Chapter-2

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Gwen's pov.

Mi risveglio dal sonno notturno, accarezzata, per così dire, dalla luce chiara e soffusa dell'alba.

Sollevo il busto per potermi stiracchiare, e non mi sembra quasi vero di stare su di un materasso, di aver fatto un bagno, e con del cibo nello stomaco dalla sera prima, anziché su di una strada fredda, o su una panchina, abbandonata al mio destino, a digiuno, e stordita da alcool e narcotici.

Se posso avere questi privilegi, allora sarò la domestica di questi uomini.

Anche se non volentieri, perchè questa gente non mi piace, e nulla mai cambierà.

Un tonfo, mi risveglia dallo stato catatonico del risveglio in cui sono immersa nei miei pensieri, e la porta si apre, lasciando alla mia vista la figura di quel soldato, quello di cui ancora non conosco l'identità, ed un medico.

"Il tenente SS, Walter Schulz, mi ha convocato per visitarla, signorina". Dice l'uomo dai capelli bianchi ed il camice bianco, avvicinandosi a me con una valigetta di cuoio scuro, mentre quel soldato, 'Walter', é fermo nella sua posizione, come fosse di marmo, scrutando me, ed il dottore.

Comincia tamponando le mie ferite con una garza imbevuta di una sostanza dall'odore molto forte, e facendomi sussultare dal bruciore.

Stende delle bende, stringendole lungo le mie mani, per poi coprire ogni ferita nello stesso modo.

Tampona anche le ferite sul mio volto, e seppur cercando un contegno, non riesco a trattenermi dall'esclamare un piccolo 'ahi' durante il processo.

"Eri conciata peggio di quanto pensassi, ragazza" dice il pacato uomo, riponendo nella valigetta i suoi strumenti, ed aggiunge: "quanti anni hai?"

"Diciannove". Dico, abbassando lo sguardo, e sul suo volto appare un tenero sguardo.

"Sei così piccola, eppure , intuisco che hai patito dolore immenso, lo vedo nei tuoi occhi". Dice, sospirando, e quelle parole, di conforto, di spiccata empatia, quasi mi fanno credere che seppur sono intrappolata nell'iceberg delle anime, esiste ancora un squarcio, sfuggente, di umanità.

Accenno un sorriso, a sguardo basso, probabilmente il primo dopo ormai quattro anni, da quando la mia vita si è trasformata in un tunnel senza fine.

"Va bene, adesso alzati, devi adempiere ai tuoi compiti". Tuona Walter, dritto nella sua altezza, fermo e marmoreo, mettendo quasi in dubbio di riuscire a provare qualche tipo di emozione.

Annuisco, combattuta, e mi sollevo dal letto a fatica.

Sia il medico, che 'il soldato di piombo', abbandonano la stanza, ed io non posso far altro che sperare d'aver capito bene cosa fare, ed arrangiarmi se dovessi aver bisogno di qualcosa, poiché le mie regole dicono, chiaramente, che non posso rivolgermi a nessuno.

Improvvisamente, chiusa la porta alle mie spalle, mi assalgono mille timori.

Come saranno gli altri inquilini di questa tenuta?

Cosa mi aspetta, adesso?

Cerco di non farmi sopraffare, e recupero dallo stanzino degli stracci, impiegati nella pulizia dei mobili.

Faccio un respiro profondo, e mi decido a scendere finalmente quelle maledette scale, sperando di ricevere un trattamento se non umano, almeno indifferente, dalle figure che incontrerò di lì a poco.

Mi affaccio, intimorita, sollevando un sopracciglio, alla porta sulla cucina, e noto molti uomini, tra cui Walter, seduti al tavolo. Chi con le uniformi ben sistemate, e chi ancora senza la giacca allacciata, fare colazione.

My Young Soul/ A Nazist Love/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora