Chapter-10

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Gwen's pov.

'Devi comprendere l'unità degli opposti. Devi essere mobile e statico insieme. Difensivo mentre sei offensivo'.

Non so cosa ho fatto, né so come ho trovato il coraggio di farlo.

Non so cosa provo di preciso quando quest'uomo é vicino a me, ma di certo so, che non gli sono indifferente.

Walter Schulz, tenente SS/ Schutzstaffel, potente, gelido, spietato e...Non so cos'altro.

C'è del buono in lui, se sono premuta alle sue labbra, se non riusciamo a separarci, immagino.

Ma il tempo a disposizione è breve per poterlo comprendere.

Stacca le sue labbra da me quando sentiamo un soldato salire su per le scale, e cambia immediatamente atteggiamento allontanandosi dalla mia figura.

Rimango delusa da questo comportamento, ma non lascio che questo possa trasparire.

"Abel ha bisogno di essere soccorso in ospedale, tenente". Dice il giovanissimo ragazzo, all'uomo poco più distante dalla mia posizione.

"Va bene, conducetelo alla struttura più vicina". Dice, irrigidendo la mandibola.

Non appena il ragazzo si conduce nuovamente al piano inferiore, Walter si volta verso di me.

"Nessuno deve sapere di" esita per alcuni istanti : "noi". Dice, per la prima volta riferendosi a me e lui con quel pronome.

Annuisco, anche se a malincuore.

Poi si avvicina, fissandomi negli occhi.

"Provi qualcosa per Abel?" Domanda, serio, ed immobile.

"No, niente affatto". Rispondo, sicura di me.

Quel ragazzo ha fatto un meraviglioso gesto per me, e sto imparando a volergli bene, nonostante il rapporto scostante che si è instaurato fra noi.

Ma 'quel non so che' solo Walter riesce a farmelo provare.

Immagino significhi qualcosa, ma troppo presto per dare un nome a queste mie sensazioni.

Walter's pov.

"Ora devo andare, sono il superiore di Abel e devo portarlo in ospedale, nonostante abbia usato le mie stesse mani per ridurlo in quello stato". Dico a Gwen, che solleva lo sguardo guardandomi.

Ancora una volta, ho bisogno ancora una volta delle sue labbra.

Sfuggente, le schiocco un bacio a stampo incredulo al mio stesso gesto, per poi scendere a passo spedito verso il piano inferiore, raggiungendo gli altri senza smettere di pensare a lei neppure per un solo secondo.

"Tenente, andate nell'ospedale militare, lo raggiungerete più in fretta" aggiunge Aaron, un SS dalla mora capigliatura, alto e robusto.

"Va bene". Dico avvicinandomi ad Abel successivamente, notando che tiene in mano del ghiaccio sul naso.

Lo scruto diffidente dal rivolgergli la parola, e di lui noto solo gli occhi sotto la sacca ghiacciata, che mi guardano sprezzanti.

"È contento adesso?" Domanda, sollevando un sopracciglio, chinato per il calcio allo stomaco.

"Non è niente, hai sopportato di peggio mi pare". Rispondo con arroganza, e sospira uscendo dalla porta principale.

Lo seguo, ed insieme entriamo in auto dirigendoci verso l'ospedale militare.

Il tragitto è silente, e dall'alto della sua diffidenza, guarda fuori dal finestrino, togliendo di tanto in tanto la sacca di ghiaccio dal naso.

Giungiamo in ospedale entro un quarto d'ora, ed il medico che si prende cura di soccorrere le forze armate, lo fa entrare per visitarlo.

Dopo circa un'ora, lo vedo uscire con una garza sul naso, e dei medicinali nella mano sinistra.

"Non é riuscito a rompermi il setto nasale, ma grazie a lei dovrò prendere questa roba fino a quando avrò dolore all'addome". Bisbiglia al mio orecchio, dandomi una spallata superando la mia figura.

Sollevo gli occhi al cielo, porgo un saluto al medico che lo ha sistemato, ed usciamo da quel posto.

Tornando alla tenuta, abbiamo avuto altri battibecchi per ragioni futili, ma nonostante questo, grazie a Dio, il viaggio è stato breve.

La cosa positiva, è che mi ha raccontato alcune informazioni su Gwen che non conoscevo assolutamente, ad esempio dove è nata, la presenza di due fratelli prima di lei, il suo luogo di nascita, ed il fatto che abbia perso sua madre e che suo padre è uno di noi, un soldato.

Ma che, malgrado il merito alla nazione, sarebbe stato molto crudele verso di lei, e che già sin dai suoi quindici anni l'ha gettata in pasto agli SS, ed a tutte le forze tedesche, in cambio di compensi e promozioni a livelli superiori.

Vorrei conoscerlo, questo tenente Walden, per mostrargli che sua figlia, quella che ha venduto, quella che non vuole più vedere, è un miracolo.

Ad ogni modo, rientrati a casa, mi dirigo verso le stanze cercando Gwen, ma non la vedo da nessuna parte, così scendo giù a cercarla.

La vedo intenta a pulire la cucina, faticando a causa del suo stato di salute ancora precario.

Mi posiziono appena dietro di lei, e si rende in poco tempo conto della mia presenza.

Si volta, accennando un sorriso.

"Come sta Abel?" Chiede, ed io rimango irritato dalla sua domanda in un primo momento, ma poi sospiro e le rispondo.

"Sta bene, non gli ho fatto così tanto male". Aggiungo, sollevando le spalle.

"Meglio così". Ribatte, posando lo straccio nella sua mano.

"Tu piuttosto, come stai?" Domando io questa volta.

"Domani toglierò queste garze, mi sento poco più in forze, nonostante tutto". Dice, ammiccando un sorriso.

Se c'è una cosa che mi colpisce di lei, è la sua capacità rigenerativa. Dinanzi a dolori fisici e mentali, è in grado di portarsi avanti, malgrado tutte le sofferenze.

Una vera forza della natura.

Appare imbarazzata dinanzi alla mia figura, probabilmente in vista di ciò che era successo fra noi due ore prima.

La scruto, e sposta lo sguardo dalla mia direzione, incapace di reggere i miei occhi per più di mezzo secondo.

"Ti faccio sentire a disagio?" Domando, e teneramente abbassa lo sguardo sulle proprie mani.

"È che sembra così surreale". Aggiunge, sollevando le iridi, verdi e luminose, con velato imbarazzo visibile dalle sue gote rossastre.

"Qualunque cosa sia, mi fa sentire vivo". Dichiaro, guardando il suo volto aprirsi in un sorriso.

"Questo è ciò che conta". Dice, ed io mi avvicino alla sua esile corporatura, cingendo le sue braccia tra le mie.

Posa il capo sul mio petto, e rimaniamo in questa posizione, in silenzio, per qualche minuto.

Poi, alza lo sguardo per scrutarmi dal basso, per un istante, e successivamente torna a cingersi a me.

Sento come se il mio corpo fosse tornato a provare emozioni diverse dall'odio, dal disprezzo, e dall'unico amore che conoscevo: quello per la patria.

Non so cosa abbia fatto questo tesoro, impertinente, docile e sofferente.

Ma di qualunque cosa si tratti, ha il sapore di una magia.









My Young Soul/ A Nazist Love/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora