OTTOBRE

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Sanem:
"Ti va di raccontarmi quel sogno, Sanem?" Mi chiede Denize, la psicologa che ho conosciuto qui dentro e che da qualche settimana mi ascolta, cerca di capire e di farmi capire e come dico sempre io, mi sopporta. E' una ragazza giovane, molto giovane. E questo mi fa sentire ancora più a mio agio. Ma non è facile. Perché affrontare questo tipo di percorso all'inizio ti porta alla mente tutto quello che più ti fa male facendoti sentire ancora più infrangibile di quando hai cominciato. I primi giorni ho pensato seriamente di mollare, perché mi sentivo peggio, ma poi ho capito. Per andare avanti bisogno guardare bene indietro, e guardare indietro significa spulciare e studiare ogni dettaglio. Per spiccare il volo devi prendere la rincorsa, e per prendere la rincorsa devi fare qualche passo indietro. E più li fai indietro, più il volo sarà alto. Ed io voglio tornare a volare in altro. Ma non come un Albatros, quello non è mai stato il mio ruolo. Io voglio rinascere, rinascere dalle mie ceneri, proprio come una fenice. La fenice è un uccello che ha attraversato i sette sensi: la superbia, l'accidia, l'ira, la gola, l'invidia, l'avarizia, l'amore. E chiunque supera questi sette sentimenti può conoscere la verità. La leggenda della fenice racconta che è l'unico uccello a riuscirci, ed io voglio essere una fenice. E' questo il mio nuovo obiettivo. Perchè ci sto provando, ci sto provando davvero.
La guardo con gli occhi lucidi, e dopo un bel respiro comincio finalmente a parlare.
"Eravamo insieme. Dopo tanto tempo, finalmente di nuovo insieme. Eravamo su una barca. Io ero accoccolata su di lui che aveva la sua faccia tra i miei capelli, ed io lo sentivo respirarmi. Come ha sempre fatto." La guardo e le lacrime iniziano a scendere dal mio viso "Ha sempre amato il mio profumo. Mi ha riconosciuto grazie a quello, sai? Mi ha sempre detto che non lo avrebbe dimenticato mai... ma ora non so se è vero..." le mie mani cominciano a tremare al solo pensiero che lo abbia fatto davvero.
"Con una mano mi accarezza i capelli, e l'altra la tiene sulla mia pancia. Poi ci appoggia anche la seconda e piano inizia ad accarezzarla, dolcemente. Inizialmente nel sonno non capivo, ma poi ho capito. Anche perché poi lui ha cominciato a parlare: saranno i bambini più felici del mondo, Sanem! Mi ha detto. Ed io gli risposi con un grande sorriso, perché era la stessa cosa che volevo io. La stessa identica cosa."
"Bambini?"
"Bambini... così ha detto... non era solo uno..." sorrido tra le lacrime "tipico di Can Divit..."
"Esagerare?"
"Fare le cose in grande..." rispondo asciugandomi le lacrime dal viso.
"Che tipo è?"
"Lui è un tipo riservato in realtà, semplice. Ma a me ha sempre fatto grandi sorprese: un pranzo in giardino con la tavola ben apparecchiata, cibo a volontà, veli bianchi, fiori. Serate romantiche davanti al fuoco nel nostro capanno, con lucine accese che illuminavano tutto intorno a noi rendendo l'atmosfera ancora più magica. La prima proposta di matrimonio me la fece sempre al capanno, ricordo che era tutto bianco intorno a noi. Tutto era perfetto. Come lo erano le sue parole. E poi l'ultima, era il suo compleanno. Stupì tutti chiedendomi in sposa davanti agli invitati. Non lo dimenticherò mai..."
"E poi cosa è successo?"
Scuoto la testa e le lacrime cominciano a scendere di nuovo dal mio viso. Non riesco a rispondere, e Denize fortunatamente mi da una mano.
"Tra poco è anche il tuo compleanno... vero?"
La guarda confusa, come se mi stesse parlando di una cosa completamente estranea. Ed in parte è davvero così. Me ne sono completamente dimenticata. Ma non glielo dico. Come può essere possibile?
"E' vero..." rispondo triste da quella considerazione.
"Pensi di fare qualcosa di bello?"
Scuoto la testa decisa, impaurita da quell'idea assurda.
"No, non posso. Non riesco... io non..."
"Sanem!"
La guardo e aspetto di sentire cosa ha da dirmi.
"E' arrivato il momento di fare qualcosa di bello..."
"Io non ci riesco Denize, ti prego. Non voglio..."
Denize mi guarda e io cerco di calmarmi facendo un respiro profondo e alzando lo sguardo all'insù, sperando di fermare una volta per tutte queste lacrime. Poi la guardo anche io.
"Stai prendendo le medicine, Sanem?"
"Si..."
"Come ti fanno sentire?"
"Non so come mi sento, ma so come mi voglio sentire."
"E come ti vuoi sentire?"
"Voglio rinascere!"
"Va bene, va bene Sanem... anche questo è un passo avanti..."

1 anno senza Te. 💔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora