song: Coprimi le spalle- Gazzelle
미술
arteYoongi ricordava tutto. Non c'era nulla di diverso in quelle strade desolate. A suo dire, l'unica sensazione familiare che percepiva era che queste diventassero più cupe di anno in anno. Per il resto, ricordava perfettamente il lampione alla fine della via, che non illuminava ormai da tempo, rotto da non sapeva quante stagioni. Sapeva riconoscere ad occhi chiusi l'angolo in cui era posizionata la vecchia casetta di mattoni, ormai abbandonata, in cui una volta viveva una simpatica signora, venuta a mancare mesi prima. Era solito fare delle lunghe camminate in quelle strade che conosceva come i palmi delle sue mani. Sapeva che nelle ore di punta, quelle strade deserte si riempivano di pendolari di ritorno dal lavoro, riusciva a riconoscere le loro figure sfuocate, talmente prese dal loro lavoro, che di sé, alla fine, lasciavano poco e niente. Era qualcosa che il corvino non riusciva a fare a meno di amare: trascinare i suoi piedi, chiusi nelle sue scarpe vecchie e logore, lungo quell'asfalto scuro e bagnato dalle continue piogge. Era un calmante per il giovane, che in quelle giornate opprimenti, si lasciava cullare dal rumore delle gocce d'acqua scendere fitte, che entravano a contatto col suo capo, coperto dal cappuccio della felpa. Soleva alzare lo sguardo all'immenso cielo, che sembrava quasi cedere sotto la pesantezza di quei cumuli tetri, come a inginocchiarsi davanti a tale grandezza, arrendendosi al suo cospetto. Tanto bello quanto crudele. E quel giorno era uno di essi. Le gocce di pioggia scendevano copiose bagnando le guance del ragazzo dalla pelle pallida. Si incastrarono fra le sue ciglia scure come perle luccicanti, offuscandogli la vista. Ma non ci fece caso, semplicemente era felice. E non capitava molto spesso, quindi decise che avrebbe vissuto quel giorno a pieno. Era una giornata importante per il ragazzo. Vi chiederete perché. Eccovi la risposta: finalmente ci sarebbe stata una mostra d'arte nel museo della sua città. E Yoongi amava l'arte, in ogni sua forma, sfumatura o essenza. Aveva messo da parte dei risparmi, dato il suo lavoro da lavapiatti sottopagato. Aveva fatto numerosi sacrifici nell'ultimo mese, tra i quali, utilizzare delle candele durante le sere più luminose, per evitare di ricevere a casa una bolletta troppo salata. Era l'unico modo per assicurarsi di poter assistere a quella mostra. In quel momento si trovava in fila, le altre persone intorno a lui lo guardavano come se fosse pazzo, a stare sotto la pioggia, senza ombrello e a sorridere come un bambino a cui hanno appena regalato delle caramelle. Ma a lui non importava della pioggia, voleva solo rivivere quelle emozioni che solo i quadri e le sculture riuscivano a trasmettergli.
Il ventitreenne oltrepassò l'ingresso del museo, inspirando l'odore familiare di marmo e tele sporche. I quadri appesi alle pareti, dai colori scuri e freddi, trasmettevano un'emozione lugubre, cupa. In armonia con le sculture marmoree dal colore perlaceo, i cui corpi sembravano tentare di sciogliersi da delle funi invisibili, sforzandosi ad allungarsi il più che potevano. Parevano quasi risplendere di un velo di sudore mentre i muscoli tirati spiccavano sotto la pelle liscia. Gli occhi scavati, illuminati dalla fioca luce artificiale, erano vuoti e vacui, solo l'espressione dei loro visi emanava lo sforzo fisico e la disperazione che provavano.
In quella sala nessuno contemplava le opere d'arte, o meglio, nessuno lo faceva in silenzio. Tutti parlottavano, indicando e chiacchierando, davano una veloce occhiata a un dipinto e passavano al successivo. Nessuno si prendeva il suo tempo ad osservare attentamente le sculture una per una, o i paesaggi dipinti, nessuno si perdeva nella profondità di quelle tele. Tutti, tranne uno. Un ragazzo con un basco rosso poggiato sul capo e dal lungo cappotto color biscotto. I suoi occhi, seminascosti da delle lenti dorate, sembravano risplendere di luce propria, mentre il suo sguardo seguiva le curve delle sculture e i loro movimenti. Era rimasto incantato dalla pelle color avorio di quei soggetti raffigurati, dai dettagli delle mani, con le vene in rilievo, dalle pieghe agli angoli degli occhi e dalle ossa messe in evidenza sul costato. Come era possibile creare qualcosa di così meraviglioso?
Il giovane si mosse, allontanandosi dalle figure in marmo, e avvicinandosi alle cornici attaccate alle pareti. Scrutò attentamente la raffigurazione di alcuni campi estivi, su cui incombeva un temporale tutt'altro che clemente. Passò al successivo: un mare in tempesta. Una figura al suo fianco attirò la sua attenzione, più del dipinto in sé. Era un ragazzo bassino, dai capelli corvini e gli occhi taglienti, il quale teneva lo sguardo fisso nel quadro davanti a lui. Il castano fissò quella figura minuta per qualche minuto, notò il colore pallido del suo viso, le labbra piccole ma carnose. Seppure dall'esterno quello sembrasse un ragazzo qualunque, forse anche trascurato per come era vestito, egli non poté non pensare che avesse un suo fascino. Forse era la felpa bagnata dalle gocce di pioggia, forse lo sguardo perso nell'opera d'arte. Sentì l'improvviso bisogno di scoprire se l'altro fosse davvero un soggetto interessante come sembrava.
<<Non trovi che sia terribilmente tragico?>>
ANGOLO AUTRICE
Sì, so che ho molte storie in corso ma questo capitolo è il primo di una storia che iniziai a scrivere anni fa e ho iniziato a pensare fosse sprecata nelle bozze. Credo che gli aggiornamenti tuttavia saranno più lenti rispetto alle altre storie, in quanto per scrivere questo genere di capitolo mi ci vuole molto di più.
Ditemi cosa ne pensate di questo primo capitolo, è un po' corto ma ho cercato di concentrare il maggior numero di dettagli possibili, spero che vi piaccia, al prossimo aggiornamento!🖤
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ʙʀᴜɪsᴇs; ᴛᴀᴇɢɪ; ᴊɪᴋᴏᴏᴋ
Fanfiction타박상 sɪᴀᴍᴏ ᴠᴇsᴛɪᴛɪ ᴅɪ ʟɪᴠɪᴅɪ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ sᴄᴏʟᴏʀɪʀᴀɴɴᴏ ᴍᴀɪ ᴅᴀʟʟᴀ ɴᴏsᴛʀᴀ ᴘᴇʟʟᴇ. Dal testo: "Quanto siamo in grado di sopportare? Te lo sei mai chiesto? Quanto pensi che potremo resistere prima di romperci? Siamo già scheggiati fino all'irreparabile, quanto...