"Quelli come te, che hanno due sangui diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; [...] E potrai anche trovare compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che s'incontra, al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue-misto di rado si trova contento in compagnia; c'è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l'altro." Elsa Morante-L'isola di Arturo
Primavera 2000
Marco spalancò la porta dell'Istituto conducendovi per la prima volta la piccola che gli era stata affidata da quella sua amica americana, Meredith Keycross. La piccola era un tornado di energie e violenza, scalciava e scalpitava ovunque, senza sosta, come un cuore vivo e pulsante, incapace di fermarsi. Lui sapeva cosa si celava nelle vene della piccola ed ipotizzava che fosse quello a renderla così desiderosa di distruggere e ferire qualunque cosa si muovesse. Nel tragitto dalla casa di Meredith a San Satiro, avvenuto tramite portale, la piccola aveva già provato a morderlo sei volte.
<< Questa sarà la tua nuova casa, Reuel >> le aveva detto Marco.
Lei si era fermata e voltata verso di lui. Uno scricciolo alto neanche quanto una sedia, con dei grandi e profondi occhiacci neri che la invecchiavano di qualche anno.
<< Cos'è una Reuel? >> aveva domandato.
Il capo dell'Istituto si era massaggiato le tempie, non sapendo bene cosa rispondere. Meredith non aveva mai dato un nome alla piccola. << Sei tu >> improvvisò lui << Come io sono Marco tu sei Reuel. È il tuo nome, il modo per rivolgersi a te, per chiamarti. >> L'uomo pregò perché la bambina non gli chiedesse perché nessuno le avesse mai dato un nome oppure lui veramente non avrebbe saputo come risponderle. Se le avesse domandato se in realtà il suo nome non fosse mostro, come la chiamava sua zia?
<< Oh >> fece lei << Va bene. >>
Si voltò di nuovo, rimanendo ferma. Teneva le braccia dritte lungo i fianchi ed i pugnetti chiusi.
Marco rimase immobile dietro di lei. La sentì mugolare qualcosa.
<< Ho voglia di morderti >> disse lei, inaspettatamente.
Marco deglutì. << Perché? >> tentò poi, non del tutto convinto di poter ricevere una risposta sensata; in fin dei conti lei era solo una bambina di sei anni.
Reuel fece spallucce. << Non lo so. È come quando ho fame, circa la stessa cosa. Non so dirlo bene. Come quando ho voglia di dormire, dormo e dopo mi passa. Mordo e dopo mi passa. >>
Un bisogno pensò Marco. È il suo sangue che le dice di mordere, disfare e distruggere. Lei non lo vorrebbe, ma è la sua parte demoniaca ad imporglielo.
L'uomo si mise in ginocchio, portandosi alla sua altezza. << Non devi per forza mordere se non vuoi >> disse.
La bambina ruotò la testa nella sua direzione. << Ma è una cosa che non mi passa se non lo faccio. Mi manca qualcosa e quando mordo ho quel qualcosa. Sento un buco e quel buco si chiude quando mordo. >>
Marco abbassò lo sguardo. Forse era carenza di affetto, forse bisogno di attenzioni. Tutto lo scalciare ed il graffiare potevano non centrare con il sangue demoniaco.
Valeva la pena tentare. Poteva essere morso ancora, era vero, ma lui credeva fermamente che dentro di lei non ci fossero solo tenebre. Se ci fosse stata una qualche luce, anche fioca e traballante, lui sarebbe riuscito ad intensificarla, scacciando e dissipando tutto il buio.
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SHADOWHUNTERS - La prospettiva del demone
RomanceFanfiction AU su Shadowhunters. Cosa accadrebbe se l'esperimento compiuto da Valentine Morgenstern sul figlio Sebastian fosse ripetuto? E cosa succederebbe se la vittima di tale sopruso fosse del tutto conscia di essere l'errore di un folle? Reuel...