CAPITOLO 5

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EMMA

«Signorina Evans, le serve altro?», chiede la governante non appena mi fa accomodare nella camera degli ospiti. Come da raccomandazione, Vince ha generosamente sistemato le valigie in un angolo, accanto all'armadio, quindi avrei potuto cominciare a disfarle sul tardi.

«In realtà avrei bisogno di una cosa. Per favore, mi chiami Emma», le dico cordiale.

«Oh... come preferisce», risponde imbarazzata. Quasi certamente è stata istruita da anni a seguire quel tipo di decoro, ma etichettare le persone in base alla classe sociale non mi è mai piaciuto, e il signor "Daniel dei miei stivali" dovrà tenerlo bene a mente.

«Se non ha bisogno di altro, inizio a preparare la cena.»

«Certo, vada pure. Grazie di tutto, Adelle», la saluto con gentilezza.

La donna mi sorride, rivelando delle piccole rughe agli angoli degli occhi, dopodiché richiude la porta alle sue spalle. Quando resto sola, appoggio il cappotto e la borsa sulla panca in legno massello attaccata al letto, poi tiro un grosso respiro. L'odore fresco di lenzuola appena lavate si mischia all'odore di chiuso. Probabilmente ne sarà trascorso di tempo dall'ultima volta che qualcuno ci ha dormito, lo dimostrano l'arredamento vecchiotto che si differenzia dal resto della casa e la moquette sbiadita, invece del marmo. Nonostante tutto sembra calda e accogliente, d'altronde avere un bagno in camera mi permette di non gironzolare per l'intera casa con un uomo burbero alle calcagna. Nel pensarlo non posso fare a meno di abbozzare una smorfia, eppure, quando l'ho guardato negli occhi sembrava distante anni luce dall'uomo raffigurato nella foto; lo sguardo gioioso di quella che sarebbe stata la cornice di una famiglia perfetta, aveva lasciato spazio al gelo e al tormento. Il colore nero come la pece dei suoi occhi non erano poi così lontani dall'oscurità che regnava dentro la sua anima.

Tenga il naso fuori da questioni che non la riguardano. So essere molto irascibile quando si tratta della mia famiglia.

Le sue parole erano piene di rabbia, quasi a voler nascondere una vita piena di guai e diversa da come sarebbe apparsa agli occhi estranei, e l'irruenza che ha avuto nei miei confronti quando gli ho parlato di sua moglie dava l'impressione di un cane furioso che non mangiava da mesi, per non parlare del suo tono altezzoso quando mi ha definita una "ragazzina".

«Arrogante!», borbotto a braccia conserte. Mi avvicino alla finestra, ormai è già sera. Da quando sono arrivata, la pioggia non ha smesso di cessare, continua a cadere irosa da rendere sfocata la visione del cortile. Jacob mi aveva avvertita sugli sbalzi climatici della città, così prima di partire avevo approntato una lunga lista di cose da portare per non restare impreparata. In valigia avevo sistemato maglioncini, calze, due cappotti, medicinali in caso di influenza e un kit di pronto soccorso per ogni evenienza. Riflettendoci, avrei dovuto fare un buon carico di pazienza nel bagagliaio. Qualcosa mi dice che quell'uomo ostacolerà la mia permanenza in questa casa.

«Mi terrò a debita distanza, in fondo dovrò occuparmi soltanto del bambino», mi tranquillizzo. Dalla borsa tiro fuori il mio cellulare e scopro due messaggi di mia madre.

Mia madre! Me ne sono completamente dimenticata.

Visualizzo il primo messaggio.

"Jacob mi ha detto che partivi per Londra. Perché non mi hai avvisata? Sei andata via senza salutarmi, ti sembra giusto? Sono tua madre, Emma. Mi stai trattando come un'estranea e tutto ciò mi ferisce. Chiamami appena leggi questo messaggio, ti prego."

Sospiro mentre visualizzo il secondo messaggio.

"Non so se tu sia arrivata, almeno dimmi che stai bene. Emma, scusami se ho potuto ferirti con quelle parole, ma vorrei soltanto che iniziassi a guardarti intorno e capire che hai diritto a crearti una famiglia, e se ho ricominciato con Garrett, non vuol dire che non ho amato tuo padre o che non porto nel mio cuore tutti i momenti che abbiamo condiviso insieme. La vita va avanti e spero che tu possa capirlo. Ti voglio bene, non dimenticarlo."

La strada che ti riporta al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora