19. Che cosa ho fatto?

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La musica è assordante all'udito più sviluppato di Harry; batte nelle orecchie, rimbomba nel petto e fa vibrare le pareti della casa. La villa con piscina di Liam è ubicata in una zona apparentemente tranquilla, composta solo da altre due ville stratosferiche e un parco giochi per bambini. Osservando gli interni e il soffitto alto e ben imbiancato, a Harry viene spontaneo domandarsi quanto siano facoltosi i genitori del ragazzo, proprio lui che, qualche tempo fa, gli ha riferito che i signori Tomlinson fossero pieni di soldi. Eppure, la casa di Louis – per quel che ha visto di sfuggita quando è sgusciato fuori di notte – non è così maestosa.

I due ragazzi seguono Liam fino a un tavolino su cui sono sistemati degli alcolici, avuti illegalmente, e qualcosa da mangiare. Mentre Liam prova a parlare con Harry sovrastando la musica, Niall non la smette di guardarsi intorno, curioso.

«Prendete pure quello che volete» urla Liam, «io vado a cambiarmi: tra poco ci tuffiamo. Voi ve lo fate un bagno?»

D'istinto, Niall e Harry si guardano, perplessi: nessuno dei due aveva messo in conto la possibilità di farsi un bagno in piscina, soprattutto in pieno freddo di novembre.

«È riscaldata» spiega Liam e loro si rilassano. «Vi aspetto dopo, allora.» Saluta dei nuovi arrivati, poi si avvicina a Harry, gli tira il braccio affinché lui si abbassi e gli sussurra all'orecchio: «Non vedo l'ora di vederti in mutande.» Poi gli fa un occhiolino e se ne va sculettando.

«Che ti ha detto?» grida Niall, allegro. Harry continua a fissare la schiena sinuosa del ragazzo e spera di non essere arrossito di nuovo. «Harry?»

Si limita a scrollare le spalle, in risposta all'insistenza dell'amico.

«Questo posto è fantastico!» urla ancora Niall. «Hai visto lì?» Il ragazzo indica a Harry una console di un dj improvvisato a cui sono collegate delle casse home theatre. «Quelle sono delle casse Logitech e quello è un computer MSI; il mio sogno è averne uno identico.»

Harry fissa ciò che l'amico gli ha appena indicato senza mostrare nessuna emozione, ma ormai Niall c'è abituato.

«Sai che ti dico? Vado a vedere se il dj mi fa dare un'occhiata a quella meraviglia. Ci metto cinque minuti... o ti dispiace?» domanda Niall e Harry scuote il capo, negando. «Perfetto. Cinque... cinque minuti, okay? Vengo subito!»

Niall non aspetta nemmeno che l'amico gli risponda e scappa verso la console per andare ad ammirare il super computer.

Rimasto da solo, Harry osserva il tavolino pieno di alcolici. Afferra una bottiglia con dentro del liquido trasparente, poi la posa; ne prende un'altra, stavolta sembra marroncina la sostanza, anche se con le luci soffuse è difficile dirlo. I suoi genitori, prima che uscisse, si sono raccomandati di stare attento e di non esagerare; non gli hanno proibito di bersi una birra – sanno che Harry l'ha già fatto anche se legalmente non potrebbe – ma hanno solo cercato di fargli capire di essere responsabile. Finora, non li hai mai delusi. Anche se quelle bottiglie che scintillano gli fanno gola, lascia perdere e decide di non bere nulla: pensa più che altro che vorrebbe arrivare lucido a casa di Louis, dopo la festa.

Incrocia le braccia sopra al petto e inevitabilmente si ritrova a pensare al fatto che è una festa piena di persone, ma non ne conosce nessuna. Sono tutti visi familiari, visti di sfuggita tra i corridoi della scuola o nelle aule che condividono, ma non ricorda di averci parlato. Solo Niall, Liam e Louis può annoverare tra le sue conoscenze.

D'un tratto, però, Brian gli si avvicina e gli sorride. «Ciao» pronuncia, accompagnando quel saluto da un'alzata della mano tesa. «Come stai?» Altri segni ad associare quelle due parole.

Harry è perplesso e si ritrova a corrugare le sopracciglia.

«Non sei il ragazzo che non parla?» domanda lui.

Attraverso i tuoi occhi - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora