song: Madame-L'anima; Marracash
영혼
anima
Nessuno sapeva come fosse fatta l'anima di Jimin. Il giovane nascondeva la sua metà, ponendola dietro ad una maschera di ceramica. Tutte le mattine, si recava a lavoro, dipingendosi in faccia lo stesso sorriso felice, lo stesso sorriso finto. Jimin si spingeva ad essere un'altra persona, sperando di potersi dimenticare del suo dolore. L'unico scopo della sua messinscena era quella di, in qualche modo, riuscire a portare un briciolo di leggerezza, nella vita di chi gli stava intorno, in modo che non dovessero soffrire come aveva fatto lui. I sensi di colpa si annidavano ancora dentro di lui, nel buio della sua camera da letto. Quella mattina, come negli ultimi giorni, nella testa del giovane risuonavano sempre le stesse parole: Hai sempre un sorriso stampato in viso ma non mi sembra che tu sia molto felice. Possibile che quel ragazzo fosse riuscito a scorgere tra i cocci della sua maschera rotta? Pensare quanto tempo ci avesse impiegato il biondo a rimettere insieme i pezzi della sua vecchia persona, fallendo miseramente ad ogni tentativo. Perché Jimin sapeva, lui non era più la stessa persona, ma fingeva di esserlo. Eppure come aveva fatto Jungkook, in un solo pomeriggio, a scavare tanto in fondo dentro di lui, per capire la verità che si celava dietro al suo sorriso? Jimin aveva fatto il possibile per deviare la domanda che gli aveva posto il corvino. Perché era così gentile con lui? Semplice, perché Jimin era gentile con tutti. Il suo unico obiettivo era far sorridere le persone, renderle felici, non importava se gli avrebbero messo i piedi in testa, se lo avrebbero preso per sciocco o per scontato, se se ne sarebbero approfittati. Eppure quella domanda lo aveva scosso nel profondo. La prima volta che aveva visto Jungkook era riuscito a intuire, dal suo sguardo spaventato, la sua avversione per il contatto fisico. Per quel motivo, durante l'orario di lavoro, cercava in tutti i modi di evitare che qualche altro membro dello staff lo urtasse accidentalmente, a costo di porgere i piatti al ragazzo in prima persona, pur rallentando il ritmo del suo lavoro, così beccandosi qualche sgridata da parte del suo capo, ma non gli importava, non finché Jungkook si fosse sentito al sicuro. Nei primi giorni da cameriere Jungkook aveva l'aria distratta, assente. Sembrava smarrito nel suo piccolo mondo. Nonostante ciò Jimin cercava di coinvolgerlo nelle conversazioni giocose che intratteneva insieme a Yoongi, e qualche volta, lo rendeva felice accorgersi, che persino il corvino riuscisse a sorridere, schiudendo le labbra rosee e lasciando intravedere dei simpatici denti da coniglietto. <<Chef>>, il corvino si ostinava ad utilizzare quell'appellativo per ottenere l'attenzione di Jimin. I due ragazzi si trovavano nella cucina del locale, come succedeva spesso. <<Jungkook, chiamami Jimin sul serio, non serve essere così formali>>. Il corvino lo osservò, seduto su uno sgabello, aggrottando le sopracciglia scure, ornate da un piercing a sfera. <<Qual è la risposta?>>, Jimin si voltò per non permettere al ragazzo di vederlo in viso. <<Non so a cosa ti riferisci, Jungkook>>, cercò di sviare il discorso, ancora, facendo finta di non ricordare. <<Perché sei così gentile con me?>>. Jimin non poteva continuare a fingere di non sapere di cosa parlasse, perciò decise di dire una mezza verità. <<Perché io sono gentile con tutti>>.
<<Come fai ad aver voglia di essere gentile con quegli occhi tristi?>, chiese il corvino, mentre le spalle di Jimin si irrigidivano, cercando di trovare una risposta a quella domanda che lo aveva lasciato così a nudo di fronte al ragazzo. <<Ti sbagli Jungkook, non ho gli occhi tristi. Forse mi vedi solo stanco>>, concluse il biondo, iniziando a cucinare la colazione per entrambi, come era solito fare nelle mattine in cui lavoravano da soli. Jimin indossò il grembiule nero del locale, cingendoselo intorno alla vita e prendendo l'occorrente per la ricetta. Il menu del locale era solito contenere sempre le stesse pietanze: pancakes, waffles, tortini, brownies. Nulla di nuovo. Ed era grazie a quelle mattinate passate in tranquillità con Jungkook, quando sapeva che non sarebbe arrivato nessun cliente, che aveva la possibilità di poter sperimentare nuove ricette. Sentiva lo sguardo del corvino bruciargli la schiena mentre afferrava la farina e la versava in una ciotola, era affamato di risposte e Jimin lo sapeva. Ma Jungkook sembrava aver compreso che non le avrebbe ottenute e aveva rispettato la decisione di Jimin di non proferire più parola sulla questione. Accettò il piatto contenente la colazione dalle mani dello chef, stando attento a non sfiorare la sua mano, ringraziandolo per il pasto. Jimin si sedette accanto a lui e cominciarono a consumare il cibo in silenzio. <<Chef>> attirò la sua attenzione Jungkook. <<Dovresti andar via>>, constatò Jungkook. <<Che intendi?>>, gli chiese il biondo, confuso dalle sue parole. <<Sei troppo qualificato per questo posto, dovresti lavorare in un altro ristorante, uno migliore di questo, magari cambiare anche città>>, si spiegò meglio il corvino, osservando gli occhi di Jimin incupirsi. <<Ti ringrazio Jungkook, ma per ora mi piace stare qui>>, il corvino annuì in risposta, continuando a mangiare. <<Chef>>, lo chiamò di nuovo. <<Domani hai il pomeriggio libero, giusto?>>, il biondo annuì, aspettando la risposta del ragazzo. <<Dato che sei stanco, ti porto in un posto per rilassarti>>ANGOLO AUTRICE
State iniziando a capire di più su Jimin? Fatemi sapere le vostre supposizioni, e se il capitolo è di vostro gradimento, al prossimo aggiornamento!❤️
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ʙʀᴜɪsᴇs; ᴛᴀᴇɢɪ; ᴊɪᴋᴏᴏᴋ
Hayran Kurgu타박상 sɪᴀᴍᴏ ᴠᴇsᴛɪᴛɪ ᴅɪ ʟɪᴠɪᴅɪ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ sᴄᴏʟᴏʀɪʀᴀɴɴᴏ ᴍᴀɪ ᴅᴀʟʟᴀ ɴᴏsᴛʀᴀ ᴘᴇʟʟᴇ. Dal testo: "Quanto siamo in grado di sopportare? Te lo sei mai chiesto? Quanto pensi che potremo resistere prima di romperci? Siamo già scheggiati fino all'irreparabile, quanto...