Cap. II "Taemin "

62 5 2
                                    

Si coprì i capelli bagnati con il cappuccio, l'aria fredda della sera gli pizzicava la nuca mentre scendeva lungo il vicolo che menava alla strada principale. Terminò di chiudesi la felpa tirando la cerniera fino in cima, sentendo un brivido percorrergli le membra ancora umide dalla doccia. Raggiunse la fermata degli autobus accanto al parcheggio e si sedette sulla panchina di ferro oramai arrugginita. Mentre attendeva giocherellò con le chiavi della palestra che aveva in tasca.
La strada intorno era deserta, ad eccezione di un tizio con l'impermeabile dalla parte opposta della strada che parlava al telefono. L'eco della sua voce risuonava ovattata nel silenzio della via. Probabilmente stava chiamando un taxi. In lontananza risuonava il frastuono della metropoli.

Taemin salì sul primo autobus che passò, senza badare alla direzione. Scelse a caso anche la fermata, la terza poiché tre erano i ristoranti che aveva notato lungo il tragitto. Appena scese, attraversò la strada e salì su un altra corriera diretta in senso contrario, verso il centro di Seoul e di nuovo scelse la fermata fortuitamente, contando i passeggeri presenti.
Difficilmente qualcuno sarebbe stato in grado di seguirlo. Mantenne nondimeno attiva la contro-sorveglianza, finché non fu certo che ogni persona incontrata o vista non costituisse una potenziale minaccia. Persino quando salì sull'autobus, la cui direzione coincideva con la sua, controllò con meticolosa cura ogni passeggero, ma c'erano solamente una dozzina di persone anziane e due uomini sopra la cinquantina. Valutando le corporature, la probabilità che uno di loro fosse un suo inseguitore diminuiva dello zero virgola cinque percento. Scelse lo stesso un sedile sul lato posteriore per aver chiara la visuale di ognuno.

Il rombo del motore sovrastò il sommesso vociferare dei passeggeri e il mezzo partì dirigendosi fuori Seoul, verso le colline adiacenti la metropoli

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il rombo del motore sovrastò il sommesso vociferare dei passeggeri e il mezzo partì dirigendosi fuori Seoul, verso le colline adiacenti la metropoli.
Taemin posò lo zaino sul sedile accanto e rilassò la schiena appoggiando la testa sullo schienale. Sentì le tempie pulsare e la stanchezza invadergli le membra. Si tirò indietro il cappuccio e i capelli ormai asciutti si sparpagliarono sulla fronte in pittoresco disordine.
Quel gesto attirò l'attenzione di uno dei due uomini sopra la cinquantina, seduto un paio di sedili più avanti, il quale si girò a fissarlo. Era occidentale, probabilmente un tedesco o un inglese, a giudicare dai capelli biondo platino e gli occhi azzurri. Taemin lo ignorò abituato a quel genere di sguardi. Che fossero uomini o donne il motivo era sempre lo stesso.
Taemin era cosciente della propria bellezza delicata, quasi femminea; in passato si era rivelata uno strumento utile, ma era stata anche il suo peggior incubo.
una smorfia amara si disegnò sulle sue belle labbra mentre lasciava vagare lo sguardo sulle colline inondate dalla luna. Quella stessa luce gli carezzò il viso fondendosi col colore argenteo dei capelli.

Una nuvola oscurò la luna inghiottendo il paesaggio circostante, le luci gialle e fioche dell'autobus tornarono a illuminare le forme abbozzate dei sedili.
Quella tenue luce lo trascinò con sé nella lontana infanzia, i ricordi, stipati nel profondo, riemersero all'improvviso, sgretolando con prepotenza le sue difese inconsce. Taemin lottò per ricacciarli indietro, per non lasciarsi travolgere. La testa prese a giragli, i battiti del cuore aumentarono sempre più velocemente, ebbe la sensazione di non riuscire a respirare, la vista si annebbiò, cercò a tastoni con la mano tremante la tasca esterna dello zaino dove teneva i farmaci; riuscì a prenderli, ma la mano scossa da fremiti lasciò cadere il flacone con le preziose pastiglie.
Dovette farne a meno, dopotutto non era la prima volta che aveva un attacco di panico. Poi sentì una mano sfiorargli la schiena mentre un altra gli porgeva il barattolo dei medicinali; <Are you ok?> la voce dell'uomo era vicina, anche troppo.
Debolmente cercò di scansarlo mentre riacquistava il controllo, ma il barattolo cadde nuovamente a terra. L'uomo pazientemente lo raccolse e lo aprì porgendogli due pillole < one, two?> chiese.
Taemin girò la testa verso di lui, l'anello sul labbro inferiore sfavillò nella penombra.
<one...> rispose con un roco sussurro. L'uomo gli mise una pillola nella mano , Taemin la inghiottì e si abbandonò all'indietro chiudendo gli occhi mentre attendeva l'effetto.

Destroy me more...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora