Capitolo 10:

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"I'm not changing the way that
I just wanna have fun and
One Coke and Bacardi"

Liam Payne, "Strip that down"

...

La sofferenza mi stava allontanando dalle persone a cui volevo bene. Mi costringeva a chiudendomi in casa non volendo vedere nessuno.

La sofferenza mi stava prendendo in giro, apparendo sempre nei momenti in cui pensavo sarebbe finita.
Io sapevo fosse giusto, eravamo essere umani e la sofferenza faceva parte di noi; eppure cercavo di allontanarla, di farla sparire, di convincermi che sarebbe passata perché non si poteva considerare vivere il non affogare dentro sé stessi.

Avrei voluto chiamare il mio migliore amico implorandolo di tornare a casa, ma mi rendevo conto di averlo stressato abbastanza e che si meritava di avere un appuntamento in tranquillità.

Più riflettevo sul mio problema più capivo che non potevo trovare rimedio.

Erano passate ormai settimane, mancava poco a Natale e la polizia non sapeva ancora nulla.

Vivevo con il timore che mi venissero a prendere.

Odiavo il dolore, ma ero obbligato a soffrire almeno quanto soffriva Harry.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani che, ormai, continuavano a tremare.

Finirà mai?

Me lo chiedevo più volte durante il giorno e non riuscivo a trovare una risposta.

Possibile che fosse successo proprio a me? Di certo, avrei preferito poter rimanere un ragazzo della mia età, senza preoccupazioni.

Inoltre, il nostro bar, purtroppo per me, era chiuso per via delle vacanze anticipate che ci tenevano a fare ogni anno e mi era sempre andato bene così, però quella volta era diverso perché più stavo a casa più non riuscivo a spegnere il cervello.

Per di più, tra poco, sarebbe stato il mio compleanno e non volevo alcuna festa o regali. Non li meritavo.

Harry era l'unica persona a cui pensavo costantemente.

Ogni singola ora della giornata la passavo pensando al suo dolore.

Nella mia testa immaginavo la scena che sarebbe successa se solo avesse saputo di Nick.

Mi strinsi ancora una volta lo stomaco che brontolò.
Da quanto non toccavo cibo commestibile? Due giorni forse, o da quando il nostro bar aveva chiuso lasciandomi da solo con i miei tormenti.

Ormai l'unico modo per risollevarmi era bere, bevevo a stomaco vuoto in modo che l'alcol entrasse subito in circolo, bramavo solo il momento in cui la mia testa diventava così leggera dal non provare più nulla.

Risi nervosamente sedendomi a gambe incrociate. Estrassi il cellulare dalla tasca dei jeans e controllai i messaggi su WhatsApp. Il piccolo gruppo che avevamo creato, dopo l'aggiunta dei nuovi membri, era diventato veramente rumoroso. Scrivevano in continuazione e Zayn continuava a mettersi d'accordo con Stan per una buona partita d'erba.

Scrissi di non inviare così tanti messaggi per poi bloccarlo, nemmeno cinque secondi dopo mi risposero in tre: «Sono le cinque di pomeriggio, svegliato ora?». Era Liam.

«Fra! Sicuro di star bene?». Stanley.

«Oh Tomlinson, finalmente vivo, che dici sta sera usciamo? Ho voglia di andare in quel pub nuovo che hanno appena aperto». Era Josh.

«Non so, gli altri che dicono? Non ho molta voglia di andarci», digitai piegandomi in due per il dolore allo stomaco, allungai il braccio afferrando la bottiglia di birra, appoggiata sul bracciolo del divano, e ne bevvi un altro sorso.

La mia metà oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora