"Non si odia mai davvero se non sé stessi"
song: Nemesi- Marracash, Blanco;
침착
bilico
Il corvino scrutava il paesaggio circostante, che scorreva fuori dal finestrino del camion. Teneva una mano intorno al busto del ragazzo addormentato sul suo bacino, che assopito, respirava sottovoce nel silenzio che aleggiava all'interno del veicolo. Yoongi, che guidava ormai da tre quarti d'ora, era immerso nei suoi pensieri, così come il ragazzo seduto accanto a lui. Finché non decise di squarciare il silenzio che premeva sulle loro spalle. <<Jimin, deve avere una buona considerazione di te, per avertelo permesso>>, parlò a voce bassa, ma era talmente tacito nel veicolo che Jungkook si girò di scatto verso di lui, sorpreso dalle sue parole.
<<Non è finita bene però>>, constatò amareggiato.
<<Ti sbagli, è appena iniziata invece>>, ridacchiò il corvino mentre cambiava marcia al camion.
Jungkook lo guardò stranito, <<Cosa intendi hyung?>>, abbassò lo sguardo su Jimin, che si era mosso a malapena nel sonno, per poi rialzarlo su Yoongi.
<<Jimin non è mai riuscito a sopportare nemmeno la parola, mare, eppure si è fatto convincere da te ad entrare in acqua? Può solo significare che stai smuovendo qualcosa che era assopita da tempo, schiacciata dalla paura e dal dolore della perdita di suo fratello. Posso immaginare tu sappia tutta la storia, anche se sei riuscito a fargli mettere i piedi sul bagnasciuga, dubito non abbia avuto alcuna reazione. Poi... sei riuscito a calmare il suo attacco di panico... o sei particolarmente bravo con queste cose, o Jimin ti ha preso sotto la sua ala e ti considera un amico, abbastanza da sentirsi al sicuro accanto a te, e tendo a pensare che la risposta sia entrambe>>, Jungkook lo ascoltò solo, lo lasciò parlare, non proferendo parola. Yoongi aveva ragione su tutto ma su una cosa in particolare: Jungkook ci sapeva fare col panico, con la paura, se ne cibava da quando era in fasce, era la sua più intima amica, parte integrante del suo animo. Yoongi ricominciò a parlare. <<Jimin non ha molti amici, non più almeno. Prima era il ragazzo più divertente e solare che conoscessi, ora finge. Pensa di essere credibile, non sa che lo conosco troppo bene e riesco a riconoscere quando fa finta. Fa finta da anni, non è mai realmente felice ma apprezzo che non si sia buttato giù, che non si faccia del male. Quando andava ancora a scuola era tra i ragazzi più popolari dell'istituto, partecipava sempre a tutte le feste che organizzavano, conosceva tutti in quella scuola, lo amavano tutti. Poi si seppe della morte di suo fratello, e tutti lo abbandonarono. Aveva solo me. Persino suo fratello lo aveva lasciato solo. Era irriconoscibile, nemmeno l'ombra di un sorriso sfiorava mai il suo volto, finché un giorno successe, rise, e da lì non smise più, ma era una risata forzata, teatrale, surreale. In questi giorni, in cucina, vederlo scherzare e ridere con te... sembrava quasi il Jimin di una volta. E vedendo come sei riuscito a tenergli testa, credo che lui abbia un'alta considerazione di te. Ora ce l'ho anche io, sei in gamba ragazzino, io non riesco più a farlo ridere così>>, Jungkook fissò il vuoto durante tutto il tempo del suo racconto. Aveva ragione. Aveva ragione e cazzo che male. Se prima voleva scoprire il motivo dietro agli occhi tristi di Jimin, adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per avere la certezza di essersi sbagliato. Aveva sofferto così tanto, e dannazione lui non lo meritava. Quel ragazzo era infinitamente dolce e premuroso, era forte, si ribellava tutti i giorni contro i suoi demoni e non si era mai arreso. <<Sai, Jimin è la persona più buona che conosco. Non so se dovrei dirtelo, non vorrei creare dissapori tra noi, ma credo di potermi fidare del giudizio del mio amico qui>>, ridacchiò, indicando Jimin che si trovava rannicchiato sul petto del corvino. <<Quando confessai ai miei genitori di essere gay, mi buttarono fuori di casa, non ero più loro figlio, per loro ero morto quel giorno. Jimin mi accolse in casa, i suoi genitori mi trattavano come parte della famiglia e non come un ospite, suo fratello era un ragazzo d'oro, sempre pronto ad aiutare, così come Jimin. Rimasi con loro per due anni, nel mentre lavoravo e mettevo i soldi da parte per potermi trovare casa, non volevo pesare sulle loro spalle. Poi, quando morì Geun-so, rimasi per stare vicino a Jimin e alla sua famiglia, poi me ne andai. Trovai un appartamento malandato e mi trasferii, non volevo più arrecare disturbo alla loro famiglia, erano in lutto, avevano perso un figlio, e un fratello, non volevo essere un altro peso ad aggravare sulle loro spalle. Quello che voglio dire è che Jimin è fragile, si finge forte, ma è talmente rotto che il minimo soffio di vento potrebbe spezzarlo, e invece tu sei arrivato come un uragano e l'hai spinto tra le onde e lui è ancora qui, tu non hai paura di maneggiarlo, non hai paura di fargli male perché sta già male e mi fai solo pensare che potresti essere la cura, a tutto quanto. Potresti davvero aiutarlo a stare meglio. Non voglio chiederti di prendere a cuore la sua storia, ma promettimi che non peggiorerai la situazione, oggi potresti non aver commesso un errore, a portarlo qui, ma sii più cauto, per il suo bene>>.
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ʙʀᴜɪsᴇs; ᴛᴀᴇɢɪ; ᴊɪᴋᴏᴏᴋ
Fanfiction타박상 sɪᴀᴍᴏ ᴠᴇsᴛɪᴛɪ ᴅɪ ʟɪᴠɪᴅɪ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ sᴄᴏʟᴏʀɪʀᴀɴɴᴏ ᴍᴀɪ ᴅᴀʟʟᴀ ɴᴏsᴛʀᴀ ᴘᴇʟʟᴇ. Dal testo: "Quanto siamo in grado di sopportare? Te lo sei mai chiesto? Quanto pensi che potremo resistere prima di romperci? Siamo già scheggiati fino all'irreparabile, quanto...