36. Musica

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Era una giornata insolita su Kaneve, perché il cielo terso lasciava penetrare una luce piena e scintillante dalle ampie finestre della casa.

Kelsi sedeva in cucina, osservando i movimenti della madre di Iri che preparava il pranzo. Si chiamava Serina ed era una delle tre sorelle della moglie di Mastro Sidha, umane come lui. Il marito, di stirpe kesren, si faceva vedere di rado, come gli altri tre figli, pur mantenendo i contatti con lei e Iri.

– "Marito" è una parola grossa! – aveva esclamato ridendo. Serina le aveva raccontato di essersi dovuta adattare a quella famiglia bizzarra, dove spesso la sua "umanità" cozzava contro istinti troppo alieni per riuscire a comprenderli. I kesren non si legavano mai stabilmente a qualcuno, per cui il concetto di "matrimonio" per loro era estraneo. – Ma lui ci ha provato, sai, – aveva aggiunto, – e ci riprova ogni tanto. Dice che gli piace troppo vedermi felice.

Non poteva lamentarsi comunque, aveva detto, visto che le due sorelle, sposate a degli aramyl, protestavano di continuo per il modo di fare, arrogante e puntiglioso, dei rispettivi coniugi.

– Li hai conosciuti la sera del tuo arrivo, – le sorrise ora, spiegando il motivo delle porzioni abbondanti che stava cucinando, – i miei tre figli e mio marito, con nuore e i nipotini al seguito. Non li vedevo da settimane. Mi hanno degnato della loro presenza solo grazie a te. E oggi torneranno alla carica. Sono incredibilmente curiosi, vero?

Scoppiarono a ridere. Kelsi arrossì al pensiero di tutte le domande che le erano state rivolte quel giorno... fino a quando Iri non l'aveva salvata, trascinandola a giocare con i più piccoli.

– Sembra che tu abbia spezzato diversi cuori: uno dei cugini di Iri mi ha rivelato che adora il rosso dei tuoi capelli.

– Mi era sembrato che... pensavo avesse una qualche forma di eritema, aveva la pelle molto arrossata.

– Cara, l'avrai notato, loro assumono i colori di ciò che li attira. Ah, l'amore!

Risero ancora.

Kelsi ricordava di come avevano giocato a nascondino con i piccoli, che rivelavano qua e là le caratteristiche di ciascuna stirpe. Era davvero una comunità atipica, come le aveva detto Mastro Sidha; di rado umani, kesren e aramyl si sentivano spinti a formare legami duraturi. Quei bambini mezzosangue, dal triplice dna, rappresentavano il futuro di Kaneve e l'anima della nuova società multirazziale che l'Imir Rasia cercava di proteggere.

– Avete una bellissima famiglia, – commentò Kelsi, pensando che l'unico collante in mezzo a tutti loro fossero proprio lei e Iri.

– Ti ringrazio. Adesso anche tu ne fai parte, – disse facendole l'occhiolino.

Serina era una donna pratica e ospitale, l'aveva accolta in casa come una figlia, con sincera cordialità. Non amava dilungarsi in chiacchiere oziose e, proprio per questo motivo, a Kelsi piaceva molto la sua compagnia.

Stava trascorrendo la convalescenza chiusa in una campana di vetro, non poteva fare nulla perché non appena chiedeva di aiutare per essere utile in qualche modo, tutti glielo impedivano, obbligandola a rimanere seduta a riposare.

Guardando le sue abili mani impastare una farina di colore violaceo, che proveniva da uno dei pochi cereali compatibili con l'alimentazione umana, ricordò il discorso che le aveva fatto riguardo le difficoltà economiche in cui versavano i "cittadini adottati" di Kaneve.

– Il cibo è scarso per tutti, – aveva detto, – l'economia del pianeta si regge a stento. Sidha ci ha sempre protetti, tenendoci isolati e lontani dai problemi, siamo stati fortunati. Abbiamo di che vivere con dignità, ma questo non vale per tutti, purtroppo.

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