song: one step closer-
intersection홍채
iridi<<Park! Vieni in sala, devi conoscere il nuovo dipendente e spiegargli come deve lavorare!>>, urlò il capo di Jimin dalla sala del ristorante. Era fin troppo presto per lui per riuscire ad essere solare in quella mattinata buia e uggiosa ma Jimin, dopo aver sbuffato sonoramente, abbozzò un sorriso e si avviò fuori dalla cucina. Quella era la sua routine: sorridi, sii solare e non lasciarti vedere attraverso, o almeno questo era ciò che si diceva, in ogni caso nessuno si era mai accorto di ciò che si celava sotto. Il biondo lasciò il suo ambiente quotidiano, entrando nella sala medio-piccola del ristorante in cui lavorava. Il suo capo e il nuovo dipendente erano girati di spalle, il che gli diede la possibilità di osservare meglio i due, la figura bassina e tarchiata del suo capo era sovrastata da un giovane dalla folta chioma scura, il tessuto della giacca che portava tirato dalle spalle larghe. Si avvicinò, facendo un veloce inchino al suo capo. <<Finalmente Park! Lui è Jeon Jungkook, sarà il nostro nuovo cameriere, digli cosa deve fare in modo che non mi crei problemi!>>, lo esortò con tono scortese prima di sparire, uscendo dall'edificio. Il biondo osservò i tratti del corvino posto davanti a lui, l'espressione vuota e gli occhi inespressivi. Si stampò un sorriso in volto, nel tentativo di metterlo a suo agio, anche se sembrava che al corvino non importasse poi molto, o almeno così credeva. In realtà, si era limitato a squadrarlo durante il breve discorso del loro capo, mentre il biondo era intento a recepire il messaggio dell'uomo. Aveva ammirato, come stregato, i lineamenti dolci del suo viso, gli occhi grandi e i morbidi ricci d'oro che gli incorniciavano il volto. Agli occhi di Jungkook, il biondo assomigliava un po' alla primavera, coi suoi boccioli in fiore, o alla leggera brezza estiva, era fin troppo diverso dai grigi scenari di Daegu. Ma una sola cosa guastava quel quadro. I suoi occhi. Gli occhi di Jimin erano i più tristi che il corvino avesse mai visto. Compresi i suoi. Il biondo aveva mantenuto un sorriso durante tutto quel tempo, ma Jungkook poteva ben notare come non raggiungesse gli occhi del più basso. <<Sono Jimin, piacere>>, allungò una mano verso il corvino, che d'istinto si ritirò, facendo un passo indietro. Un'espressione confusa si dipinse sul viso del più basso, ma subito la voce roca del corvino gli rispose. <<Jungkook>>, si limitò a dire il proprio nome mentre guardava intimorito la mano del biondo, finché questi non la lasciò cadere lungo il proprio fianco. <<Quanti anni hai Jungkook?>>, chiese ammorbidendo la voce per quanto gli fosse possibile, non gli era certo sfuggito quello sguardo impaurito negli occhi del corvino, né il movimento brusco che aveva compiuto per allontanarsi in fretta da lui. <<Diciannove>>, rispose più rilassato, per quanto potesse esserlo. <<Io ne ho ventuno, sei molto più giovane di quanto sembri, credevo che fossi un mio hyung>>, ridacchiò il più basso. <<Vieni, ti faccio vedere la cucina e ti spiego quello che devi fare. Più tardi incontrerai anche il resto dello staff, non preoccuparti, non sono così male dopo che ci fai l'abitudine>>, gli sorrise prima di fargli strada in cucina. <<Questa è la cucina, è piuttosto piccola quindi ti consiglio di rimanere nei dintorni della porta, o c'è il rischio di scontrarsi e combinare casini e sono sicuro che non vuoi vedere il nostro capo più spesso di quanto facciamo abitualmente>>, il corvino tenne bene a mente quella regola, non tanto per la possibilità di dover subire una ramanzina dal capo, quanto più per la paura di dover venire a stretto contatto con qualcun altro. <<Quel ripiano è dove di solito poggiamo i piatti da portare in sala, qui invece è il punto in cui dovrai mettere le ordinazioni in modo che io possa leggerle. Tutto chiaro?