III. Un tunnel di oscurità.

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"Pain is weakness leaving the body." U. S. Marines


Inverno 2001

Un anno dopo l'arrivo di Zack all'Istituto, un altro bambino della stessa età approdò tra le mura di San Satiro. Aveva i capelli lisci, neri, come le piume di un corvo, e gli occhi azzurri, chiarissimi, con una leggera sfumatura blu nei pressi della pupilla, e si chiamava Xavier. Lui e la sorellina furono lasciati dalla madre in custodia a Marco per qualche bimestre, a causa della scomparsa di loro padre, deceduto in una battaglia contro dei demoni a Parigi. La donna li aveva portati all'Istituto perché si fidava di Marco, suo compagno in numerose battaglie. Sapeva che per i suoi figli non ci poteva essere posto più sicuro al mondo; difatti temeva che i demoni che suo marito aveva attaccato potessero vendicarsi, accanendosi sui suoi figli. Lei, nel frattempo, era tornata in Francia, per restare un po' da sola, metabolizzare la morte del coniuge e stanare i mostri che gliel'avevano portato via.

Xavier si ambientò subito molto bene e strinse presto un forte legame sia con Reuel che con Zack. Sua sorella, invece, forse perché più piccola, non riuscì ad inserirsi e quando la loro madre tornò a prenderli per riportarli in Francia, sei mesi dopo, per lei fu solo un sollievo.

Nelle estati a venire Xavier tornò all'Istituto per trascorrere le vacanze con i suoi amici. Sua sorella lo seguì riluttante fino a quando non ebbe sei anni. Quando il ragazzo ne compì dieci e ricevette i primi marchi decise invece che il suo addestramento da Cacciatore si sarebbe svolto nell'Istituto di Milano, in modo da restare a fianco di Zack e Reuel.

Marco fin da subito decise di essere chiaro con i due nuovi ospiti dell'Istituto sulla natura di Reuel, nonostante la loro giovane età. Disse loro che potevano essergli amici, ma che non potevano toccare il suo sangue o la sua saliva, che non potevano giocare alla lotta con lei o affrontarsi con le spade di legno. I due bambini dapprima eseguirono gli ordini senza capire, crescendo, poi, divennero sempre più consci del perché Marco avesse impartito loro quegli ammonimenti, ma ciò non cambiò il loro rapporto con Reuel. Lei e loro crebbero insieme e furono quasi come dei fratelli ed i fratelli si amano incondizionatamente gli uni con gli altri, a prescindere dai difetti e dalle mancanze.


Dicembre 2011

C'è chi pensa che gli animali non sappiano cosa sia la morte. Che l'anima, l'aldilà, la fine di una vita terrena non siano concetti insiti nel loro DNA. Che alcuni di loro uccidano dei loro simili senza nemmeno sapere cosa stiano facendo, governati dall'istinto di sopravvivenza, che li porta a nutrirsi per non morire. Ecco, di nuovo quella parola. Quindi se gli animali cacciano per non morire, sono davvero così ignari della morte? O è semplicemente egoismo dettato dal voler salvare la propria pelle?

C'è dell'altro, mettiamoci nei panni della preda e non più del predatore. Se la preda non conoscesse il significato del termine morire perché allora scapperebbe? Perché forse, nella sua anima, quell'informazione è presente. Il vuoto. L'oblio. Il niente. La fine. Questo detta il suo istinto e, si sa, il nulla e l'ignoto fanno sempre paura e scaturiscono in qualsiasi creatura un istinto alla fuga, come se la morte si potesse evitare semplicemente correndo via.

Questo fu quello che accadde a Reuel nell'istante in cui vide quella moltitudine di demoni scagliarsi contro di lei. Nonostante fosse stata addestrata per parecchi anni all'arte del combattimento, in quella situazione disperata il suo cervello continuava ed elaborare e rielaborare un solo e semplice concetto: scappa.

La ragazza cercò di metterlo a tacere. Impugnò la spada angelica mentre quell'orda le si scagliava contro, urlando a pieni polmoni: << Pahalial! >> E la lama sfavillò della sua luce bianca ed accecante come fuoco vivo.

SHADOWHUNTERS - La prospettiva del demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora