"L'anima altrui è solo tenebra."
- Fëdor DostoevskijGirò la cannuccia plasticata immersa nel bicchiere di vetro così da creare un vortice dalle striature bianco rosate. Seguì l'andamento del composto, e più girava, più si sentiva immersa in un mondo dove la materia non era che un'idea fantasiosa, dove solo il colore era sovrano. Ancora un altro giro... e si sarebbe annullata del tutto dalla sua realtà personale, come se altro non esistesse. Un senso di pace assoluta la abbracciò fino ai meandri più viscerali delle sue membra; per un instante si sentì brina su petali di rosa.
«Brianna.»
Socchiuse le palpebre, cercando di non farsi strappare di mano quella sensazione, oltrepassando l'eco lontano del suo nome.
«Brianna, non bevi il tuo frullato?»
A quel secondo richiamo si sentì risucchiare nella stessa realtà dalla quale, per un lasso di tempo indefinibile, si era illusa di potersi eclissare. I colori vivaci della leccornia risaltavo statici sul tavolo del Chatty Cathy Coffee, mentre le lancette dell'orologio scoccavano una dietro l'altra come un fastidioso ronzio, i bicchieri si scontravano tra loro in vibranti tintinnii al suono di musica anni ottanta, l'acqua sgorgava a intermittenza dal lavello al piano bar.
Il calore che irradiava la presenza dei ragazzi al suo fianco le fece realizzare che era reale: Jason non c'era. Agli occhi di chiunque sarebbe parso normale, per Brianna invece equivaleva a scagliare un felino nel bel mezzo dell'oceano. E lei, per inciso, altro non era che un gatto randagio, una bambina capricciosa che non si sarebbe decisa a nuotare nemmeno con braccioli e pinne.
Ma Jason... lui era con i suoi amici, non la voleva più tra i piedi. Le cose stavano inesorabilmente tornando alla normalità, come ogni autunno. I momenti da soli in Italia erano terminati prima ancora di poter realizzare la bellezza di non sentirsi scartata, per una volta. Suo fratello era tanto immerso nelle vite altrui da non potersene sottrarre neanche per farle spazio. Si chiese se mai avrebbe trovato un brandello dello stesso calore che il sangue del suo sangue le sapeva offrire, tra le braccia di quelle persone.
Fece scivolare le dita bianche sul profilo del bicchiere, avvicinandolo a sé.
«Sì.» alzò lo sguardo timidamente sulla ragazza di fronte a lei, facendole arcuare le labbra in un sorriso, il viso illuminato da costellazioni di lentiggini. «Mi piace panna e fragole.» Si portò la cannuccia al viso tra sfarfallii di ciglia e timidezze.
Amèlie era bella e premurosa come ricordava, immutabile nella sua avvenenza. Tuttavia, le premure che le aveva dedicato in quei giorni la facevano quasi allarmare. Tenere l'estremità del filo che le legava la invadeva di ansie e interrogativi: i legami spezzati sanno essere estremamente fragili, ed il loro aveva una cesura quasi irreparabile.
Non si erano viste crescere, ma solo ritrovate trasformate. Nessuna domanda o racconto avrebbe potuto sostituire vivere i momenti di rivoluzione delle loro vite. Amèlie non c'era stata quando nonna Margaret se ne era andata, o quando era scappata di casa, il giorno che aveva trovato una ragazza in camera di Jason. E soprattutto, non era con lei la mattina in cui aveva perso i sensi a scuola, coperta dalle urla accusatorie di coloro che aveva definito amici. Così come Brianna non era con lei mentre la portavano via nel lettino dell'ambulanza, lì a stringerle la mano.
E no, loro non erano brave ragazze che preferivano nascondere la polvere sotto il tappeto, ma soltanto due codarde.
E poi c'era Kenneth. Lui c'era e non c'era. Nonostante fosse sempre dipinto di spicchi di luna e foreste, risplendeva dei colori di chi lo cingesse. E in quel momento, di fianco a lei, attraverso palmi graffiati e dita nodose, riconosceva peccati mai commessi, la stessa accusa ingiustificata, che vedeva in lei.

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Impure
RomanceI fantasmi esistono, albergano solo in altre persone. Il fantasma della madre di Orion viveva in una misteriosa ragazza dalla chioma scarlatta, in una paese della contea di Tompkins, città natale dei genitori. Ma l'incontro di vite frastagliate come...