Capitolo 3

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IL VIAGGIO  COME VIZIO ANTROPLOGICO

Il viaggio è un vizio dell'uomo sin dalla comparsa dei primati, che dall'Africa centrale si espansero fino a colonizzare il mondo intero.

Esistono due tipi di viaggi: il viaggio provvisorio ed il viaggio permanente. Il viaggio provvisorio, com'è intuibile, è caratterizzato da una durata media breve: ne sono esempi le vacanze estive, natalizie ecc. Il viaggio permanente, al contrario, è caratterizzato da una durata che può arrivare a svariati anni. Chi, come me, ha avuto la fortuna di sperimentare il viaggio permanente gode di numerosi vantaggi.

Innanzitutto si acquisisce una mentalità anti-razzista scaturita dai molteplici contatti con la cultura del luogo; permette, inoltre, di uscire dal provincialismo che caratterizza la maggior parte delle persone, le quali credono di conoscere pregi e difetti di qualsiasi località avvalendosi dell'ausilio dei luoghi comuni e dei pregiudizi del tipo:"tutti i siciliani sono mafiosi" oppure "tutti i musulmani sono terroristi". Il viaggio permanente ha, così, un effetto catartico, di epurazione dei giudizi.

In tenera età ho vissuto per sei anni, tra il 2000 ed il 2006, in Qatar, oggi tra i paesi più ricchi del mondo, ma allora ancora in via di sviluppo. L'eredità di quella esperienza sarà un valore aggiunto che mi porterò sempre dietro. In primis per gli amici con cui ho tuttora numerosi contatti e in secondo luogo il vantaggio di conoscere la lingua inglese, il che non è affatto male.

Il viaggio, che sia provvisorio o permanente, ci permette di vivere realtà molto differenti da quella quotidiana che molto spesso sfocia in quel meccanismo automatico e ripetitivo, detto routine. La routine,  però, non dev'essere considerata solo come il baluardo degli aspetti negativi, bensì come un metodo necessario per poter organizzare le nostre giornate. La dimensione negativa subentra a lungo termine, ovvero quando la routine si consolida appieno. Avvenuto ciò la routine costituisce un pericolo di alienazione psico-fisica per gli individui, poiché la mente ed il corpo vengono "tarati" a seconda delle attività che bisogna affrontare nella giornata.

Il viaggio non è sola evasione dalla routine. Il viaggio ci consente di approcciare la realtà una prospettiva inedita, ignota fino ad allora. Avere una percezione molteplice della realtà ci aiuta a fronteggiare le situazioni di notevole complessità aumentando di conseguenza la nostra autostima. Viaggiare è, inoltre, uno stile di vita , costoso, ma che spiritualmente ci restituisce più della spesa materiale in se. Per poter impartire questo stile di vita alle nuove generazioni è necessario che lo Stato si faccia carico delle spese itinerarie per far si che tali spese non gravino sulle spalle delle famiglie.

Il viaggio d'istruzione dev'essere sinonimo di opportunità e non di proibizione di matrice elitaria. Così come sancito nell'articolo 3 della costituzione:"è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese", è compito dell'istituzione statale stessa a far sì che ciò avvenga attuato. Questa "cultura del viaggio" costituirebbe lo stimolo necessario per invogliare i giovani a viaggiare ed allargare quelle che sono le loro "mappe mentali". Viaggiare diventerà un "vizio" solo quando alla base delle nostre scelte e delle nostre azioni vi sarà la curiosità. 

Pensieri di un viaggio di ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora