Dear Santa || KageHina

343 32 3
                                    

I passi si susseguivano uno dopo l'altro sull'asfalto, veloci e impazienti, tanto da sembrare una corsa.
Soffermandosi a guardare solo quei piedi, si sarebbe potuto dire che il proprietario fosse una persona decisa, convinta delle proprie azioni, sicura della propria destinazione.
Ma, si sa, l'occhio spesso inganna.
Infatti, spostando l'attenzione sul volto della persona che guidava quei piedi, un volto fine e allungato, lo si sarebbe visto teso, più del solito, con la fronte corrugata, le pupille ridotte a due minuscoli cerchi neri, circondati da iridi blu cobalto che guizzavano a destra e sinistra come scappassero da qualcosa.
Dal naso, leggermente dilatato a causa dell'affanno dovuto alla camminata frenetica, fuoriuscivano leggere nuvole di vapore che quasi all'istante si disperdevano nell'aria fredda del pomeriggio. E la bocca, già sottile, tenuta serrata in una smorfia di pura tensione, veniva di tanto in tanto martoriata dai denti che la mordevano, trasmettendo alla lingua un sapore ferroso di sangue, tanta era la violenza di quei morsi. Facendo attenzione, su quel volto ridotto a una maschera di marmo si sarebbe potuta notare anche una leggera patina di sudore, dovuta allo stress o forse semplicemente al calore provocato dalla corsa.

Ma, nonostante l'emicrania gli stesse avvolgendo la testa come una fasciatura troppo stretta da due giorni, Tobio non accennava a voler rallentate quella sua marcia serrata. Ormai aveva preso la sua decisione e mai in vita sua si era tirato indietro: solo un idiota l'avrebbe potuto fare, dopo ore spese a ponderare i pro e i contro di una scelta.

Un idiota come Shoyo Hinata, ad esempio. Il ragazzo più imprevedibile con cui Tobio, che aveva sempre odiato l'imprevedibilità, si fosse mai trovato ad avere a che fare.
Era bravissimo a non darlo a vedere, per anni si era allenato a mostrare solamente la parte più dura e imperturbabile di se stesso, nascondendo tutti i suoi veri sentimenti dietro a un volto austero e impassibile, ma quel ragazzino era stato in grado più volte di metterlo a disagio, con la sua voce squillante, i suoi salti esagerati, la sua perenne esuberanza e quella costante ricerca di approvazione proprio da parte sua che gli faceva saltare i nervi.

Eppure, era su di lui che Tobio aveva trascorso le ultime ore a rimuginare, su di lui e sulla decisione di presentarsi a casa sua non invitato, cosa che assolutamente non si sarebbe mai sognato di fare in una situazione ordinaria.
Ma di ordinario questa volta c'era ben poco.

Per questo motivo Tobio si ritrovò a suonare il campanello di casa Hinata un lunedì pomeriggio, il giorno dopo la festa organizzata per gli auguri di Natale al Karasuno.
Trascorse più di qualche secondo prima che Shoyo arrivasse ad aprire la porta e rivolgesse all'alzatore uno sguardo sorpreso: - Ka-Kageyama? -

Immediatamente a Tobio mancarono le parole, la determinazione e la sicurezza di voler essere proprio in quel posto, davanti alle guance dolci e appena colorite di Shoyo, e rimase a fissarlo per qualche secondo, abbandonato dalla lucidità e non più in grado di ricordare il reale motivo della sua visita.
Shoyo lo guardava, corrugando la fronte sospettoso e senza sapere come reagire: - Kageyama, stai bene? Vuoi entrare? -

Quando sventolò la mano sottile davanti al suo volto, Tobio finalmente si schiarì la gola e accennò al fatto che non gli sarebbe dispiaciuto bere un bicchiere d'acqua.
Nessuno dei due parlò mentre Shoyo chiudeva la porta alle loro spalle, Tobio sfilava le scarpe da ginnastica per lasciarle slacciate nel Genkan e insieme si dirigevano in cucina.
La casa sembrava deserta, segno che probabilmente i genitori si trovavano ancora a lavoro.

- Tobio -
L'udire il proprio nome pronunciato da Shoyo quasi portò il ragazzo a strozzarsi con l'acqua che stava bevendo e, senza dire nulla, Tobio allontanò il bicchiere dalle labbra e lo guardò, continuando a vacillare davanti a quegli enormi occhi castani che lo stavano scrutando ancora incuriositi.
- Avevi bisogno di qualcosa o...? -

𝚃𝚠𝚎𝚕𝚟𝚎 𝙳𝚊𝚢𝚜 𝚘𝚏 𝙲𝚑𝚛𝚒𝚜𝚝𝚖𝚊𝚜; multiship (oneshots)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora