Cap. VII "Il tremendo equivoco"

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Taemin rimase accasciato per l'intera durata del tragitto, mentre pensieri frenetici gli divoravano la mente. Jungkook sorrideva soddisfatto osservando le sue reazioni, le espressioni del suo bel viso mutare in continuazione in preda alla frustrazione. Si sarebbe divertito assai con quel rifiuto della razza umana. Non avrebbe avuto la minima pietà, conoscendo i misfatti di cui si era macchiato.
Finalmente raggiunse l'alto edificio lussuoso dove aveva affittato il suo appartamento; lasciò l'auto lungo il viale alberato illuminato dai lampioni e cavò di peso Taemin fuori dall'auto.
Il suo corpo tremava visibilmente mentre lo trascinava verso l'ingresso e poi nell'ascensore. Aveva paura? Doveva averne, considerato quello che gli avrebbe fatto.

Giunsero al sesto piano dell'edificio.
Un lungo corridoio si snodava dinnanzi al loro, un paio di porte per ogni lato. Jungkook si diresse verso il secondo accesso sulla destra, trascinando di peso Taemin, al quale pareva avessero invalidato le gambe e, una volta entrato, si richiuse faticosamente la porta alle spalle, lasciando andare il corpo inerte dell'altro sul pavimento dell'ingresso.
Dovette riprendere fiato prima di sfilarsi di dosso il cappotto e le scarpe.
Ora faceva pure il peso morto, pensò con disprezzo, il suo ultimo e ridicolo tentativo di opporre resistenza.
Si chinò sulla figura accasciata ai suoi piedi per eseguire la medesima operazione, quando notò solo in quel momento che non aveva il cappotto, indossava soltanto una felpa, vano riparo contro il vento gelido che aveva preso a tirare quei giorni.
Forse era per quel motivo che poc'anzi lo aveva sentito tremare. Scosse la testa mentre gli sfilava con uno strattone le scarpe, soffermandosi poi a togliendogli pure le calze, per la sola gradevole visione dei suoi minuscoli piedini.
Infine lo sollevò di peso trasportandolo in camera da letto. Lo gettò sulle coperte con violenza facendogli sbattere la testa contro la sponda del letto. Taemin emise un gemito strizzando gli occhi per il dolore, La felpa gli si era alzata sull'addome lasciando uno spicchio di pelle candida emergere con sensualità dalla stoffa. Sottili gocce di sudore freddo gli rotolavano lungo gli zigomi, perdendosi nella folta massa di suoi capelli argentei, le labbra carnose, ornate sul lato inferiore da un anello, erano semichiuse e vibravano ogni qual volta prendeva respiro.

Jungkook rimase a fissarlo in silenzio, come poteva in un corpo tanto attraente celarsi un animo così corrotto? Senti l'eccitazione crescere quando lo vide girarsi verso di lui e la stoffa scivolargli sulla morbida pelle della pancia.
Sull'orlo dell'ombelico un ulteriore piercing gli forava la pelle, mentre un tatuaggio gli serpeggiava sul fianco sinistro perdendosi tra le pieghe della felpa, la tempia sanguinolenta completava l'opera, degna di figurare tra i dipinti di Caravaggio.
Jungkook sentì una lingua di fuoco ghermirgli la spina dorsale. La sensualità di quel corpo era qualcosa di indescrivibile, non era solamente la bellezza della carne, era qualcosa che impregnava il suo modo di essere, in grado di sgretolare in poco tempo il controllo dell'uomo più casto.

Ad un tratto vide l'espressione del suo viso mutare, come se una maschera gli fosse scivolata dinnanzi, la stessa che anni prima gli aveva impedito di sottometterlo del tutto. Da dove la tirasse fuori non ne aveva la più pallida idea, ma stava di fatto che quando la indossava riusciva a sfuggirgli, qualsiasi cosa gli facesse.
<cosa aspetti?> mormorò Taemin con voce roca, guardandolo come annoiato, appoggiò la testa all'indietro con noncuranza come se acconsentisse o non gli importasse di essere l'oggetto del suo piacere.

 <cosa aspetti?> mormorò Taemin con voce roca, guardandolo come annoiato, appoggiò la testa all'indietro con noncuranza come se acconsentisse o non gli importasse di essere l'oggetto del suo piacere

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