Chapter-4

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Apro gli occhi, sono stordita e confusa.

Al mio fianco, vi è una sedia vuota, con una giacca SS poggiata sullo schienale, ed una bottiglia di vetro, piena d'acqua fino a metà.

Sono nel letto di un ospedale, e sono coperta da un lenzuolo bianco, con una flebo attaccata al mio braccio.

Non ho quasi memorie di quanto é successo,ma solo flash, incerti e sconnessi di violenza, rabbia, e terrore.

"É sveglia". Sento dire, dall'unica voce che conosco, appena fuori la porta della stanza, e poco dopo, si fa strada verso di me Walter.

Sembra sconvolto, e disorientato.

Non pensavo che un tenente del suo calibro, potesse ridursi in quello stato, perché, d'abitudine, è scontato immaginare questo uomini inflessibili, ed immuni da ogni sofferenza.

"Come stai?" Dice, flebile, accasciandosi sulla sedia posta affianco a me.

Irrigidisco a quella semplice domanda.

Nessuno mi chiede più come sto, da ormai così tanto tempo che non ricordo l'ultima volta in cui è successo, prima d'ora.

"Beh-" poso una mano sulla mia fronte, passandola fra i capelli: "a malapena ricordo quel che mi é capitato, sono piena di acciacchi in questo momento". Aggiungo e sospiro voltandomi dalla parte opposta alla sua figura.

"E tu?" Aggiungo, inaspettatamente, voltandomi nuovamente verso l'uomo, che in questo momento, appare fragile.

Walter's pov.

Mi ha chiesto, anche lei, come sto.

Perché dovrebbe importarle? Perchè dovrebbe interessarle come sto io?

Sono un SS, un uomo duro, pieno d'orgoglio e rigore.

Lei non lo sa, ma siamo qui dal giorno prima, e lei è stata in sala operatoria per diverse ore, a causa di una emorragia interna, e delle sue ferite, gravi.

Temevamo tutti che, non si sarebbe risvegliata, ma a quanto pare, è di nuovo fra noi.

Di una cosa, una sola, sono certo: quel che ho fatto questa volta, non lo avrei fatto per nessuno.

Ho voltato le spalle miliardi di volte, dinanzi alle più brutali ed efferate violenze, carnali, fisiche, verbali.

Ma quando ho sentito urlare Gwen, in cerca d'aiuto, e conoscendo poi per altro, la ferocia di Alexander, non ho più visto alcuna porta, alcuna regola, alcun protocollo, che potesse tenermi lontano dal salvarla.

Una domestica, niente più che una domestica, giovane, disperata, martoriata e fragile.

Spogliata di sé stessa, dinanzi ai miei occhi d'un freddo opaco, che siede in una vasca da bagno, inarcando la schiena al gelido contatto con la ceramica bianca.

Ricoperta d'acqua e sapone, immersa nel dolore, e sporca d'ogni più atroce follia.

Lo sguardo schivo, le mani magre e deboli, le spalle piccole, ed una piccola figura che la contiene.

Questa è Gwen.

La creatura più frantumata, e più pura, mai esistita.

"Sto bene". Rispondo, tenendo un tono apparentemente distaccato, pur mostrando un aspetto miserabile.

Mi guarda, sospira.

Si volta nuovamente dalla parte opposta alla mia, abbandonando sé stessa sul bianco cuscino del suo letto.

Mi sollevo, raggiungendo il telefono dell'ospedale, posto in fondo al corridoio, ed una volta arrivato, compongo il numero del telefono della tenuta.

My Young Soul/ A Nazist Love/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora