capitolo 8

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ALLIE

Mi sveglio rintontita, come avessi dormito per dodici ore consecutive; senza nemmeno aprire gli occhi sento che sotto di me non c'è il solito cartone, ma è qualcosa di più morbido, come se fosse un materasso. Rendendomi conto di non essere al ponte apro gli occhi e mi alzo di scatto, mi guardo intorno: mi trovo in una casa enorme, che sembra appartenere a persone molto ricche; ogni mensola, ogni angolo e ogni oggetto qui, sembra essere una reliquia e, molto probabilmente lo è anche.

Mi sento afferrare per la spalla con poca delicatezza, mi volto ed è, di nuovo, quel ragazzino della caffetteria; una rabbia improvvisa, ma giustificata, s'impadronisce di me: prima lui mi prende per il collo, poi mi viene addirittura a chiedere cos'ha fatto e, infine, mi porta, non so come a casa sua; ha un atteggiamento che proprio non capisco e, questo, mi fa incazzare ancor di più, perchè il fatto di non capire chi mi sta intorno mi fa sentire impotente.

Mi rivolgo verso di lui con un'aria a dir poco sprezzante:

"cosa ci faccio qui?" cerco di mantenere il tono di voce calmo, ma deciso perchè, se c'è qualcosa che ho imparato nel corso della mia breve, ma intensa vita, è che mantenere la calma è sempre il metodo migliore di difesa perchè: in certe situazioni la tua calma può spiazzare chi hai di fronte e hai più probabilità di sorprenderlo.

Lui, però, sembra capire questo mio ragionamento e non farci caso, continuando a guardarmi con quello sguardo gelido, che farebbe invidia al Polo Nord.

Stiamo continuando a guardarci con odio e, sembra, che nessuno dei due abbia intenzione di spicciare parola, ma, evidentemente mi sbaglio; si alza, si dirige verso di me, dato che nel momento di silenzio mi ero accomodata su uno dei divani della casa, e incomincia a parlarmi con la voce di qualcuno che non ha tempo da perdere:

"potresti dirmi almeno come ti chiami?"

Conoscendomi, avrei risposto con 'come ti chiami', ma in quel momento non avevo nessuna voglia di litigare, anzi, voglio solo affittarmi una stanza e dormire in un modo decente; quindi mi limito a rispondere con:

"Allie, mi chiamo Allie, non ho un cognome"

CINQUE

Sono piuttosto stanco, quindi non penso di aver capito bene:

"scusa, puoi ripetere? Non ho capito"

Lei fa una faccia seccata e poi risponde:

"Allie"

"Allie" ripeto io, evidentemente ho uno sguardo malinconico che deve far intendere quello che ho passato, perché il suo sguardo si addolcisce di colpo.

Allie, si chiama Allie, proprio come lei; non solo hanno il volto e i lineamenti completamente identici, ma anche il nome...



OK, DOPO QUESTO CAPITOLO MI SARO' GUADAGNATA L'ODIO DI MOLTE PERSONE, MA UN PO' DI SUSPENSE LA DEVO METTERE NO?

COMUNQUE, FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE DI QUESTA STORIA E, PICCOLO SPOILER, QUESTA STORIA NON SARA' COME LE ALTRE, O ALMENO IO NON NE HO MAI LETTE COSI'.

BACI, VALE

At least you...-Five HargreevesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora