CAPITOLO 6

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DANIEL

Sono affascinato da questa donna.

Non dal punto di vista estetico – anche se non potrei dire il contrario – ma c'è qualcosa del suo essere che riesce a penetrarti come una scarica elettrica o meglio, ad avvolgerti come un'onda marina che ti culla un po' per volta. Mi affascina! Come un quadro dipinto a mano, dove resti minuti se non ore intere ad osservarlo in tutte le sue sfumature per scoprirne il significato. Mi affascina! Tipo quando ha iniziato a parlare del suo lavoro, oppure della sua famiglia. Be', in quel momento avrei voluto dirle semplicemente: "Non fermarti, ti ascolterei per ore". Come un uomo affamato, io avevo fame delle sue parole. Poi, capita che si avvicina un po' di più alla mia vita, alle mie cose, alle mie abitudini e subito sbrocco, perché averla così vicina mi spaventa. Per un tipo maniacale come me, abituato ad avere tutto sotto controllo, lei è l'esatto opposto. Arriva senza fare rumore e smuove ogni cosa; lo sta facendo con Thomas e ho paura che faccia lo stesso con me.

«Come vede è stato semplice e indolore, signor Johnson» mi dice in un suono leggero. Probabilmente sarà pentita di essersi fatta sfuggire un po' la mano.

«Già. Semplice e indolore» le ripeto, e giuro che guardarla così diretto negli occhi mi dà un brivido dietro la schiena. Somiglia a mia moglie, me ne sono reso conto dalla prima volta che ho incrociato il suo sguardo. Lo stesso colore degli occhi, la forma mandorlata e lo stesso colore dei capelli, biondo miele. Sul carattere, però, ci vedo un abisso. Loren era molto più pacata e posata, sapeva quando restare zitta o parlare al momento giusto, ma soprattutto sapeva prendermi. Con lei, invece, non sai mai cosa aspettarti o quale stramba idea le passi per la testa. Le sono bastati cinque minuti per rispondermi a dovere e ficcare il naso nella mia privata, come se le fosse tutto concesso.

Accidenti, ragazza!

Durante la cena non proferisco parola; Thomas ha continuato a ridere e raccontare di ciò che impara a lezione ogni giorno, delle gite in barca che eravamo soliti fare negli anni precedenti, i suoi programmi preferiti e tante altre cose che per un attimo ho smesso di seguirlo. Ad essere sincero, è da molto che non lo vedevo così spensierato e un po' ne sono contento.

Verso fine serata, Adelle arriva per accompagnare Thomas a mettere il pigiama.

«È ora di andare a letto. Domani inizia un'altra giornata di studio e dovrai essere ben riposato. Adelle ti accompagna, dopodiché arriverà la dottoressa con la medicina.»

Lo sbuffo che fuoriesce dalla sua bocca mi lascia ancora una volta perplesso. Tutte le sere, aveva sempre l'abitudine di finire quanto prima la cena per rintanarsi nella sua cameretta, come se qualsiasi altra presenza lo infastidisse, invece, adesso sembra che l'unica presenza che desideri è quella di lei.

«Emma, credi che un giorno potrò conoscere Audrey?»

La domanda di Thomas mi rende inconsapevolmente nervoso.

«Certo. Appena starai meglio, ti prometto che la conoscerai. Sono sicura che diventerete ottimi amici.»

«Per il momento faremo le cose gradualmente» mi intrometto nella conversazione mentre l'aiutiamo a sedersi sulla carrozzina. «Vedrai che domani ti sentirai meglio. Buonanotte campione» gli do un bacio sulla guancia, poi incarico Adelle di accompagnarlo in camera.

«Non vuole proprio capirlo, eh?» dico in tono perentorio non appena restiamo soli.

«A cosa si riferisce?»

«Alla bugia che ha raccontato poco fa a mio figlio.»

«Bugia? Non capisco...»

«Sa bene a cosa mi riferisco», la interrompo brutalmente. «Mio figlio è malato, uscire di casa potrebbe indebolirlo ulteriormente, figurarsi viaggiare in aereo.»

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