Chapter 1

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Ormai avevo deciso, avrei messo in vendita la nostra casa; è troppo grande per me e non riesco a mantenerla, le spese sono troppo elevate. Avevo tre giorni per sgomberarla totalmente perché poi sarebbe arrivata l'agenzia immobiliare che doveva occuparsi della messa in vendita. Affranta e delusa per la situazione, decisi di andare a prendere una boccata d'aria e andare a fare un giro, necessitavo di liberare la mente; quindi presi il giacchino di jeans, era settembre e non faceva ancora tanto freddo da congelare con il giacchino di jeans, le chiavi di casa, indossai le mie amate scarpe da tennis e uscii dall'abitazione in direzione del parco dove io e mio fratello andavamo sempre a giocare e vedere le stelle durante l'estate.

Arrivata lì, mi sdraiai sull'erba e osservai il cielo, che si tinteggiava piano piano di rosa e arancio mentre la calda palla di fuoco che illuminava costantemente le nostre giornate si nascondeva dietro il confine tra terra e mare. In quell'istante mi passarono davanti agli occhi tutti i momenti trascorsi con mio fratello, le risate, i sorrisi che ci eravamo dedicati per tutta la vita, le lacrime versate e asciugate promettendoci che non ci saremmo mai lasciati; ma quelle promesse se le prese il vento e non ce le restituì più. Lacrime amare solcarono le mie guance e in poco tempo colorarono i miei occhi chiari in rubini lucenti che corrodevano le orbite, la nostalgia tornò a galla e il dolore che negli anni avevo soppresso, o meglio messo da parte, si impossessò del mio corpo.

La tristezza accompagnò questo pianto silenzioso, continuai a fissare il cielo intanto che stille di acqua salata scendevano giù fino a toccare il terreno; a denti stretti sussurrai quasi avessi paura di farmi sentire da qualche passante:

«Tu sapresti sicuramente come tirarmi su in un momento come questo, quanto vorrei che fossi qui con me...»

Portai un braccio davanti agli occhi nel caso qualcuno attraversasse quella zona del parco; odiavo farmi vedere piangere perché lo ritenevo un segno di debolezza e nella mia vita avevo imparato a non mostrarmi agli altri in queste situazioni. Tuttavia, in quel istante, qualcuno passeggiò per il sentiero che costeggiava la sponda dove mi trovavo io ed era l'ultima persona che mi sarei immaginata di incontrare dopo tutto quel tempo.

«Te l'ho detto un'infinità di volte che le lacrime rovinano quel bellissimo visino, nonostante tu sia bellissima anche quando piangi.»

All'udire quella voce mi pietrificai, pensavo di star sognando, di avere le allucinazioni, era impossibile che fosse seriamente qui, a qualche metro da me, ma una volta liberata la mia visuale dal braccio che la ostacolava, ogni mia giustificazione crollò, nella stessa maniera in cui mi sentii crollare io nonostante il mio corpo aderisse completamente al suolo. Le parole morirono in gola, la quale si seccò per l'emozione, mentre le lacrime aumentarono copiosamente, inumidendo il mio viso come il mare bagna la sabbia.

Il suo tocco non era cambiato dall'ultima volta che avevo memoria, sicuramente più virile dovuto alla crescita, ma sempre delicato e morbido, un velo che leggiadro si posava sul mio corpo e lo accarezzava involontariamente ad ogni mio movimento. Nemmeno il suo sorriso era cambiato, ampio, caldo, che si espande fino ad occhi e orecchie, che ne diventavano l'allungamento; era tutto come una volta, io e lui insieme, anni più tardi.

Sollevai il busto posizionandomi seduta con le gambe distese mentre lui si sedette accanto a me incrociando le gambe, mi guardò negli occhi ed esordì, asciugandomi lentamente e delicatamente una lacrima che scendeva solitaria:

«Vedo che non sei cambiata affatto dall'ultima volta che ci siamo visti, sei rimasta sempre la solita frignona...»

Sorrisi spontaneamente e, tentando di asciugarmi le lacrime che si erano finalmente fermate, risposi, tirando su con il naso per quanto avevo pianto:

«E' colpa tua se sono in questo stato...e poi non sono mai stata una frignona.»

Il mio interlocutore scoppiò a ridere e controbatté tra una risata e l'altra:

«E invece eri una frignona di prim'ordine, piangevi anche per le cose più insignificanti.»

Gli diedi un leggero spintone e replicai, cercando di trattenere le risate e mettendo su il broncio per sembrare offesa:

«La smetti di prendermi in giro?!»

Lui ridacchiò di nuovo, con me al suo seguito; successivamente il suo sguardo divenne dolce, accompagnato dagli occhi cioccolato, lucidi come l'uvite, prese la mia mano tra le sue e la strinse accarezzandone nel contempo il dorso con il pollice.

«Non ti sto prendendo in giro, sto dicendo la verità. Sei una frignona, ma sei la mia frignona.»

Ero sul punto di piangere un'altra volta ma riuscii a trattenermi grazie alla mia grande forza di volontà; lui spostò la mano dalla mia e la portò al mio viso, carezzandolo con il dorso delle dita e il pollice. Lo guardai con i miei occhi amazzonite, lucidi per l'emozione di averlo lì con me, finalmente dopo anni, ed affermai con uno sorriso tremolante:

«Mi sei mancato...»

E lui, con il suo solito bellissimo sorriso enorme che gli incorniciava l'espressione contenta, replicò:

«Anche tu mi sei mancata...sorellina...»

Step 1,2,3 and 1,2,3 Let's go [Wooyoung x reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora