" Mamma".
Dopo 3 anni a pensare alla morte catastrofica e improvvisa dei miei genitori,mi ritrovavo a stringere tra le braccia il debole corpo di quella donna,ancora con gli occhi che la scrutavano spalancati e pieni di lacrime,come se stessi osservando un fantasma. Forse fu quel pensiero a smuovermi qualcosa dentro. Mi ritrassi bruscamente dal corpo tremante della donna che si riteneva mia madre,ma che alla fine si era data per morta per 13 lunghi anni. L' unica cosa che riuscì a fare quella donna è lasciarsi sfuggire un emito di dolore,dolore provocato dal mio recente abbandono. I suoi occhi si incupirono,e si chiusero quando un uomo le sfrecciò davanti,abbracciandomi. Si staccò poco dopo,scrutandomi con un sorriso imbambolato.
"Dio, Skylar, come ti sei fatta grande!" mi disse quell' uomo che io avrei dovuto definire mio padre,ma era la stessa storia di mia madre,mi aveva lasciato. Mi asciugai le lacrime dalla guancia e sussultai quando un polso mi venne stretto forte. Mi girai,scrutando un paio di occhi azzurri ghiaccio guardarmi dolciemente. "va tutto bene" mi mimò con le labbra,provocandomi un sorriso leggero. Seguii i miei due genitori dentro la grande struttura di vetro, il quartier. Dentro era come mi aspettavo, un posto totalemente incasinato. C'erano persone che camminavano tranquillamente,parlavano e ci lanciavano occhiatine. Altre persone,quasi tutte adulte,correvano da una parte all'altra dell' atrio,entrando in porte diverse. Tutto quel via vai mi distolse per pochi minuti dall'interno dell'edificio. Da dentro,le colline non si potevano scorgere,i muri non erano più trasparenti ma erano di un debole giallo. L' atrio era davvero gigantesco,ma assomigliava molto a una sorta di hall di alberghi di lusso. Dal soffitto pendevano alcuni lampadari di cristallo che emanavano una potente luce,che illuminava ogni singola persona presente. Ci avvicinammo con fare svelto ad un grande bancone,dove vidi una ragazza,poco più grande di me,posare due chiavi sul di esso,sorridendo ai miei genitori che ci precedevano di pochi passi. Velocemnte ci incamminammo verso una rampa di scale,che mi sembrò non finire più. Intanto,Luke aveva fatto scivolare la sua presa dal mio polso alla mia mano,facendo intrecciare le nostre dita. Mi sentivo al sicuro con lui,non glielo avrei mai detto,ma lo pensavo. Guardai il ragazzo,ma notai che nei suoi occi era rimasta l'ansia di poche ore prima.
"Hai già incontrato i tuoi genitori?" chiesi esitante,mentre salivamo gli ennesimi gradini. Sentii la stretta della sua mano aumentare,tanto che sussultai quando sentii le sue stesse unghia graffiare la mia pelle.
"No" deglutì. "Stanno in missione. Torneranno tra un po' di giorni" dichiarò,e la sua voce lo tradì,facendo scoprire la sua delusione nel non vedere i suoi genitori subito. Ero sicura che si tenevano in contatto,ma ero sempre più convinta che non li aveva mai visti. Arrivammo davanti alle nostre rispettive camere,e fui molto contenta nel scoprire che la mia camera era attaccata a quella di Luke. Lasciò lui la mano,per poi tirarmi in un caloroso abbraccio,sotto gli occhi stupiti e commossi dei miei genitori. Dopo che Luke entrò nella sua camera ero rimasta nel lungo corridoio con solo i miei genitori. No sapendo cosa fare,ci demmo appuntamento la mattina seguente,per la colazione. Mi abbracciarono entrambi e io ricambiai in un abbraccio freddo. Mi rintanai nella mia stanza. Era una camera molto spaziosa,diversa dalle solite stanze di alberghi. I muri erano tinteggiati da un leggero azzuro. Una finestra lasciava ammirare le colline sconfinate che si estendevano per kilometri. Subito sotto la finestra era posta una scrivania bianca,e girando nella stanza vedevo un armadio bianco con un grande specchio nell'anta in mezzo e dall'altra parte un letto da 1 piazza e mezzo. Quando finii di sistemare i miei pochi vestiti,cacciai fuori dalla borsa il cellulare e chiamai Charlotte.
Non mi uccidete!!!! Il capitolo è estremamente schifoso lo so,magari scrivetemi cosa ne pensate :) Ciaoo
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The Tattoo
FanfictionSkylar era un'adolescente come le altre. Stessa storia. Si faceva filmini mentali su possibili storie d'amore tra lei e il ragazzo più carino della scuola,Lucas. L'unica cosa che la differenziava da tutte quelle ragazze fatte a stampino, era un picc...