CAPITOLO 2

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Guy di Gisborne era alquanto irritato e contrariato dall'ostinazione della sua prigioniera, si sentiva umiliato, nessuna donna poteva permettersi di rifiutarlo in quel modo... doveva cercare un modo per calmarsi, per frenare la frustrazione, quand'era così irrequieto sarebbe stato meglio, perlomeno per la sicurezza della sua "ospite", che lui si trovasse altrove o che uscisse a fare quattro passi... in quello stato preferiva non rimanere in compagnia della ragazza o la rabbia e la tentazione l'avrebbero indotto a fare qualcosa di cui si sarebbe pentito, prendere quella donna con la forza non avrebbe regalato alcuna soddisfazione al suo ego, voleva che fosse lei a cedere e ad accettare le sue attenzioni ma quell'insolente si stava dimostrando più ostinata e caparbia di quanto avrebbe pensato.

Guy si diresse al castello di Nottingham, in quei momenti c'era solo una cosa che riusciva a calmarlo e a risollevare il suo ego ferito, si sarebbe divertito con qualcun'altra, qualche altra serva del castello... d'altronde non c'era donna al castello di Nottingham che non provasse attrazione per lui, per questo la testardaggine di Lily lo rendeva così furioso, nessuno l'aveva mai rifiutato, a parte Marian e Lily ma si sarebbe occupato presto di loro.

Al solo pensiero di Marian Guy s'infuriò ancora di più, quella sgualdrina avrebbe pagato caro il suo tradimento, se ne sarebbe occupato personalmente questo era certo.

Si diresse verso l'ala dedicata alla servitù per sbirciare l'operato di alcune domestiche che si stavano occupando del bucato e ne scelse una, una ragazza dai capelli dorati e gli occhi color cielo, era così diversa da Lily... Guy non poté non paragonare le due pensando ai lunghi capelli color nocciola e agli occhi verde smeraldo che poco prima lo avevano osservato con odio e disprezzo.

Si palesò alla serva che era intenta a piegare un lenzuolo.

-"Ehi tu..."- le disse avvicinandosi a lei con aria di supponenza.

-"Mio signore"- la ragazza, che non doveva avere più di vent'anni, s'inchinò -"Vi occorre qualcosa?"- domandò con deferenza.

-"Si, dovresti venire un momento in camera mia, non è stata riordinata bene"- ordinò alla ragazza che lo seguì senza obiettare.

Giunti nella sua stanza Gisborne chiuse la porta dopo aver fatto entrare la serva.

-"Mio signore la camera sembra in ordine"- si rivolse a lui perplessa, in effetti la stanza era perfettamente ordinata, già qualche altra serva doveva essere passata di lí a svolgere quel lavoro.

-"Sta' zitta"- le ordinò avvicinandosi a lei con fare predatorio squadrandola dalla testa ai piedi, per poi baciarla rudemente.

-"Signore io... se non c'è nulla da fare qui dovrei tornare al lavoro"- replicò la giovane arrossendo ma era evidente che il fascino dell'uomo non la lasciava indifferente.

-"Ti ho appena ordinato di fare silenzio"- le sibilò lui minaccioso all'orecchio per poi seguitare a baciarla, afferrandole i corti capelli biondi con una mano.

-"Mio signore..."- tentò lei ma le parole le morirono in gola quando lui iniziò a baciarle il collo stringendo la presa sui suoi capelli.

Gisborne la spinse rudemente verso il muro prendendola per le spalle.

-"Non ti ho chiesto come ti chiami"- disse lui squadrandola incuriosito.

-"Il mio nome è Isobel..."- rispose la serva guardando incantata l'uomo che le stava di fronte, ammaliata dalla sua bellezza.

-"Nome grazioso, forse anche troppo per una semplice serva"- la canzonò lui.

-"Io dovrei andare..."- rispose lei ferita dal commento del cavaliere ma non osò contraddirlo.

The Lily and the DevilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora