Capitolo 13

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Sono a casa.
Mi sento talmente male.
Spesso penso che senso ha vivere così.
Continua a tormentarmi, a farmi del male, io non ce la faccio più.
Non so se mi fa soffrire più da morto che da vivo.
Oggi hanno trovato il suo corpo.
Credevo di averlo nascosto bene.
Adesso ho paura; paura che possano incastrarmi.
È stata effettuata l'autopsia, ed hanno trovato delle impronte.
La partita è finita.
Ma a questo punto, cosa importa?
Andrò in prigione, e allora?
Vivere così è peggio di essere morta.
Hanno riaperto il caso, e seppellito il corpo.
Sono stata praticamente costretta ad andare al suo funerale.
Nel momento in cui hanno calato la bara nella fossa, ho avuto come un lampo.
Mi sono avvicinata, e ho sputato sulla sua bara.
Poi ho sussurrato "Non l'avrai vinta così facilmente".
E sono tornata a sedere.
I suoi amici e i miei genitori mi hanno guardata sconvolti.
Quando la cerimonia è terminata, e la bara sotterrata, mi sono inginocchiata davanti la lapide.
Le persone iniziavano ad andarsene, e stavo per rimanere da sola.
Ho preso le chiavi della mia auto, e ho rigato la lapide scrivendo "assassino".

Credo che non sia mai stato così infuriato.
Mi ha fatto del male, come non ha mai fatto.
I polsi stavano guarendo, ma me li ha colpiti ancora.
Mi ha sbattuto la testa contro il tavolo, mi ha scagliato oggetti contro, cercando in tutti i modi di colpirmi alla pancia.
Mi ritrovo rannicchiata sul pavimento, dopo una notte di inferno, ferita, con oggetti in torno.
Ho scoperto che una cosa che riesce a placarlo è il rosario.
Me ne sono procurati un'infinità.
Uno al collo, uno al polso, tre sul letto, cinque in bagno, una dozzina sparsi fra il salone e la cucina. Praticamente ovunque.

Hanno bussato alla porta, era la polizia.
Mi hanno accusata dell'omicidio di Kevin.
Non ho opposto resistenza.
A testa alta sono uscita di casa e sono salita sull'auto della polizia.

Demoniac: Non toccarmi - Don't touch me ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora