Prendo coraggio e anche se ho ancora il fiato corto, vado verso l'armadio lo apro e vedo una fila di vestiti nuovi e tre paia di scarpe da provare.Anthea, oltre alla bellezza, ha gusto. Mi chiedo se mio padre si sia mai accorto del suo fascino. Possibile che non siano mai andati oltre? Le storie d'amore tra segretaria e il capo sono dei cliché vecchi come il mondo. Sorrido pensando alla moralità di mio padre, mentre scorro con la mano gli abiti e ne scelgo uno senza pensarci troppo.
Lo appoggio sul letto, osservo gli abbinamenti e mi auguro di aver avuto gusto, certamente non sono ai livelli di Mycroft. Mi trovo spiazzato quando mi devo rapportare con lui, il suo modo di fare a volte è un vero mistero.
Chissà perché il legame con mamma non si è consolidato, lui evita di parlarne eppure qualcosa deve essere andato storto per non riuscire ad affrontare l'argomento. Anche il nostro rapporto ha un equilibro instabile, e per ora e meglio essere cauti.
Lascio scorrere l'acqua bollente nel piccolo bagno della camera, e mi ci butto sotto voglioso di lasciarmi i pensieri alle spalle. I capelli sono tutti appiccicati, ho sudato molto e sono dimagrito.
Non ho un aspetto sano, mi rendo conto che con gli eccessi ho chiuso, niente più droga o bevute inutili ora sono un Holmes e mi sento responsabile del nome che porto.
Mi rado quella poca barba che mi ritrovo, e lo specchio mi rimanda due occhiaie per niente piacevoli.
I capelli sono in disordine, li devo tagliare, forse accorciarli mi farà sembrare più maturo! Assomiglio un po' allo zio Sherlock con la sua zazzera riccia e nera. Mycroft invece tende al castano scuro, però abbiamo gli stessi occhi grigi e questo mi rende orgoglioso.
Mai mi sarei immaginato di avere un padre con l'aspetto di Mycroft, nemmeno nella più sfrenata fantasia. Sorrido pensando agli anni in orfanotrofio quando cercavo di dare un volto ai miei genitori: cos'altro poteva capitarmi, se non lui, l'ice man!
Indosso i capi che ho appoggiato sul letto: la camicia bianca con delle righe delicate rosa e un paio di calzoni di fustagno blu. Abbino un maglione sportivo con i bottoni sul collo. Non ho mai avuto un guardaroba così costoso ed elegante. Anche le scarpe mi entrano, Anthea è decisamente accorta.
Alla fine sono pronto, prendo due bei respiri ed esco per restare con la mia nuova famiglia.
Ed eccoli lì tutti riuniti gli Holmes e i Watson.
Nessuno sembra irritato dal mio comportamento, forse hanno accettato i miei sbalzi di umore e cercano di sostenermi. Questo mi infonde coraggio e mi invoglia a dimostrare che sarò all'altezza del nome che porto.
"Finalmente nipote! Ti aspettavamo per iniziare la cena!" Sherlock mi fissa incredulo. "Bella eleganza ragazzo! Somigli sempre di più a Mycroft."
Si gira verso di lui che, come al solito, è seduto sulla poltrona vicino al fratello, gli fa una smorfia e sorride. "Si sta consolidando il tuo orgoglio di padre?"
Mycroft sospira fingendosi esasperato, rotea gli occhi verso l'alto, si alza e si avvicina prendendomi il braccio e sussurra. "Tutto bene Hayc? Non badare a quello che dice, ti vuole bene." Mi stringe più forte. "Non lo ammetterà mai ma mi ha aiutato a ritrovarti e curarti insieme a John. Nessuno di noi ti ha mai abbandonato."
Annuisco e gli rendo un ampio sorriso, ora so che mi hanno cercato e voluto con loro.
Intanto Rosie si è avvicinata, indossa un vestitino rosa con tanti fiorellini colorati e nei capelli ha un cerchietto dorato con un buffo coniglio blu. Dondola il corpo minuto con le mani dietro la schiena,due occhioni grandi che la fanno sembrare pentita. Ma di cosa, mi chiedo, se ho fatto tutto da solo!
