevo esistessero marchingegni simili.

T/N: "GUARDAMI STO VOLANDO"

Gridai allontanandomi lentamente, schiantandomi contro un muro poco più in là. Potrebbe sempre andare peggio. Scommetto che non riesce a trovarmi da quanto è ubriaco.

T/N: "Wow, che botta..."

Mi alzo in piedi dopo essermi massaggiata il sedere. Mi guardo alle spalle e, proprio come immaginavo, non c'era nessuno, così inizio a correre verso casa felice come una bambina. Questo è il regalo di compleanno che non ho mai ricevuto per 15 anni, il mondo si sta solo sdebitando con me.

Nell'ombra - Levi x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora