Abbiamo tutti bisogno di essere salvati.

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Courtney soddisfatta ed elettrizzata, raggiunse il luogo dell'incontro sul ponte.
Nell'attesa si accese una sigaretta e ripensó a quella mattina con il ragazzo.
'Il mio ragazzo' si corresse lasciandosi scappare una risatina perfida.
Le piaceva davvero; con tutta quella sua aggressività repressa che lei vedeva come un grande potenziale, il suo cinismo buffo e quella sua aurea da ragazzo tenebroso e turbato. lo trovava perfetto per lei e lo aveva scelto.
Lo vide arrivare verso di lei, dall'altra parte del ponte, corrucciato come sempre, con le mani in tasca.
Le si fermò davanti, leggermente distante, guardandosi i piedi che sbatteva nervosamente contro il muretto con la punta dell'anfibio.
"Ciao.." mormoró lui distante.
Lei lo guardó compiaciuta, seguendo il suo sguardo sconnesso.

"Ho vinto io." concluse ferma, con una nota acuta nel tono di voce, richiamando finalmente l'attenzione del ragazzo.
"Cosa?"
Lei esitó guardandolo intensamente.
"Siamo qui. Mi hai richiamata perché sono la prima persona che ti è venuta in mente oggi, tornato a casa. Non hai cambiato idea. Ho vinto io" spiegò sempre più compiaciuta di se stessa.
Lui sembrava irrequieto e rimase in silenzio.

"Allora.. Che è successo?.. Vuoi parlarmi di quanto tu ti sia eccitato sta mattina o mi hai preso come la tua nuova confidente? E hai riflettuto su quello che ti ho detto?" domandò issandosi sul muretto in granito del ponte.
Dylan puntelló i gomiti contro il muretto freddo, e poggió un piede sulla ringhiera.
".. Ho tirato un pugno in faccia a mio padre.. " cominció a spiegare perso nella visione dei suoi flashback che gli scorrevano davanti come una pellicola.
"Una voce mi si è ficcata nel cervello; la tua. 'Liberati. Lasciala andare. Lascia andare la rabbia, sfogala." si voltò a guardarla turbato e imbronciato.
"La mia rabbia è sfociata fuori come un fiume in piena incontrollato, e il portale che le ha permesso di uscire fuori è stata la tua frase che riecheggiava nella mia testa."
"Prego, non c'è di che!" semplificó la ragazza felice.
"No! Non va bene! È un impegno costante trattenere la mia rabbia, e arrivi tu con i tuoi giochetti e.. Gli ho spaccato il naso!!"
Courtney ridacchió come una bambina.
"Almeno se lo meritava?" chiese lei per trovare una giustificazione.
"No.. Si. Cioè.. Cazzo, non voglio essere così! Mio padre è una testa di cazzo, e si. Ho pensato più volte di mettergli le mani addosso.. Ma di li a farlo.. Mi hai istigato, hai smosso qualcosa.E non mi piace per niente."
"Non pensi che.. Ci sia anche un altro motivo per cui proprio la mia voce ti sia apparsa nella testa? E non quella di qualcun altro? Magari quella del tuo psichiatra, sarebbe più plausibile...perché si, è evidente che sei un po instabile e ci vai.." rise di nuovo.

" Ah-Ah. Detto da te poi. Tu invece sei tutta normale! " ribatté.

Courtney lo guardò curiosa, con uno sguardo fisso impenetrabile e incomprensibile, senza battere le ciglia.
Poi sorridendogli, in modo inquietante si lasció andare indietro scivolando dal muretto con il coccige verso il fiume.
" Che cazzo fai?!" Dylan preoccupato con uno scatto l'afferró e portó a se in senso di protezione.
'Ma che diavolo di problemi ha?! Questa è davvero fuori.. Mi confonde..'

Lei si trovó avvinghiata a lui, tra le sue braccia, a guardarlo meravigliata.
"Mi faccio salvare.. È quello che vogliamo un po tutti infondo, no? " disse poggiando la testa sul suo petto caldo da cui sentì il cuore battere irregolare.
Dylan rimase sconcertato da quel gesto, ma le concesse di restare così, appoggiata teneramente a lui.

                                  *

Tra la palestra, le prove con la band  e le uscite con gli amici, Thomas aveva messo in secondo piano la scuola. Non che andasse male, ma nelle ultime settimane aveva lasciato più da parte i libri, dando priorità al resto.
Così, in vista delle prossime verifiche decise di andare a studiare in biblioteca per non avere le distrazioni che camera sua gli offriva : ogni volta alla fine si ritrovava sulla poltrona a leggere fumetti o alla batteria o a videogiocare.
Perlomeno in biblioteca si sarebbe sentito obbligato a concentrarsi non avendo niente di meglio da fare.

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