Mi auguro che non l'abbiano sgridata per la mia stupida fuga, mi chino verso di lei. "Ehi, che c'è piccola cugina? Vuoi dirmelo?" Le sistemo il cerchietto e le accarezzo i capelli.
Mio padre si allontana lasciandoci spazio, va verso John che dalla cucina ci osserva con attenzione.
Le esce una vocina incerta. "Sei andato via per colpa mia? Papà mi ha detto che non devo parlare di "morire", che non va bene." Mi punta il ditino al centro del petto. "Ho detto una cosa che ti ha fatto stare male qui?" Ha gli occhi pieni di lacrime.
Cerco dentro di me tutto il coraggio che posso per sembrare sereno, con uno sforzo calcolato la prendo in braccio, anche se vengo immediatamente sgridato.
Rispondo rasserenando tutti. "Non preoccupatevi, Rosie è leggera, non mi farà mai del male. Vero?"
Lei singhiozza e appoggia la testolina sulla mia spalla, la coccolo e la stringo forte. "Andiamo nella mia stanza Rosie ti devo raccontare tutti i miei segreti. E solo a te." Scuote la testolina approvando e lega le sue braccia al mio collo.
Usciamo tra gli sguardi sorpresi dei miei parenti, ma comprendono che devo spiegare a Rosie quello che mi è successo.
La siedo sul letto e ci sdraiamo vicini. Le racconto cosa ho combinato, del perché me ne sono andato in quel modo. Arrossisco, mi sudano perfino le mani, ma più le parlo più la mente si sgombra.
La piccola ha la sensibilità di una adulta, ascolta e si stringe al mio fianco, la manina si infila sotto al maglione e si ferma sul mio petto a contatto con la camicia. Le dico che sono ammalato e ho paura, tanta, soprattutto adesso che ho una famiglia.
Che potrei non guarire, ma la tranquillizzo dicendole che con lei vicino non mi accadrà nulla di brutto.
Alla fine rimaniamo in silenzio per un lungo minuto, strofina i bottoni della maglia. Io le accarezzo i capelli e la osservo, aspettando che comprenda e elabori il dolore.
Si scuote di colpo, adesso sa cosa fare. "Papà è un bravo dottore. Ha detto che stavi male, ma che saresti guarito. Se lo dice lui, vuol dire che è vero."
È risoluta, come se avesse intravisto il futuro.
Mi afferra per la manica. "Non devi avere paura Hayc, perché tutti ti daremo le medicine che ti guariranno. Anche quando non potrà papà." Ha il faccino serio, mi trascina fuori, mi porta in cucina, raggiunge John ai fornelli con un piglio risoluto e lo apostrofa con la vocina ferma.
"Papà, non scordarti di dare le pillole a Sher.. Sher.. for. Lui deve guarire, ma devi essere paziente perché ha paura." John alza la testa e mi fissa imbarazzato, ma sorrido bonariamente, vede che stringo forte la manina della figlia.
"Va bene piccola, sarò gentile con Sherrinford, sempre che non voglia scappare di nuovo! Vero ragazzo?" Lei stringe le labbra, arriccia il naso all'insù e allunga un calcio al padre sugli stinchi.
Rido rilassato come non facevo da tempo.
"Papà hai detto che saresti stato gentile!" John scuote la testa rassegnato all'irruenza della figlia, si allontana mentre anche dalla sala sento ridacchiare gli Holmes.
Mi sento bene, sono sereno, ora sono consapevole che lei... sa. Non posso assicurarle nulla, però lotterò, perché ho bisogno della mia famiglia, per quanto stramba possa essere.
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Un piccolo posto dentro al cuore : Sherrinford Haycok Holmes
FanfictionRitrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni spesso finite male, Sherrinford ha un nome eccentrico come tutti nella sua singolare famiglia: suo padre è Mycroft Holmes, soprannominato "Ice Man". Sua zia Eurus, una pazza omicida rinchiusa in...