Three

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"A volte capita che non siamo responsabili delle nostre azioni, perché a volte capita che non ci comportiamo come esseri umani pensanti e attenti, ma come bestie."

Erano passati solamente poco più di tre mesi dal giorno del parto e ricordo quelle ore interminabili come se fossero ieri, e mai avrei pensato che a far nascere mio figlio, il nostro Ares, dovesse essere mio fratello. Insomma.. non è proprio una cosa che ti mette a tuo agio.. ma era necessario. Eravamo al Manor tutti e cinque: io, Jack, Scorpius, Rose e papà, per un pranzo domenicale; una piccola tradizione che ha voluto inserire mio padre da quando anche Scorpius è andato a convivere, due domeniche al mese tutti insieme e una sera a settimana solo noi tre.

Avevamo da poco finito il pranzo e stavamo comodamente chiacchierando nel salotto del più e del meno, aspettando che il sole tramontasse segnando così la fine di quella splendida giornata. Stavo chiacchierando con Rose, o meglio stavo ascoltando i racconti delle avventure comiche di suo padre e di un povero frullatore, quando ebbi la sensazione di non essere riuscita a trattenere la mia vescica. Non feci in tempo a pensare che venni invasa dai crampi e subito capì che non c'era più tempo, che era giunto il tempo. Un mese di anticipo ma ciò non mi spaventò più del previsto, quello che mi spaventò era la distanza perché eravamo a tre ore dal San Mungo e di certo non potevo smaterializzarmi o altro. La distanza era troppa e il tempo era scaduto. Non parlai, portai solo il mio sguardo sulla ragazza di fronte a me sperando che leggesse nei miei occhi la verità. Rose balzò in piedi e chiamò gli uomini urlando, cercai di fare la stessa cosa ma la ragazza mi tenne seduta sul divano. Si avvicinarono tutti di corsa, preoccupati dall'urlo della rossa e solo le mie parole 'è ora' gli fecero capire il problema.. era chiaro, nessuno di loro tre poteva essere un corvonero.

Incredibilmente, ma non troppo, Scorpius prese in mano la situazione e iniziò a dare ordini facendosi portare tutto il necessario per la nascita del bambino mentre mi portava nella sua vecchia stanza, la più vicina, per farmi stare più comoda e non farmi partorire per terra. Rose lo assistette, mentre mio padre e il futuro padre si misero ai miei lati prendendomi le mani e stringendole per donarmi forza.

Seppur a gambe aperte davanti a mio fratello, ero tranquilla perché nelle sue mani. Vorrei poter dire che è tutto confuso ma è tutto fin troppo chiaro e ancora nitido nei miei ricordi. Il dolore.. quello vero, quello forte, quello che ti fa pensare di mollare tutto e di rinunciare. La gioia.. la gioia di sentire il suo primo pianto, la gioia di una nuova vita. La consapevolezza.. la consapevolezza di aver dato al mondo un bambino, di aver fatto nascere tuo figlio. La rabbia.. la rabbia verso quei due stoccafissi ai miei lati che si lamentarono tutto il tempo perchè uno diceva: 'ho visto nascere due figli! So che in questo momento lei sta più comoda con il busto completamente steso!' e l'altro 'beh io ho dei nipoti! Gemelli! E so che lei fosse leggermente alzata sentirebbe meno dolore!' Ricordo di averli sbattuti fuori dalla stanza, sinceramente non so in che maniera, probabilmente aggressiva, molto aggressiva.

Rimanemmo tutti al Manor per la sera e la sensazione di dormire con un'essere piccolo, fragile, caldo e pieno di vita è indescrivibile. L'indomani portammo Ares al San Mungo, e con estrema gioia il nostro bambino stava bene, seppur prematuro; parola del direttore generale, parola di fratello, parola di padrino.

Con il passare delle settimane fummo costretti a risistemare la camera degli ospiti per una vecchia sanguisuga bionda che non lasciava per nulla al mondo il nuovo arrivato di casa e che aveva trovato nel ruolo di nonno la nuova fonte della giovinezza.

Venni chiamata urgentemente al Manor da mio padre, senza grandi spiegazioni. Appena entrai nel salotto notai la presenza di due signori e di Susan, tutti elegantemente seduti sui divani sorseggiando del the. Quando mio padre mi vide mi venne incontro abbracciandomi e mi presentò ai due signori "Matthew, Gretchen, spero vi ricordiate di mia figlia Elettra" la donna si alzò e mi porse la mano che strinsi immediatamente "l'ultima volta che ti vidi eri una piccola studentessa serpeverde, invece adesso sei una splendida donna e una splendida madre mi hanno riferito" "la ringrazio ma sfortunatamente non mi ricordo di lei" "oh diamoci del tu cara, conosciamo la tua famiglia da generazioni.. sei educata come lo era tua madre." Papà interruppe quel momento nostalgico facendomi sedere accanto a se e mi porse una tazza "i signori Thomas hanno richiesto un avvocato per aiutarli in un problema.. avendo chiesto il mio avvocato ho chiamato immediatamente Susan ma.. lei ha richiesto di te" "cosa?" chiesi guardando la mia futura cognata "è un caso molto complesso, non posso vincere senza di te" "oh.. dovrei farti da secondo quindi?" "No. Ho bisogno che tu sia il primo avvocato El, la controparte è assistita dal procuratore Rodrigues e sappiamo bene che l'unica a tenergli testa sei tu" "abbiamo trovato un compromesso" disse il signor Thomas appoggiando la tazzina sul tavolino "pur avendo noi richiesto l'avvocato di Draco e non sua figlia.. non fraintendermi, non perché non abbiamo fiducia nelle tue capacità ma perché vogliamo andare a colpo sicuro. Sappiamo che raramente tu e la signora Smith avete lavorato insieme.." "..metodi di approccio differenti" spiegò Susan "si.. accettiamo che sia tu a difenderci solo se lei è il tuo secondo. L'avvocato Smith ha vinto molti più processi di te e.. vogliamo essere sicuri" "l'avvocato Smith ha vinto più processi perché ha più esperienza, ma non vuol dire che per questo io sia meno preparata" dissi guardando negli occhi l'uomo posto di fronte a me. "Non dico questo, solo.. secondo le statistiche da quando sei rimasta incinta non hai vinto così tante cause.. forse dovresti assumere il ruolo di madre a tempo pieno" "Matthew.." Disse la donna accanto a lui prendendogli le mani "Elettra è sicuramente capace di gestire la vita privata e la vita professionale perfettamente e sono io l'imputata. Se Draco e Susan si fidano di lei allora mi fido anche io" concluse lei rivolgendomi un timido sguardo. "Il team possiamo sceglierlo noi o avete delle richieste particolari?" "Come vi sentite, mi fido del vostro lavoro" disse nuovamente lei, posando la tazzina sul tavolo e salutando calorosamente mio padre per poi andare via con il marito.

THE MALFOY CASEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora