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È arrivato novembre, Cass.
Lo sai che mi rende sempre un po' triste, come se tutto il grigio del cielo si annidasse tra i miei pensieri.
È tanto che non ci vediamo, ormai. Ho smesso perfino di scriverti, sono così stanca di fingere che non mi importi.
Ma tu ci hai mai creduto davvero?
Ho scarabocchiato il tuo volto sull'ultima pagina del quaderno di matematica; non ci capisco nulla tra tutti quei numeri, lo sai. Ti dicevo sempre che io sono fatta per i risultati incerti, per i sentimenti, e tu mi rispondevi che la matematica è così, puoi amarla oppure odiarla.
Tu l'hai sempre amata, me lo ricordo bene.
Della matematica mi piace solo il fatto che ammetta l'esistenza dell'infinito, perché in quello ci credo.
È il mio amore per te: infinito; adesso mi scoppia nel cuore, questo maledetto infinito, lo sai Cass?

La mia prof dice che la matematica non ti tradisce mai; credo sia vero, ma non riesco comunque a capirla, nonostante i miei sforzi. Neanche noi due ci capivamo, ma come possono comprendersi la mente e il cuore? Ognuno ha le sue stupide ragioni, poi perdono tutti però. Ma perché? Io non lo capirò mai il perché.

Volevo essere il motivo per cui accetti le ferite, accetti quello che non comprendi; volevo essere l'amore della tua vita solo perché tu sei il mio.
Ma quanto sono stata stupida, eh?
Volevo così tanto che ho perso tutto.
Ti volevo così tanto che ho perso me.

Brevi VoraginiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora