Capitolo 2

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LA GRANDE BELLEZZA FEMMINILE

Io mi considero un esteta e in qualità di esteta apprezzo tutto ciò che è bello, quindi anche il corpo femminile. Non fraintendetemi però: non voglio associare il corpo femminile alla tematica erotica, bensì alla contemplazione di quest'ultimo.

È normale che affrontare l'aspetto carnale per una questione biologica aggrada i piaceri passionali maschili compresi quelli del sottoscritto, ma ritengo che la tematica contemplativa possa avere la stessa valenza se affrontata nella maniera opportuna. La figura femminile ha sempre rappresentato una fonte d'ispirazione in tutti gli ambiti della cultura umana: nella letteratura, nella scultura, nella pittura ecc.

L'ispirazione si è poi tramutata in genio dando origine a capolavori dal valore estetico sublime come l'Afrodite Cnidia di Prassitele, oppure la Venere di Urbino di Tiziano o, ancora, le tre grazie di Canova. Purtroppo,  però, non hanno potuto godere della stessa rilevanza al di fuori del campo culturale, nello specifico in ambito giuridico, sociale, politico ed economico.

A questo punto sorgono spontanee alcune domande: quali sono le cause di questa sottomissione? Dietro di essa si nascondono le debolezze maschili? Penso proprio di si ed è espressione di arretratezza mentale e culturale. È inspiegabile, oggigiorno, in una società, quella del XXI secolo nella quale il progresso e la libertà sono i punti cardini, almeno in teoria, si parli ancora di parità genere. Ciò non toglie che alcuni passi avanti si siano fatti, uno su tutti la concessione del diritto di voto alle donne, ma queste concessioni sono sempre dovute passare sotto la volontà maschile il che ci porta a pensare che le donne non possano autoploclamare i propri diritti senza dover passare necessariamente sotto il giudizio del "tribunale fallocrate". Il passo decisivo per le donne, forse, potrebbe essere rappresentato dalla loro capacità nel sapere minare i capisaldi delle certezze maschili, quali la superiorità intellettuale e fisica derivanti da un ego dalle fondamenta fragili e lacunose, così come la consapevolezza illusoria di riuscire a padroneggiare la natura ed i suoi intorni, quando, in realtà, non hanno neanche l'abilità di esercitare un controllo adeguato sulla propria psiche.

Vorrei precisare una cosa: io non mi ritengo né femminista nè tanto meno maschilista ma lotto per la parità ideologica e di genere.

Alla base dell'emancipazione femminile non vi dev'essere solo un atto di onestà intellettuale, bensì un atto volto a consentire alle donne di trovare la propria collocazione all'interno della società e poterne cambiare aspetto. Io immagino la società come un'opportunità non come necessità per uscire dallo stato di natura come sostenuto da Hobbes.

Visto che la società deve presentarsi come un'opportunità, il suo obiettivo consisterebbe nel considerare tutti gli individui con la medesima importanza e munirli dei mezzi necessari per poter attuare un cambiamento radicale e concreto nel mondo.

L'opinione comune riguardo a questo ragionamento sarebbe: "è un'utopia". L'utopia è un termine con il quale i vili e i vigliacchi tentano di mascherare la loro mancanza di volontà di fronte a un'idea o a un progetto che appare ai loro occhi come irrealizzabile. Ricordiamoci che volere è potere e l'uomo n'è l'esempio più rappresentativo. Siamo stati capaci di conquistare i cieli e lo spazio, perché non dovremmo essere in grado di conquistare la pace nel mondo e integrare le donne nelle questioni di primaria importanza.

Bisogna riformare la cultura ed eliminare gli stereotipi, perché costituiscono il terreno fertile per il diffondersi dei pregiudizi che delineano i nostri limiti mentali e influenzano profondamente le nostre azioni e le nostre convinzioni. Concediamo alle donne lo spazio che meritano ed  il frutto questa collaborazione darà origine non solo alle proli successive, ma anche ad una società dai connotati marcatamente evolutivi ed innovativi. Questo cambiamento è fattibile ed è attuabile in quanto, come afferma il Mahatma Gandhi:" vi è dell'umanità anche nell'individuo più malvagio".

Agiamo, calpestiamo gli interessi degli oligarchici,  portiamo avanti i nostri ideali a costo della nostra stessa vita proprio come i magistrati Falcone e Borsellino. Vivere una sola volta, ameno che non si verifichi la metempsicosi di Pitagora, deve spronarci a non assopirci di fronte al corso degli eventi ma contribuire a rinvigorire le nostre speranze di un mondo migliore.

Pensieri di un viaggio di ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora