Fiducia

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Fiducia
Cap.5



Le dieci erano arrivate.
Draco dopo la chiacchierata con Harry, si era dovuto alzare per non destare sospetti e si era allontanato dal ragazzo, che aveva quasi totalmente l'umore crollato.

Harry dal canto suo pensava di aver fatto la più grande cavolata del mondo.
Sperava che Draco non lo pugnalasse alle spalle, anche perché aveva rivelato informazioni al ragazzo in modo che Hermione potesse, non proprio fidarsi al 100%, ma almeno dargli il beneficio del dubbio.

Il biondo aveva un piano, un piano che Harry sperava funzionasse, ma alla fine dei conti, il risultato era sempre lo stesso.
Lui doveva morire.
Solo così i suoi amici avrebbero ucciso Voldemort.

Ricordava bene le parole della profezia.

Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese... l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto... e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese...

La profezia parlava di un potere a Voldemort sconosciuto ed Harry, il quinto anno di scuola, aveva anche scoperto cos'era che mancava all'uomo.
L'amore.

Sua madre lo aveva salvato con l'Amore, gli aveva fatto da scudo umano per far sì che lui sopravvivesse e mettesse fine a quella guerra che Tom Riddle aveva cominciato da quand'era nato.

Ma poi, pensò, perché era toccato proprio a lui quell'arduo compito?
Perché doveva essere lui quel bambino di cui tutti parlavano e, successivamente, l'uomo che sarebbe diventato?

Non lo aveva scelto ma poi, immaginò, se qualcuno gli avesse chiesto di salvare il mondo magico... lo avrebbe fatto?
Sì.
Lo avrebbe fatto.
Perché Lui era fatto così.

"Potter..." sentì chiamarsi da Bellatrix, mentre quella entrava nella cella con due mangiamorte al seguito "Sei pronto per diventare uno dei nostri?"
Il corvino si risvegliò dai suoi mille pensieri e la guardò con sfida, sentiva tutte le sue poche forze ancora combattere.

"Io non sarò mai uno dei vostri" proferì, digrignando i denti.
"Oh, lo sarai... Vero Draco?" sorrise la riccia "Tu farai sì che lui vivrà per il signore Oscuro?"
"Lo farò" rispose il biondo, indossando la maschera più inespressiva del mondo.

Harry fu sollevato da terra e venne sganciato dalle catene che lo tenevano ancorato al muro.
I mangiamorte lo trascinarono lungo la cella, su per le scale fino al salone.

Draco li seguiva a testa bassa, con la zia dietro che gli trotterellava, contenta del compito che era stato assegnato a suo nipote, ripetendo sempre la stessa frase.

"Come sono contenta che non sarai un fallito come tuo padre" squittiva felice "Che disonore altrimenti avrebbe portato alla nostra famiglia, ma tu, Draco, tu rialzerai l'onore che tuo padre ha rovinosamente distrutto".

Oh sì, certo... pensò mentre i mangiamorte buttavano Harry a terra Rialzerò l'onore sconfiggendo il signore Oscuro. Sarai proprio fiera di me, zia.

L'unico problema era che neanche lui ci credeva poi così tanto.
Puntava molto sull'aiuto degli amici di Potter, anzi, in cuor suo, sperava vivamente che gli amici di Harry facessero tutto l'impossibile e che lui poteva stare a casa a guardarsi allo specchio senza doversi sporcare.

Ma poi scosse la testa.
Cos'aveva detto al padre?
Io non voglio sopravvivere.
Io voglio vivere.

Si maledì mentalmente per essere stato così coraggioso e poi maledì il coraggio.
Com'è che era capace di uscire solo per sbeffeggiare il padre per poi pensare di fare il vigliacco chiuso a casa?

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