Capitolo 8

309 31 11
                                    

L'ARTE
"Si usa lo specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima". Così George Bernard Shaw, noto drammaturgo irlandese nonchè premio Nobel per la letteratura, si espresse in relazione all'arte. Da questa citazione si può desumere un'interessante riflessione riguardo l'introspezione artistica. A primo impatto potrebbe apparire come un'espressione mutuata dal gergo psicanalitico, considerazione non del tutto infondata. Per introspezione artistica intendo l'indagine interiore a cui l'artista si sottopone e i cui esiti traspone nelle proprie opere, rendendo così lo spettatore partecipe delle proprie emozioni. Tanto per fare un esempio: "Davide con la testa di Golia", dipinto realizzato da Caravaggio tra il 1609 e il 1610, è il risultato di un minuzioso e attento ragionamento da parte dell'artista sul proprio vissuto; un vissuto difficile, turbolento che Caravaggio volutamente raffigura nella testa decapitata di Golia. Davide, ritenuto da molti critici un autoritratto di Caravaggio in tenera età, sorregge sia la testa di Golia che la spada. Quest'ultima riserva una particolarità: su di sè sono leggibili le lettere "H-AS OS", che altro non è che la sigla del motto agostiniano "Humilitas Occidit Superbiam", ovvero l'umiltà uccise la superbia. È come se con quell'atto Caravaggio avesse voluto espellere in un colpo solo tutti i peccati che per lungo tempo avevano avvolto e intriso la sua anima, con il conseguente invito all'osservatore di analizzare la propria condizione e di riconoscere il proprio stato di peccatore. La potenza evocativa delle opere d'arte, qualunque esse siano, ha la capacità, quasi mistica e metafisica, di stanare in noi i sentimenti più intimi e più repressi che mai riveleremo ad altre persone. Questa complicità emotiva con l'opera consente di approfondire la conoscenza di sè che tanto cara era a Socrate. Non solo: questa indagine non è circoscritta soltanto a una dimensione soggettiva, ma è rivolta anche ad una realtà ben più tangibile, ovvero al patrimonio artistico di un paese, che ne costituisce la sua vera anima ed essenza. In virtù di questa ragione, i nazisti attuarono un piano ripugnante, che per crudeltà e orrore possiamo paragonare alla soluzione finale: il sequestro di beni artistici. L'obiettivo ultimo del piano era privare le generazioni successive della propria anima, del proprio essere a fronte di un aumento dell'amorfismo sociale che avrebbe garantito un perenne dominio del potere totalitario. Curiosamente gli antichi romani ci hanno lasciato in eredità una parola fondamentale per impedire che si verifichi questa eventualità: cultura. Però è nella sua etimologia che si cela la vera soluzione, perchè cultura deriva dal verbo latino "colo" che significa coltivare; e l'oggetto da coltivare è la propria anima.

Pensieri di un viaggio di ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora