AGOSTO

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Sanem:
Ho finalmente finito di scrivere il libro, ma in me non ho trovato nessun miglioramento. A dire la verità ora mi sento anche peggio. Ripercorrere tutto quello che abbiamo vissuto non solo non ha dato risposte alle mie domande, mi ha portato a chiedermi ancora, e in maniera più esasperata "perché?". Rileggo alcune righe, visto che a quanto pare ormai non riesco a farne a meno di farmi male. Il dolore è l'unica cosa che riesco a sentire e forse anche per questo non riesco a smettere di cercare di provarlo. Un pensiero assurdo lo so, ai limiti della pazzia. Ma forse sono davvero impazzita, e spero che qualcuno se ne rendi conto e riesca a salvarmi in qualche modo.
Esattamente un anno fa, ci ripetevamo queste parole continuamente, e ogni volta che le leggo mi ricordo i suoi occhi così profondi su di me, quegli occhi che non incrocio ormai da mesi e che forse non guarderò mai più. Al solo pensiero il cuore comincia a farmi male, ma questo non mi ferma dal rileggere quel momento che nel migliore dei modi ho cercato di spiegare a parole:
"I nostri occhi si incrociarono, e il mio cuore iniziò ad impazzire: dimmi di andare e vado, dimmi di restare e resto. Era l'unica cosa che riuscivamo a dirci in quel periodo, eppure per noi significava tutto. La mia testa sarebbe scappata via a gambe levate, ma il mio cuore non ne voleva sapere. Era già suo, anche se con tutte le sue forze cercava di negarlo."
Chiudo gli occhi e le mie lacrime scendono dal mio viso ormai stanco, ma al tempo stesso rassegnato da quel mio stato d'animo che non ne vuole sapere di lasciarmi in pace. Dopo qualche secondo la mia testa, ancora una volta, prende il sopravvento su di me e senza rendermene conto inizio a respirare a fatica. Le mie mani cominciano a tremare e improvvisamente mi rendo conto che per la prima volta non riesco più a gestire le mie emozioni. Scoppio a piangere, questa volta anche per paura e istintivamente inizio a singhiozzare anche per cercare di riprendere fiato. Mi manca il respiro, così metto la mano sul petto e sento il mio cuore battere troppo forte. Mi sento in gabbia, non so cosa fare. Istintivamente il mio sguardo si posa sull'anello che ancora porta all'anulare sinistro e senza pensarci due volte provo a toglierlo come se fosse quello a soffocarmi. Ho le mani gonfie per il caldo, faccio un po' fatica, ma poi riesco a toglierlo e lo lascio cadere a terra fregandomene di dove vada a finire. Mi appoggio alla scrivania, ma per la tensione sbadatamente faccio cadere anche la lampada, e qualche altro oggetto che non riesco nemmeno a riconoscere. Dopo qualche secondo, fortunatamente, la porta della mia camera si apre e vedo mia madre preoccupata avvicinarsi di corsa a me.
"Sanem, Sanem! Figlia mia, cosa ti succede?" Mi afferra e con le braccia cerca di tenermi ferma. Io la guardo e inizio a chiederle scusa per quello che sta vedendo, e spero capisca che non lo sto facendo a posta. Non riesco a controllarmi, non riesco a riprendermi. E per la prima volta ho paura per me stessa.
"Mamma scusami, ma non riesco a smettere. Non lo gestisco io."
"Cosa ti senti, ed figlia mia? Vado a chiamare qualcuno, ti porto all'ospedale?"
"No mamma non ce n'è bisogno. Resta qui con me, ti prego!"
"Va bene, resto qui con te! Ma tu prova a fare dei respiri profondi, provaci! Guardami Sanem, guardami!" Mi implora urlando.
Alzo lo sguardo e la guardo negli occhi, proprio come mi ha chiesto di fare.
"Sei una ragazza forte Sanem, non devi avere paura. Sei più forte di tutto, devi solo ricordartelo!"
"Si mamma..."
"Ora respira, fai dei respiri, così, proprio come faccio io!"
Mi fa vedere come fare ed io goffamente la imito. I primi respiri sono un po' corti, ma più li faccio e più riesco ad imitarla meglio, e dopo qualche minuto finalmente ritorno a respirare bene. Così la guardo e sentendomi in colpa l'abbraccio forte.
"Scusami mamma, scusami!" Continuo a piangere, ma questa volta più per lei che per me.
"Non devi scusarti, figlia mia..." mi abbraccia, con il respiro spezzato, come chi ha appena avuto paura. Cosa si prova nel vedere tua figlia in questo stato? Io non lo so, non lo posso sapere. Ma i suoi occhi e il suo volto, in qualche modo, me lo stanno facendo capire... Dio, come mi sento in colpa...
"Mi dispiace..."
"Non devi dispiacerti..."
"Si invece! Non devo farvi preoccupare così e invece guarda cosa hai dovuto vedere... cosa posso fare, mamma? Come posso rimediare?"
"Io non voglio niente Sanem, se non la tua felicità. Vuoi fare una cosa per noi, figlia mia?" Mi chiede prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le lacrime.
"Si mamma..."
"Cerca solo di stare bene Sanem, solo questo. In qualsiasi modo tu voglia, ma cerca solo di stare bene!"
Annuisco distrutta e ora finalmente consapevole che, se proprio non riesco a farlo per me stessa devo provarci per loro. Non posso farli soffrire ancora così...

1 anno senza Te. 💔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora