"Io e lui siamo fatti di carne e cicatrici, accomunati dallo stesso feroce dolore" La vita è quella cosa che ci viene donata ancor prima di respirare, ancor prima di emettere un piccolo vagito; la vita... sì, ci viene donata con la stessa facilità con cui può esserci strappata. Emma Evans lo sa, l'ha compreso quella tragica notte in cui quel tir rosso sangue gli piombò addosso come un tornado; un istante per finire a rotolare tra pezzi di metallo e vetro rotto: le gocce di pioggia scrosciano irrompenti contro i vetri e le note di "Boulevard of Broken Dreams" risuonano nel buio. Risvegliarsi dal coma non è semplice ma sapere di aver perso l'amore della tua vita è come ritornare a piombare nel buio ripetutamente. A distanza di 10 lunghi anni, quella ferita è ancora lì, a ricordarle quanto dolore regna ancora nella sua anima sofferente, ma qualcosa cambierà quando il capo della clinica di Charleston le proporrà di assistere un bambino affetto da una malattia rara, figlio di un noto titolare di una multinazionale farmaceutica britannica: Daniel Johnson. Due caratteri diversi si sa, prendono fuoco facilmente, e loro l'hanno capito dal mio primo istante in cui gli occhi azzurro intenso di Emma incontrano quelli neri come la pece di Daniel. Il giorno e la notte, il fuoco e l'acqua: ecco cosa rappresentano l'uno per l'altra. Ma quando si è costretti a condividere lo stesso tetto, quel fuoco potrebbe trasformarsi anche in qualcos'altro.