>>, chiese poi, notando lo sguardo perso del corvino. Quest'ultimo alzò lo sguardo di sfuggita, annuendo. Il biondo si allontanò per qualche minuto, il tempo necessario per tornare con una divisa tra le mani. <<Tieni, puoi cambiarti negli spogliatoi, sono dietro quella porta>>, il biondo indicò una porta di legno, la cui vernice bianca stava pian piano venendo via, prima di vedere la figura del corvino scomparirvi dietro. Jimin si avvicinò al suo piano di lavoro, fissandosi il grembiule intorno ai fianchi e infilandosi i guanti di lattice. Si diede qualche minuto per rilassarsi, lasciar cadere quel sorriso tanto estenuante da portare costantemente, sedendosi davanti al bancone. Sospirò, perso nei suoi pensieri. Perché si è allontanato così bruscamente? Perché ha quegli occhi così tristi? Qualche minuto più tardi la porta degli spogliatoi si aprì nuovamente e il corvino prese posto nella sedia di fronte al biondo. Un silenzio opprimente riempì la stanza. <<Hai già mangiato?>>, chiese alla fine il maggiore. Il corvino, a quella domanda improvvisa, alzò lo sguardo per poi scuotere la testa onestamente. Era raro per lui mangiare la mattina, spesso non mangiava nemmeno durante gli altri pasti. Un pasto è sufficiente, questo si diceva. Questo era quello che gli avevano sempre detto. Osservò curioso il biondo avvicinarsi al frigo e tirare fuori degli ingredienti per poter preparare qualcosa. Si ritrovò ad osservare ogni suo movimento, come incantato, mentre il biondo mescolava il composto, i muscoli delle braccia che guizzavano sotto il leggero tessuto della maglietta bianca che portava. Il biondo poggiò i due piatti colmi di frittelle sul bancone, prendendo posto e avvicinandone uno al corvino che lo accettò timidamente. <<Sei sicuro che vada bene?>>, chiese dubbioso il corvino, indicando il piatto che gli aveva preparato il maggiore. <<Non c'è problema, il capo è sempre fuori, torna solo la sera>>, rispose il biondo, come se fosse la cosa più normale del mondo prepararsi la colazione sul posto di lavoro. <<Perché che non c'è nessuno qui oltre a noi?>>, continuò curioso il corvino, guardandosi intorno, mentre mangiava con gusto il piatto che gli aveva preparato il biondo. <<È raro che venga gente la mattina, anche per questo non ci sono molti dipendenti oltre a me, di solito il capo lascia solo un cameriere e a quanto pare oggi il lavoro tocca a te>>, rispose tranquillamente il biondo per poi portarsi l'ultimo boccone di pancakes alla bocca. <<Hyung>>, lo richiamò più tardi il corvino, mentre Jimin era intento a lavare i piatti che avevano utilizzato poco prima. <<Dimmi>>, il biondo lanciò uno sguardo al corvino da sopra la spalla, incoraggiandolo a continuare con un sorriso. <<Perché sei così gentile con me?>>, chiese alla fine, dando voce al dubbio che gli girava per la testa dall'inizio di quella mattina. <<C-Come?>>, chiese preso in contropiede il biondo. <<Hai sempre un sorriso stampato in viso ma non mi sembra che tu sia molto felice>>, continuò il corvino. Fortunatamente per il maggiore però, il suono della porta del ristorante li interruppe, salvandolo dal dover rispondere a quella domanda così intima. Il corvino lanciò un ultimo sguardo al suo hyung prima di uscire dalla cucina per raggiungere i nuovi clienti.
Angolo autrice
Ecco il primo capitolo dei Jikook! Spero vi piaccia, al prossimo aggiornamento!❤️❤️
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ʙʀᴜɪsᴇs; ᴛᴀᴇɢɪ; ᴊɪᴋᴏᴏᴋ
Fanfiction타박상 sɪᴀᴍᴏ ᴠᴇsᴛɪᴛɪ ᴅɪ ʟɪᴠɪᴅɪ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ sᴄᴏʟᴏʀɪʀᴀɴɴᴏ ᴍᴀɪ ᴅᴀʟʟᴀ ɴᴏsᴛʀᴀ ᴘᴇʟʟᴇ. Dal testo: "Quanto siamo in grado di sopportare? Te lo sei mai chiesto? Quanto pensi che potremo resistere prima di romperci? Siamo già scheggiati fino all'irreparabile, quanto...